Sono per il less is more.
Nel blog – escludiamo il fiume infinito di parole che potrei evitarmi – ho optato per una grafica minimal, in parte per un’incapacità di base, in parte perchè il nordic style is the new black.
Ma anche nella vita. Meno parlo meno possibilità ho di far danni a causa di quei tasselli mancanti.
O nel trucco, chè se vedessi le foto del mio periodo arcobaleno capiresti perchè non uso più ombretti colorati…
Less is more è bello.
Less is more è meglio.
Ma non in cucina.
No, nel regno di Nigella ci vuole more, non ti basta il servizio DITO da 24 posate dell’IKEA.
Come pensi di fare l’hummus senza il minipimer?
E mica monti gli albumi a mano come l’Artusi?
Ma soprattutto, pensi di riuscire a vivere senza il forno?
Io no. A Padova non lo abbiamo, o meglio ci sarebbe ma è in comune con il ragazzo che occupa l’altro appartamento, e non ho intenzione di trovarmi nella spiacevole situazione di spiacevole scambio di spiacevoli parole di cortesia.
Quindi se il Ragazzo Economista non è in casa, niente polpette vegetali non fritte, niente torte, niente peperoni ripieni, niente di infornabile.
Così la fame ha aguzzato l’ingegno dando vita a questi calzoni fatti in padella. Che ingegno, eh?
Qualcosa di veloce
I 4 migliori avocado toast: bruschetta, alla greca, primaverile e all’hummus.
Dopo il post dei biscotti alla Nutella in 1 solo ingrediente, ritorniamo ad un po’ di salutismo con non una, non due, non tre ma ben quattro ricette di avocado toast.
Nell’improbabile caso in cui tu non ne avessi mai sentito parlare e pensassi fossero dei semplici toast, ti lascio un veloce decalogo che ti chiarisca la vera e propria filosofia celata dietro all’avocado toast.
- l’avocado toast non è un semplice toast; è un movimento che avvicina il mangiatore medio ad uno stile di vita più sano ma con gusto.
- l’avocado toast è terapeutico; dall’acquisto del frutto che in uno starnuto diventa troppo maturo, alla ricerca degli abbinamenti per non stancare mai, ci vuole cura e serenità.
Sempre. Credit: favoritememes.com - l’avocado toast unisce ogni regime alimentare; pancetta croccante per i carnivori, uova fritte per i vegetariani, ceci croccanti ai vegani e guacamole per i crudisti.
- l’avocado toast è uno slogan da spot televisivo; la semplicità che sposa la genunità.
- l’avocado toast è lo spuntino ideale durante la dieta; perchè l’avocado è un concentrato di grassi, ma sono “quelli buoni” che ti legittimano a sfondarti di carboidrati e grassi (buoni, però).
- l’avocado toast è cuoricini e pollici in su; insieme ad un neonato immerso in tulle e cupcakes, un gattino in una cesta di vimini, o un sedere tonico vista oceano, cosa c’è di più instagrammabile di un avocado toast?
- l’avocado toast fa subito Pinterest; sovraesponi l’immagine e sei pronto ad essere repinnato.
- l’avocado toast è da veri americani; una tavola bianca, qualche fiore, un avocado toast e ti senti subito uno yankee raffinato, anche se abiti a Buttigliera d’Asti.
- l’avocado toast è propedeutico ad uno stile di vita sano; pane integrale e avocado…what else?
- l’avocado toast è buono; provalo.
Non ho utilizzato olio per condire perchè i “grassi buoni” faranno anche bene alla mia salute, ma come la mettiamo con il mio sedere?
Videoricetta delle chips di patate non fritte al microonde | In 30 secondi
Controllo il meteo.
Monto il video.
Controllo il meteo.
Scrivo il post.
Controllo il meteo.
Carico le foto.
Le azioni cambiano ma la costante meteo rimane da circa quindici anni a questa parte: una volta ero devota al televideo che mi teneva incollata al monitor per dieci minuti aspettando arrivasse la pagina “1/5” di Torino; ora il tempo di un click e 3bmeteo mi delude da qui alle prossime due settimane, perchè quello che aspetto non arriva.
La neve.
Non importa che rallenti il traffico: esci prima.
Non importa che si debba spalare davanti casa: rassoda quelle braccia.
Il rumore della neve è la colonna sonora di noi eterni innamorati del Natale, una naturale scenografia magica che rende apprezzabili anche le levatacce per correre a scuola o le code per raggiungere l’ufficio.
Con la neve si adagia sulle nostre case la scusa per non uscire la sera, ritrovandosi in cucina a sfornare e mangiare e ancora cucinare, circondati dall’amore e dall’affetto che appanna i vetri mentre fuori tutto è imbiancato.
Per adesso faccio abbuffate di riti autunnali e scorpacciate di biscotti-crostata nell’attesa della produzione industriale di gingerbread.
Ma il meteo continuo ad aggiornarlo. Non si sa mai.
Mi piace fare questi video, ma ci vogliono ricette davvero facili, visto l’effettivo impegno richiesto.
Questa è semplicissima: escono fuori delle patatine croccantissime, e in meno di 10 minuti!
Da spasimante del junk food che non può mangiare troppo junk food per salute, queste chips sono un sogno.
Ingredienti
– patate
– sale
– spezie a piacere
Lava bene le patate, sbucciale e affettale sottilmente con una mandolina (se non ce l’hai puoi tranquillamente usare un coltello affilato).
Sciacquale e asciugale bene, poi disponile su un piatto senza che si tocchino.
Cospargi di sale e spezie (io ho usato paprika e pepe).
Cuoci in microonde per circa 8/10 minuti alla massima potenza (controllando spesso – vedi note).
Alcune note
Capita che alcune si attacchino al piatto che neanche con l’attack; nel caso, disponile su carta da forno.
I tempi variano tantissimo dal microonde, dalla potenza e dallo spessore delle fettine: dai sempre un’occhiata, e quando cominceranno a dorarsi appena, controlla la consistenza (conta che una volta raffreddate si induriranno ancora un pochino). Puoi comunque aprire il microonde e controllarle ogni volta che vuoi.
Piadine vegane, in due ingredienti.
Chi trae piacere dal cibo alzi la mano.
Come immaginavo nessuno che le abbia tenute basse.
Forse la ragazza laggiù che la mostra a mezz’aria nonostante viva da un paio di mesi di aria, acqua e sigarette – ma sono certa che anche a lei piaccia, lontana dalla prova costume.
Il cibo è buono, fa stare bene.
Unisce a tavola, ma divide nelle conversazioni (come scrivevo qui).
Hai mai assistito alle discussioni tra salutisti, devoti al junk food, vegani, carnivori, crudisti, vegetariani?
Non solo nella vita reale, ma anche on-line; la gente diventa rabbiosa come neanche dopo il morso di un pipistrello.
Mi reputo una buona moderatrice di discussioni alimentari essendo un’informata cultrice del cibo spazzatura (alle superiori tra un libro di microbiologia e la relazione di biochimica facevo fuori quasi un pacchetto di patatine al giorno), ma allo stesso tempo un’istintiva vegetariana.
Non sono una salutista assoluta, ma mi piacciono i piatti equilibrati.
Da quando però il mio metabolismo ha deciso che i 25 anni erano l’età perfetta per rallentare leggermente la propria corsa, ho capito che svolgere come unica attività fisica il sollevamento della ciotola di pop-corn non bastava più per mantenere quella magrezza che pensavo mi fosse dovuta.
Così sono quasi due anni che tento di mangiare il meglio possibile, inciampando sulle uscite settimanali in cui qualche porcata capita sempre, e nei momenti di voglie implacabili che raramente corrispondono a frutta o verdura. Contemporaneamente c’è stato il boom di informazioni sul mangiare sano, etico e biologico, che ha portato molte persone ad interessarsi, e molte altre ad demonizzarle.
E se prima la moda era di avvicinarsi al veganismo, la novità adesso è la critica assolutista a chiunque faccia scelte alimentari sane/etiche/biologiche; li riconoscono i cinici senza possibilità di prova, perchè sono stata anch’io dell’idea che se non è fritto, grasso o insano, non è buono.
Ma si sa, l’ignoranza fa fare, oltre che brutte figure, anche delle scelte sbagliate.
Come non provare queste piadine, seppur vegane 🙂
Pesa in una ciotola la farina di ceci, dopodichè aggiungi poca alla volta l’acqua (attenzione a non metterla tutta insieme o rischi di creare i grumi) continuando a mescolare con la forchetta.
Se vuoi aggiungi un pizzico di sale.
Ungi appena una padella antiaderente del diametro che vuoi abbiano le tue piadine, e togli l’eccesso d’olio con la carta da cucina.
Quando sarà calda aggiungi la pastella roteando la padella in modo da formare uno strato sottile (un po’ come si fa con le crepes); cuoci a fuoco medio-basso finchè non riuscirai a staccarla e la superficie risulterà dorata. Termina la cottura dall’altro lato.
Alcune note
La pastella può anche non essere salata, soprattutto se il ripieno sarà gustoso (io ho utilizzato pomodorini freschi, zucchine alla griglia, semi di lino, olive nere, scaglie di grana e maionese vegana).
Se utilizzi una farina di ceci senza glutine andranno bene anche per i celiaci.
Man mano che sono pronte impilale una sull’altra: rimarranno calde e morbide, senza però diventare gommose.
Ti ho convinto anche se sono sane?
In 30 secondi | video ricetta delle meringhe al microonde
Ti ricordi le meringhe al microonde di qualche post fa?
Quelle che puoi preparare anche in pieno agosto, perchè non hanno bisogno del forno…
Quelle che se non hai voglia di cucinare qualcosa da portare all’amica che ti ha invitato a cena ti salvano dalla figuraccia di presentarti a mani vuote (meglio le meringhe di nulla)…
Quelle che se hai figli/nipoti/cugini piccoli puoi prepararle sfruttando la loro manodopera…
Ecco, di quelle ho fatto il video, che insieme al gelato vegano in un ingrediente e alla mug cake al microonde pronta in un attimo, rientra nella serie “In 30 secondi”.
Visto che sono davvero veloci?
In 30 secondi | video ricetta della mug cake vegana (e non) al microonde.
E’ un periodo duro per noi.
Noi: me, te, gli altri.
Abituati ad essere immersi nella nostra propria vita fatta di salite e discese e curve paraboliche di problemi, ci ritroviamo insieme davanti ad una realtà uguale per tutti noi, appunto.
Ognuno avrà poi le sue emozioni, perchè le declinazioni della paura sono tante; ma il sentimento di base è quello.
Ormai la paura è quotidianità; l’abbiamo sentita nascere assistendo ad eventi avvenuti nella routine di qualcuno. In vacanza, a lavoro, durante una maratona.
Siamo sconosciuti accomunati dalla paura. Uniti dalla paura.
Ma la vita non è così paziente da attendere che tutto passi.
Non possiamo smettere di viaggiare, di lavorare nè di immergerci nei passatempi che amiamo per quel terrore che avanza come acqua nelle fughe del pavimento.
Come ho letto in un bel post di Valentina Stella qualche giorno fa: “[…]non bisogna avere paura. Che terrorismo non vuol dire tanto ammazzare cento o mille persone, ma vuol dire seminare terrore. Vuol dire togliere al mondo il sonno, la serenità e la voglia di continuare a vivere, amare e sorridere. E che l’unica cosa da fare in questo momento è non avere paura. Perché se avremo paura, allora avranno davvero vinto loro. Allora avranno davvero seminato terrore.“
Allora uniamoci, ma per non aver paura.
Ingredienti
– 3 cucchiai di farina
– 2 cucchiai di zucchero
– 2 cucchiai di cacao amaro o farina di carrube
– la punta di 1 cucchiaino di lievito
– 1 bel pizzico di sale
– 8 cucchiai di latte di soya/riso/mandorla/vaccino
– 2 cucchiai di olio di semi di mais
Il procedimento è tutto nel video!
Alcune note
Con due cucchiai di zucchero otterrai una tortina non troppo dolce: se vuoi puoi aggiungerne uno in più.
Non lesinare con il sale se vuoi esaltare il sapore del cacao (limitati comunque al pizzico 🙂
Puoi usare sia latte vaccino che vegetale: ho provato con quello di mucca, soya e ris, venendo sempre benissimo.
Per renderla ancora più golosa aggiungi all’impasto ed in un superficie delle gocce di cioccolato, e una volta cotta termina con zucchero a velo.
I tempi varieranno da microonde a microonde: controlla la potenza massima e fai una prova con una proporzione approssimativa a 800W:1 minuto e 50 secondi.
Mangiala subito: comunque non è cotta al forno; sarà buona anche dopo un po’, ma la consistenza cambierà!
La video ricetta del gelato (vegan) senza gelatiera, con un ingrediente.
Procrastinare è la mia parola d’ordine.
Non fare oggi quello che puoi fare domani il mio motto.
Figlia della pigrizia e dell’accumulazione seriale di idee, dimentico e rimando progetti; mi cullo nella speranza che una notte la dinamicità (fisica ed intellettuale) possa essere soffiata nella mia stanza da un Grande Gigante Gentile, al posto di un sogno.
Ma avevo scritto che questo 2015 doveva essere creato da sè stessi, no?
Quindi continuerò ad aspettare il GGG ma intanto, nel periodo boom di blogger aspiranti youtuber, e dopo un anno (!) dall’idea, ho finalmente creato una video-ricetta: una ricetta condensata in circa 30 secondi di video.
Perchè così poco?
Perchè non sempre ho voglia di guardare tutto il video.
Perchè non sempre ho voglia di saltare da un minuto all’altro per trovare gli ingredienti.
Perchè non sempre ho voglia di sprecare tempo per scoprire che non ci sono le dosi.
Sarò mica l’unica?
Alcune note (perchè il procedimento è davvero tutto nel video)
La ricetta ovviamente non prende solo 30 secondi del tuo tempo, ma poco più.
La consistenza è quella del gelato.
La banana deve stare in freezer per almeno 2/3 ore; la cosa migliore è quando hai banane mature che sai già finiranno nella spazzatura: tagliale e mettile in freezer, così potrai usarle all’occorrenza.
Per questa preparazione di usano appunto le banana mature, ma secondo me vanno bene anche normali (ancora in buono stato – non acerbe, ovviamente): il sapore sarà solo meno dolce.
Ovviamente questa è la ricetta base che puoi insaporire come vuoi (presto arriveranno le varianti 🙂
Allora? Che ne dici del gelato (e del video)?
Crackers vegani velocissimi
Non sono vegana ma…
Ma mi piace.
Certo, non credo riuscirò mai a rinunciare al concentrato anti-vegan della meringata, ma apprezzo non poco la cucina senza alcun derivato animale.
Mi reputo tendenzialmente una democratica alimentare: mangio e lascio mangiare.
Però.
Però ci sono anche gli estremisti, non per le proprie scelte, ma per quelle altrui.
Hai presente?
Massì, quelli della Lega Carnivora che basano ogni scelta sulla teoria della catena alimentare e la selezione naturale; quelli dalla diagnosi facile di anemia, che sbranando la bistecca al sangue ti chiedono come tu possa reggerti in piedi senza quasi toccare carne.
Oppure quelli del Movimento Vivi d’Aria che NOcarne-NOpesce-NOuova-NOlatticini-NOlegumi-NOfruttasecca- NOcarote-NOmelanzane-NOpiacere e se lo fai…ma non ti vergogni?
Solitamente sono caratterizzati i primi dall’informazione selettiva (ovvero solo delle tesi a sfavore del vegetarismo o veganismo) e i secondi dal fanatismo (se mangerai un cucchiaino di miele, un giorno le api si rivolteranno contro i tuoi figli).
Della seria: abbasso le differenze.
Io sono sulla via dell’addio carne/pesce, mossa dal gusto personale (mi fanno schifo) e da questioni etiche personali.
PERSONALI
Quindi tranquillo: niente sfracassamento dei preliminari alimentari quando ordinerai con la bava alla bocca un brasato in mia presenza.
Spezzafame. Veloci. Semplici. Versatili.
Ecco come sono questi crackers; sono buoni da sgranocchiare, pronti in pochissimo tempo, puoi insaporirli (anche con del formaggio per una versione non vegana), cambiare la farina, cambiare la forma.
Insomma…provali!
Ingredienti
– 1 bicchiere di farina integrale
– 1/3 di bicchiere circa d’acqua calda
– 1 cucchiaino di sale
– 1 cucchiaino di olio extravergine d’oliva
– 3 cucchiai di semi di sesamo (opzionali)
Accendi il forno a 180°C.
Versa sul piano di lavoro la farina e amalgamala con i semi si sesamo.
Al centro aggiungi l’olio e, poca alla volta, l’acqua (potrebbe servirne un po’ di meno come un po’ di più) cominciando a mescolare con le mani.
Continua così finchè non otterrai un panetto morbido ma non appiccicoso.
Con un mattarello stendi l’impasto più sottile che puoi, e ritaglia dei rettangoli della grandezza di (indovina un po’?) un cracker.
Adagiali su una teglia coperta con carta da forno, e con una rotellina dentata (di quelle per le bugie), crea il tipico solco centrale (i due lembi devono quasi staccarsi – in cottura si gonfieranno un po’, chiudendosi) e con una forchetta i buchini.
Inumidisci appena la superficie con dell’acqua e spolvera un pochino di sale.
Fai cuocere per circa 5/10 minuti, o fin quando cominceranno a dorarsi.
Sforna, trasferisci su una gratella, lascia raffreddare e mangia!
Alcune note
Puoi sostituire la farina integrale con quella che preferisci.
Al posto dei semi di sesamo puoi utilizzare quelli di papavero o aggiungere spezie ed erbe aromatiche.
Sono perfetti se tagliati a triangolo e sostituiti alle tortillas per il guacamole.
Non sfornarli se al tatto risultano ancora leggermente morbidi.
E tu di che partito sei? Vegano sì? Vegano no? Carnivoro o fruttariano?
Tartufi raw e vegan in due ingredienti.
Sono nata pessimista.
Vivo vivevo in un bicchiere mezzo vuoto. Pure crepato.
Poi una serie di eventi mi hanno portata a riflettere su una cosa banale.
Che poi banale non è, all’inizio. E’ un po’ come quando devi alzarti il mattino: con gli occhi chiusi ti sembra impossibile che il tuo corpo sia dotato di cellule capaci di scinderti dal letto senza l’aiuto di una gru; cominci a stropicciarti gli occhi perchè la sveglia suona una seconda volta, e magari una terza ed una quarta. E a un certo punto, arrotolato tra il dovere di alzarti ed il piacere del dolce poltrire -ormai il piacere è ansia da ritardo- ti tiri su. I piedi toccano terra, l’andatura zombie ti accompagna fino al bagno, e la giornata comincia come ogni giorno.
Non è semplice, ma viene istintivo.
Ecco dicevo, la cosa banale che piano piano diventa naturale: il punto di vista.
Cambiare lui cambia te.
Non dico che nel mio sangue scorra ottimismo – sto lavorando perchè la mia fiducia nel futuro non abbia l’andamento di una montagna russa- ma diciamo che a quel bicchiere ci ho messo un bel po’ di colla, così da poterlo riempire ogni volta che riesco.
A questa cosa ci ho pensato ieri, sotto un cielo che riversava nuvole di neve sulla testa di persone disperate per il traffico.
“La neve è una rottura di palle che piace solo a chi non ha nulla da fare” ha sottolineato un signore al giornalaio, sottintendendo i disagi che reca alla viabilità.
“Punti di vista”, ha risposto l’altro, aggiungendo qualche motivazione.
Non so come sia terminata la loro conversazione, ma è vero: punti di vista.
Se ti limiti a vedere la neve come rallentamento del traffico non potrai che odiarla; ma se la guardi dal punto di vista “bambino”, anche dovendo attraversare la città, la prenderai diversamente.
Non è facile, ma è tutta questione di punti di vista.
I tartufi classici con cioccolato, latte e altri ingredienti da orgasmo papillare rimangono i migliori tartufi da orgasmo papillare; ma vade retro se sei a dieta o il destino ti ha reso ipercolesterolemico.
Questa versione vegan è senz’altro meno peccaminosa; non dico ugualmente buona perchè non vado matta per i datteri, ma se ti piacciono allora devi provarla!
Il bello è che si fa con due ingredienti (più eventuali granelle e aggiunte a piacere) in pochissimi minuti. Proviamo?
Ingredienti
– 150g di datteri privati del nocciolo
– 1 cucchiaio di cacao o farina di carrube
– ½ cucchiaino di sale
Elimina il nocciolo e metti i datteri nel robot da cucina: aziona e trita finchè non diventeranno sottilissimi.
Aggiungi il cacao o la farina di carrube e il sale, poi mixa finchè non sarà omogeneo. Se dovesse risultare ancora appiccicoso aggiungi ancora un po’ di cacao/farina.
Crea delle palline della dimensione che preferisci e rotolale in altro cacao/farina.
Servi o conserva in frigorifero.
Alcune note
La farina di carrube è un sostituto del cacao; si trova nei negozi biologici e ha un sapore leggermente speziato (ogni volta che la uso mi chiedono se abbia messo della cannella). Scegli tu cosa usare.
Se le lame non tagliano bene, riduci i datteri in piccoli pezzetti con un coltello.
All’impasto puoi aggiungere estratto di vaniglia, frutta secca, e rotolare le palline nella granella di nocciole, pistacchi, mandorle: come dei normali tartufi.
L’apparenza femminile: meringhe al microonde in cinque minuti.
Lavorando in un ambiente dove il 99% dei colleghi indossa decollete e gonna, avrei molte cose da dire sulle ragazze.
Ma ce n’è una che mi lascia sempre sbalordita: l’apparenza.
Noi ragazze sappiamo essere dei sepolcri imbiancati: lindi fuori, ma sempre sepolcri inside.
Ci ho fatto uno studio, utilizzando come campione il centinaio di hostess con cui condivido un microspogliatoio.
Di queste, io ed un 25% siamo le così definibili “schifiltosine“: consce della condivisione degli spazi, siamo restie al contatto tra propria parte fisica e superficie comune (insomma, ci fa schifo appoggiare le terga scoperte sulle sedute). Diventiamo equilibriste capaci di non far toccare il corpo con qualcosa che non sia di nostra proprietà.
A questa figura corrisponde sempre un estremo ordine o, come nel mio caso, un estremo ordine pubblico (ovvero, lasciare la propria postazione lavorativa in perfetto stato, mentre la propria camera necessiterebbe dell’ Higitus Figitus di Mago Merlino).
E poi ci sono le “graziose scaricatrici“: sono quelle carine come una velina, ma che camminano scalze nonostante fuori piova e lo spogliatoio stia per richiedere una bonifica; quelle che non si fanno problemi per un vis-à-vis chiappe/sedia (su cui un’altra graziosa scaricatrice è appena salita con le scarpe sporche).
E l’ordine è il loro punto forte sulle foto di Instagram. Neanche su Pinterest trovi stanze come le loro.
Ma la frenesia dello spogliatoio ha evidentemente l’effetto della rabbia su Hulk.
Così ti ritrovi in mezzo ai loro avanzi di cibo, ai collant rotti, sporchi e abbandonati sulle panche.
La top 3 delle cose personali lasciare dalle graziose scaricatrici in oggetti non personali, condivisi da tutte noi?
Medaglia di bronzo alla crafter che ha deciso di incollare la tasca della giacca con la gomma da masticare gettata all’interno senza neppure un pezzo di carta.
Quella d’argento va alla collezionista sbadata che si è morsa le unghie e la ha custodite nella taschina di una giacca.
Ma la migliore, quella che merita senza ombra di dubbio la medaglia d’oro, è la ragazza sexy che ha abbandonato le mutande nello spogliatoio.
Le mutande.
Mi auguro fossero di ricambio.