Dopo le prime 10 cose che non tutti sanno di Torino, arrivano le altre dieci: molto culinarie e anche magiche!…
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L’apparenza femminile: meringhe al microonde in cinque minuti.
Lavorando in un ambiente dove il 99% dei colleghi indossa decollete e gonna, avrei molte cose da dire sulle ragazze.
Ma ce n’è una che mi lascia sempre sbalordita: l’apparenza.
Noi ragazze sappiamo essere dei sepolcri imbiancati: lindi fuori, ma sempre sepolcri inside.
Ci ho fatto uno studio, utilizzando come campione il centinaio di hostess con cui condivido un microspogliatoio.
Di queste, io ed un 25% siamo le così definibili “schifiltosine“: consce della condivisione degli spazi, siamo restie al contatto tra propria parte fisica e superficie comune (insomma, ci fa schifo appoggiare le terga scoperte sulle sedute). Diventiamo equilibriste capaci di non far toccare il corpo con qualcosa che non sia di nostra proprietà.
A questa figura corrisponde sempre un estremo ordine o, come nel mio caso, un estremo ordine pubblico (ovvero, lasciare la propria postazione lavorativa in perfetto stato, mentre la propria camera necessiterebbe dell’ Higitus Figitus di Mago Merlino).
E poi ci sono le “graziose scaricatrici“: sono quelle carine come una velina, ma che camminano scalze nonostante fuori piova e lo spogliatoio stia per richiedere una bonifica; quelle che non si fanno problemi per un vis-à-vis chiappe/sedia (su cui un’altra graziosa scaricatrice è appena salita con le scarpe sporche).
E l’ordine è il loro punto forte sulle foto di Instagram. Neanche su Pinterest trovi stanze come le loro.
Ma la frenesia dello spogliatoio ha evidentemente l’effetto della rabbia su Hulk.
Così ti ritrovi in mezzo ai loro avanzi di cibo, ai collant rotti, sporchi e abbandonati sulle panche.
La top 3 delle cose personali lasciare dalle graziose scaricatrici in oggetti non personali, condivisi da tutte noi?
Medaglia di bronzo alla crafter che ha deciso di incollare la tasca della giacca con la gomma da masticare gettata all’interno senza neppure un pezzo di carta.
Quella d’argento va alla collezionista sbadata che si è morsa le unghie e la ha custodite nella taschina di una giacca.
Ma la migliore, quella che merita senza ombra di dubbio la medaglia d’oro, è la ragazza sexy che ha abbandonato le mutande nello spogliatoio.
Le mutande.
Mi auguro fossero di ricambio.
Dove e cosa mangiare a Madrid
Disclaimer! Le foto di questo post sono state fatte con una macchina anteguerra incapace di rendere giustizia alla città.
Ir de tapas.
Andiamo per tapas.
Un modo di dire che oltre ad essere una buona risposta a tutto (sei triste? Ti ha lasciato? Non c’è nulla in tv? Ir de tapas!) fa capire quanto Madrid sappia prenderti per la gola.
A parte il tragico inizio, la mia vacanza è stata fatta a “colpo sicuro” coincidendo con il ritorno -dopo due anni nella capitale spagnola- della sorella del Ragazzo Economista. Ogni suo consiglio è stato seguito e valutato.
Da dove partire?
Ir de tapas!
Le tapas sono famose in tutto il mondo: l’equivalente del nostro aperitivo, ma con quella ritualità in più che arricchisce la movida madrilena.
Vengono servite in ogni locale; i prezzi partono da 1-2€ per quelle più semplici (come le olive ripiene) fino ad una decina (per piatti con pesce fritto).
La mia preferita? Le patatas bravas: patate a pezzetti, fritte ed accompagnate con una salsa piccante a base di pomodoro. W il colesterolo!
Se sei nella zona del centro prova a La catedral, un ristorante a due passi da Puerta del Sol, carino per l’ambiente molto caratteristico; in zona Salamanca, non lontano da Plaza de Toros, in Calle Montesa 30 c’è la Taberna Cazorla, forse uno dei posti migliori.
La Catedral |
C’è poi Casa Botin, da menzionare essendo il ristorante più antico al mondo; ma dati i prezzi davvero alti, ci siamo limitati a guardarla esternamente.
Un luogo che amo visitare durante i viaggi sono i mercati: quelli dove le persone del luogo fanno la spesa, ma si fermano anche per mangiare qualcosa, mentre i turisti fotografano gli stand ed esplorano per scegliere quale tapa provare.
E il Mercado de San Miguel, racchiude tutto ciò; è uno dei luoghi che non può assolutamente non rientrare nel proprio itinerario, essendo anche a pochi passi da Plaza Major.
Visto che la sera in Spagna si mangia verso le 22.00, il mercato tiene aperto fino a tarda ora, perfetto anche per un dopocena.
Dove? Mercato de San Miguel.
Plaza de San Miguel.
Lunedì, martedì, mercoledì, domenica: 10.00/00.00
Dal giovedì al sabato: 10.00/02.00
Sebbene la paella sia un piatto tipico di Valencia, Madrid non ha locale che non la proponga; noi ci siamo abbuffati con soddisfazione all’Arroceria Gala, in Calle Moratin 22, della quale si trovano però recensioni fortemente contrastanti.
L’altra possibilità suggerita era La Barraca, uno dei migliori locali dove provarla.
Quando viaggio preferisco, almeno a pranzo, mangiare qualcosa velocemente e continuare a girare.
A Madrid ad aiutarci c’era il Museo del Jamòn, una serie di locali che fanno da bar, ristorante e museo del prosciutto.
Tappa fissa per un bocadillo (il panino – neanche piccolo) da 1€ o poco più che puoi farcire con formaggio e salume preferito, come il tipico jamòn serrano spagnolo.
E sempre con pochissimi euro si può aggiungere la spremuta d’arancia, una bottiglietta d’acqua o addirittura la cerveza.
Proprio al Museo del Jamon ho fatto una delle colazioni più buone della mia vita: croissant dolce con chorizo.
Qui trovi anche le tapas.
Dove? Museo del Jamon.
Calle Gran Via
Calle Alcalà
Calle Atocha
Calle Marcelo Usera
Calle Escoriaza
Uno dei motivi per cui prima o poi dovrò tornare a Madrid è il posto che volevo assolutamente provare.
Ero partita con quest’obiettivo. Poi siamo atterrati-scappati dall’ostello per incontri occasionali-ho pianto-vagato con delle scarpe da tortura-elemosinato consigli.
Dopo la tensione ho pensato che il miglior modo di ricaricarmi fosse un dolce. Andiamo davanti al negozio e…Chiuso per ferie.
Si trattava della rinomatissima pasticceria La Mallorquina, la più famosa della città, di fronte all’uscita della metro in Puerta del Sol.
Un amico che per amore passa metà anno a Madrid, è stato incaricato di provare i loro dolci; mi ha riferito che molti sono a base di pasta di mandorle.
Che io non amo.
Una delusione; però ci tornerò, magari rimarrò schifata dagli economicissimi ed enormi dolci. Ma li proverò.
Dove?
La Mallorquina.
Calle Mayor 2
Per ultimo ho lasciato il luogo che mi ha costretta a ritarare il valore di “bontà” ad un livello più alto. Perchè battere qualcosa come i churros con cioccolata calda della Chocolateria San Gines è dura.
Immagina questa pasta fritta in lunghe stecche: la superficie è calda, ed il colore dorato scompare quando si tuffa nella tazza, facendolo uscire ricoperto di un generoso strato di cioccolata calda. E al morso si alterna la cremosità di quest’ultima, la croccantezza esterna del churro che finisce nel cuore morbido. Le papille si eccitano e il giorno dopo ti spingeranno a tornarci.
Si fa la coda, ma ne vale assolutamente la pena.
Dove?
Chocolateria San Gines.
Pasadizo de San Gines 5 (vicino a Calle Mayor)
Ma per ogni viaggio vale la regola del “Vai e scopri“; meglio vivere i quartieri più attivi (come Malasaña o il Barrio de Chueca), che si accendono la sera e si popolano di movida. Provare i piccoli locali, farsi consigliare dai locali.
Diventare cittadini stupendosi come turisti.
E tornare a casa con la pancia felice ed il sorriso pieno.
Ma se hai posti da consigliare, non li disdegno mica: con Madrid ci sarà una prossima volta!
Vivere la vita: Madrid.
Un viaggio che comincia con un ostello per incontri occasionali a pagamento.
Gli Indignados nel 2011 |
Il Parco del Retiro |
Cosa e dove mangiare a Madrid.
Che sia un 2015 pieno di te!
Brindiamo, perchè sebbene il tempo proceda lineare, il ciclo annuale (o le convenzioni sociali, come direbbe Sheldon Cooper) richiede un augurio.
Per la prima volta inizio l’anno senza pessimismo nè ottimismo, guardando avanti senza fare propositi ma procedendo con propositività.
Allo START, pronta per partire, ho sempre affidato l’esito della mia corsa al cambiamento di numero, come se l’andamento dell’anno potesse dipendere da quelle quattro cifre.
Ma se i problemi dipendenti dalla casualità (in poche parole, le sfighe) continueranno a procedere aggrappati alle nostre spalle, noi possiamo cambiare l’andamento del resto.
Il tempo non ci da tempo: non aspetta che una malattia passi, non attende che la tristezza scivoli di dosso; dobbiamo sfruttare ogni secondo per costruire la vita che vogliamo, e se i secondi scarseggiano armarsi di lanternino e ricavarli da altro.
La nostra felicità – il nostro futuro- dipende da questo; perchè plasmare ciò che vogliamo dipende da noi, non da 365 giorni consecutivi.
Che gli eventi ci possano rallentare è certo, che alcuni ci lancino a bomba in una piscina di sconforto è sicuro.
Ma la vita non viene frenata neppure dalle tragedie.
Possiamo diminuire il passo, ma mai bloccarci.
Ecco perchè ti auguro di cominciare l’anno senza troppe pretese: nessuna palata di ottimismo, ma neanche barili di pessimismo; niente propositi che innervosiscono quando risultano fallimentari, ma molta propositività per il domani. E poi voglia di mettere le mani sul tuo futuro e lavorarlo con passione, tanta forza per continuare anche nei momenti di scoraggiamento e coraggio per
Ti auguro di arrivare a dicembre e ridere stupendoti della forza che hai saputo tirare fuori, rendendoti fiero di ciò che sei e sei stato in grado di fare.
Che sia un 2015 pieno di te!