Edimburgo.
…
Sì viaggiare
Lione: cosa fare, dove dormire, cosa mangiare.
Tornata da Lione una settimana fa. Dopo il post con un mucchietto di sensazioni random, arriva quello con le informazioni utili, chè belle le emozioni ma una città va scoperta anche in superficie….
Lione: la (terza) prima volta
Se non si fosse capito dalle ultime foto su Instagram, sono appena tornata da Lione.
…
5 posti romantici a Torino
Consigliare 5 posti romantici di Torino senza essere propensi al romanticismo è contraddittorio. …
Cosa fare a Torino? Consigli per chi c’è già stato e per chi vuole viverla da torinese.
Negli ultimi mesi mi è stato chiesto moltissime volte (dove con “moltissime volte” intendo un numero proporzionato alla mia notorietà, sulla quale stenderemo un velo di mistero) cosa vedere a Torino.…
Salone del Gusto e Terra Madre 2016 (e un piccolo inno a Torino).
Ho scoperto il Salone del gusto e Terra madre 3 edizioni fa (qui la precedente del 2014), quando il biglietto costava un rene (ho i reni economici) e gli stand erano ordinati tra le mura del Lingotto….
Un’estate in Calabria: cosa fare, cosa vedere, ma soprattutto, dove mangiare.
Dire Calabria per me è sinonimo di profumo al muschio bianco che compravamo in quell’erboristeria nel centro di Lamezia Terme….
Una cena al “Del Cambio” di Torino
Viaggiare con Megabus: sì, o no?
Dopo sette corse con Megabus mi sento di poter dare un’opinione ponderata sull’economico servizio di pullman che sta tanto spopolando negli ultimi mesi.
La mia tratta è sempre stata Torino-Padova, Padova-Torino, ovvero quella del #diarioditrasferta che tengo su Instagram (se non mi segui, molto male – il mio profilo è @aliceofm); lì puoi trovare qualche commento a caldo su alcune vicende accadute durante i viaggi – c’è anche la foto di un tifoso napoletano che ha mal abusato del mio hashtag: sia chiaro che non sono io.
Ma arriviamo al punto: ‘sti pullman, come sono? I servizi di Megabus funzionano? Ci si trova bene?
In sintesi (o almeno ci ho provato) la mia opinione.
SCEGLI MEGABUS PERCHE’:
- è economico. Prendendo ad esempio il giorno in cui tornerò a Torino, puoi notare quanto mi costerebbe con la migliore offerta di Trenitalia: il doppio. In alcuni periodi le cifre di Megabus scendono ulteriormente e, anche se raramente, capita di trovare biglietti a 0 o 1€. Fino ad ora non ho dovuto spenderne più di 15.
- è sicuro. Il percorso che faccio io è in realtà una subtratta di Torino-Venezia, Venezia-Torino, percorsa in 06 ore e 35 minuti: trattandosi di un pullman a due piani dev’essere leggermente una sfacchinata. Ad assistere l’incolumità dei paranoici, c’è il cambio d’autista che avviene all’incirca a metà viaggio, ed ogni mezzo è fornito di cinture di sicurezza (che probabilmente sono l’unica ad aver utilizzato).
- gli autisti sono gentili. Si tratta chiaramente di un dato incerto, dal momento che non ho la sicurezza che nella politica di Megabus ci sia l’assunzione esclusiva di gente dal cuore grande ma, almeno io, ad ogni viaggio ho incontrato autisti disponibili a venire incontro ai miei danni. Danno n°1: ritardo, per colpa dei mezzi pubblici di Padova. Sono arrivata al pullman mentre l’autista controllava lo specchietto per immettersi nella strada; fortuna che il taxista soffriva di clacson facile ed è riuscito a bloccarlo. Quando il guidatore del bus è sceso, prima mi ha fatta tranquillizzare, poi mi ha lasciata caricare la valigia. Danno n°2: per Pasqua io e Ragazzo Economista abbiamo deciso di tornare a Torino con il Megabus dell’una di mattina, in modo che lui si godesse un giorni in più all’ombra della Mole. Peccato che io abbia questa difficoltà nel comprendere il cambio di data alla mezzanotte – è così fin dai tempi del “Babbo Natale arriverà questa notte” detto il 24 sera, che mi rendeva incerta la preparazione di latte e biscotti (ma Natale è il 25…) Fatto sta che compro i biglietti on-line e una volta consegnati all’autista questo mi fa presente che la mia prenotazione era stata fatta per il giorno precedente. Mi si è gelato il sangue, la crisi da vigilia di Natale aveva colpito ancora. L’autista chiama il centro Megabus che ci propone una soluzione-non soluzione: tornare a casa, comprare altri due biglietti per il giorno dopo e ripartire la mattina seguente. In pieno panico ho giocato la carta della pietà, cominciando ad investire l’autista di preghiere e me stessa di insulti. Non essendo italiano mi ha proposto di parlare io stessa con il centro, per spiegare con chiarezza la situazione; mi ha fatta chiamare dal suo cellulare ma tralascio il momento di dignità perduta nell’implorare di lasciarci salire (“So che sono stupida. So di non capire nulla. Le chiedo per pietà di venirci incontro. Ho pagato i biglietti. Dobbiamo prendere questo pullman. E’ questione di vita o di morte“). Però è servito e ci hanno fatto tornare a casa quella notte.
- non c’è bisogno di stampare i biglietti. Sembra una sciocchezza ma quando non hai la stampante ne comprendi l’utilità. Nel caso non avessi una carta con cui pagare on-line, puoi chiedere nelle biglietterie delle autostazioni da cui partono i bus (a Torino puoi rivolgerti, senza sovrapprezzo, a quella nel bar davanti al terminal dei bus di corso Vittorio Emanuele, di fronte al Palazzo di Giustizia).
- è adatto a (quasi ) ogni età. Ho visto adolescenti con lo zaino ed il sacco a pelo, signore sulla cinquantina, trentenni; e ho sentito neonati con le loro madri. Ci sono stati anche un paio di “anziani andanti”. Quindi è un servizio adatto a tutti (o quasi – vedi il secondo punto dei contro).
- sono puliti. Sarà fortuna, o un inizio di civilizzazione? Fatto sta che non ho ancora trovato cicles (=gomme da masticare) attaccate al sedile anteriore, fazzoletti incastrati tra un posto e l’altro o bottigliette che navigano lungo il corridoio. Persino i bagni sono decenti!
- ci sono i bagni. Per i muniti di vescica debole.
- c’è il wi-fi. Per i tecnomaniaci.
- i viaggi sono lunghi. Non è necessario essere fisici nucleari per intuire che un bus a due piani è più lento di un’auto o di un treno. Torino-Padova si percorre in 5 ore e 45 minuti (contando anche le fermate a Milano, Verona e per il cambio autista), se prendessi il treno arriverei in quattro ore.
- i posti non sono comodissimi. Per una come me con il fisico da anziana con l’artrite, i viaggi sono faticosi. Il problema sono i sedili del piano superiore: c’è poco spazio tra l’uno e l’altro; certo non fai la fine dell’uomo alto dei Simpson con le ginocchia utilizzabili come poggiatesta, ma un po’ anchilosato poi ti senti. Se non sei affetto da asocialità ti consiglio di provare i posti al piano inferiore, con i tavolini a quattro (anche se quando ti stiri il rischio piedino è inevitabile).
Non siamo a questi livelli…- Credit: qui. |
- il wi-fi non funziona sempre. Se pensi di lavorare mentre viaggi, disilluditi. La connessione c’è, ma non sempre è attiva (ed è lenta).
- le fermate sono brevi. Non sono pensate per farti sgranchire le gambe ma solo per la salita e la discesa. Toh, se sei fortunato hai il tempo di una sigaretta.
- I bagagli non sono del tutto controllati. Ti spiego: prima di salire le valigie vengono caricate in ordine di tratta, in modo da averle già suddivise per fermata. A queste attaccano un talloncino contrassegnato da un numero che viene consegnato per il ritiro del bagaglio: peccato che non lo richiedano mai; loro scaricano e tu ritiri la tua (o quella del ritardatario che si sta ancora vestendo sul pullman). Ma a dover di cronaca devo dire di non aver mai visto alcun trolley lasciato incustodito dagli addetti.
#diarioditrasferta: ultimi aggiornamenti (ironici) da Padova
(Qui a Padova abbiamo una connessione pietosa condivisa con gli inquilini del piano di sotto, quindi non è improbabile che il post riuscirà a caricarsi quando ce ne saremo andati forever and ever.)…