Venerdì ho festeggiato il mio compleanno tra una visita in ospedale e una passeggiata per Verona.
Sorvolando la recensione del centro ospedaliero che ho il presentimento sarebbe poco interessante, ecco le mie pochissime ore nella città di Montecchi e Capuleti, senza macchina fotografica o guide turistiche: solo cellulare e la voglia di passeggiare.
Ho visitato Verona per la prima volta verso i dodici anni, ma gli unici ricordi sono limitati ai simboli della città, come l’Arena e il balcone di Giulietta – che sono poi le attrazioni che questa volta ho trovato secondarie.
E a questo proposito vorrei fare subito un appunto (iper)critico sulla casa di Giulietta: il fatto che un balcone ricostruito (nell’800 la balaustra era una ringhiera di ferro…) appartenente ad una palazzo che grazie ad alcune vaghe coincidenze è divenuta la (presunta) dimora della protagonista (inventata) del (angosciante) racconto di William Shakespeare, è di per sè un’attrazione che per i miei gusti perde ogni fascino.
Ma ci sta, dove si può turisticizzare si turisticizza.
Però…voglio dire…ho una cugina che mi ha raccontato del suo viaggio a Verona di qualche mese fa, quando si è trovata sotto il tanto da lei sognato balcone: quando ci si è trovata sotto ha fatto una cosa.
Una cosa che, come Tiziano Ferro, non mi so spiegare.
Ha pianto.
Dall’emozione.
Ora, io so di essere un mancato uomo delle caverne; ho il cuore freddo come la superficie di Plutone e i miei livelli di romanticismo non sono ancora stati pervenuti.
Ma piangere?
Immagino la scena: mia cugina che scoppia in lacrime in mezzo allo sciame ridacchiante di turisti in fila per fare la foto di rito con la mano che palpa il seno destro della statua di Giulietta, mentre due quindicenni appiccicano la gomma da masticare sulla parete retrostante, ormai cimitero di microbi e saliva (un rito che non riesco a comprendere).
Nel cortile ha anche aperto un negozio di souvenir dove non mancano i lucchetti colorati per incatenare il proprio amore al cancello presente nel cortile; se invece non hai a portata di mano (almeno) 5€ per comprarlo, e in borsa ti rimane solo la scatoletta vuota dei Vivident, puoi sempre incidere il vostro nome nell’androne del palazzo ricoperto da scritte e cerotti (visto che la parete non ha quasi spazi liberi), chè tanto cattivo gusto per cattivo gusto…
Trovo che ci sia modo e modo di sfruttare una forma di turismo, anche forzata; ma soprattutto trovo che sia triste che molti visitatori fossero tanto attirati da quella meta così nota, quanto poco dalla città stessa: a guardarsi realmente attorno erano una manciata di turisti, gli altri erano richiamati unicamente dalle indicazioni che portavano alla tomba o alla casa di Giulietta.
Quel poco che invece ho potuto visitare io è stato il tratto dal Ponte di Pietra fino alla piazza dell’Arena; ma la bellezza della città è saltata subito all’occhio.
C’era il sole con un leggero venticello autunnale, e i vicoli medievali erano quasi del tutto vuoti. Solo le vie principali erano una processione di turisti contesi tra un negozio e un bar, il che non è stato male per noi, liberi di assaporare il silenzio delle stradine immerse tra i mattoni rossi.
Ammetto che mi aspettavo una Verona più anonima, uno di quei luoghi che non ti lascia la voglia di tornare. Invece la curiosità di scoprirla più a fondo è rimasta: vorrei addentrarmi ancora di più nel suo cuore, passare dal traffico della grande città alla tranquillità delle viuzze da piccolo paesino; mi spingerei all’esterno, verso la collina di Castel San Pietro per una passeggiata tra i pioppi, sentinelle della città; terrei per ultimo il giro tra le strade che tagliano la Valpolicella, dove i filari si alternano a piccoli centri abitati e cascine immerse nei campi, per terminare con un pranzo o una cena in qualche trattoria tipica.
Questa visita è stata come un breve trailer di pochi secondi. Ho visto poco, ma quel tanto che basta a capire il valore di un luogo.
E sarò lagnosa e monotona, ma lasciami dire che la bellezza di Verona va ben oltre la fama di Giulietta e Romeo.
Sono l’unica a pensarla così?