Le ricette sciagurate sono quelle ricette che istigherebbero Gordon Ramsey ad amputarmi le mani nel nome della Divinità del Soffritto….
Qualcosa di vegano
Il porridge d’avena vegano e non.
- alle superiori mangiavo un pacchetto di patatine – grosso – al giorno.
- sono capace di finire un intero pacchetto di patatine – grosso – da sola.
- alle superiori in un’ora libera mangiavo 1 pacchetto di croccantelle al bacon, 2 panini al salame, 2 Kinder Bueno con una lattina di Coca-Cola.
- fino a pochi anni fa ero solita mangiare i crackers spalmati di maionese.
- fino a pochi anni fa non era insolito venissi posseduta dallo spirito di un vecchio zio americano così cattivo da obbligarmi a riempire la pasta in bianco di ketchup.
- durante raptus famelici alterno junk food salato a quello dolce, all’infinito.
- sono una fan delle caramelle con coloranti e gusti artificiali.
Credevo anche si trattasse di un pastone per body builder (il porridge, famosa colazione da body builder…) o da tipico inglese senza educazione alimentare all’italiana basata sulla combinazione da reflusso di latte+spremuta+brioches.
Credevo altresì che il sapore oscillasse dall’insipido al cartonato (cosa non errata se mangi solo l’avena).
Poi un giorno ho scoperto l‘abbinamento con il cacao, la frutta, il cioccolato, il cocco, la frutta secca, il riso soffiato e lo yogurt, e tutte le sue varianti per onnivori (vedi le note) e per vegani; e oltre a saziarmi per quasi tutta la mattinata, mi fa venire anche l’acquolina in bocca, riducendo la voglia mattutina di quei dolci che organizzano rimpatriate di colesterolo nelle mie vene.
Ingredienti per una tazza
– 10 cucchiai di fiocchi integrali di avena
– latte di riso
– 1 pesca
– 6/7 mandorle
– 2/3 cucchiai di semi di chia
– 2 cucchiai di yogurt di soia al cocco (*importante, vedi note)
Nella tazza (stesso lavoro puoi farlo in un pentolino sul gas) metti i fiocchi e aggiungi il latte fino a che non sarà al livello dell’avena.
Cuoci al microonde alla massima potenza (800W nel mio) per 20/30 secondi, o fin quando il latte sarà completamente assorbito.
Nel frattempo taglia a cubetti la pesca, e le mandorle a pezzetti.
A questo punto aggiungi tutti gli ingredienti nella tazza: yogurt, pesca, mandorle e semi di chia.
Mescola.
Mangia.
Alcune note
Per una versione non vegana sostituisci latte e yogurt con quelli vaccini che preferisci.
La cottura dell’avena dipende molto dal tipo; in commercio vendono sia quella pronta da mangiare, sia quella da cuocere. Per accorciare i tempi scegli sempre la prima o quella a pezzetti, perfette per l’estate quando non si apprezzano le colazioni tiepide (io riscaldo comunque perchè mi piace il contrasto con la freschezza della frutta).
Se come me odi lo yogurt di soia ti consiglio il nuovissimo Provamel al cocco, avvistato anche alle mandorle: ha un sapore delicato di frutta ma senza alcun sentore di soia. (NON E’ UNA MARKETTATA: la Provamel non sa neppure della mia esistenza).
I semi di chia li trovi ovunque, tra qualche tempo li avranno persino i venditori di fazzoletti ai semafori.
Calzoni in padella velocissimi.
Sono per il less is more.
Nel blog – escludiamo il fiume infinito di parole che potrei evitarmi – ho optato per una grafica minimal, in parte per un’incapacità di base, in parte perchè il nordic style is the new black.
Ma anche nella vita. Meno parlo meno possibilità ho di far danni a causa di quei tasselli mancanti.
O nel trucco, chè se vedessi le foto del mio periodo arcobaleno capiresti perchè non uso più ombretti colorati…
Less is more è bello.
Less is more è meglio.
Ma non in cucina.
No, nel regno di Nigella ci vuole more, non ti basta il servizio DITO da 24 posate dell’IKEA.
Come pensi di fare l’hummus senza il minipimer?
E mica monti gli albumi a mano come l’Artusi?
Ma soprattutto, pensi di riuscire a vivere senza il forno?
Io no. A Padova non lo abbiamo, o meglio ci sarebbe ma è in comune con il ragazzo che occupa l’altro appartamento, e non ho intenzione di trovarmi nella spiacevole situazione di spiacevole scambio di spiacevoli parole di cortesia.
Quindi se il Ragazzo Economista non è in casa, niente polpette vegetali non fritte, niente torte, niente peperoni ripieni, niente di infornabile.
Così la fame ha aguzzato l’ingegno dando vita a questi calzoni fatti in padella. Che ingegno, eh?
I 4 migliori avocado toast: bruschetta, alla greca, primaverile e all’hummus.
Dopo il post dei biscotti alla Nutella in 1 solo ingrediente, ritorniamo ad un po’ di salutismo con non una, non due, non tre ma ben quattro ricette di avocado toast.
Nell’improbabile caso in cui tu non ne avessi mai sentito parlare e pensassi fossero dei semplici toast, ti lascio un veloce decalogo che ti chiarisca la vera e propria filosofia celata dietro all’avocado toast.
- l’avocado toast non è un semplice toast; è un movimento che avvicina il mangiatore medio ad uno stile di vita più sano ma con gusto.
- l’avocado toast è terapeutico; dall’acquisto del frutto che in uno starnuto diventa troppo maturo, alla ricerca degli abbinamenti per non stancare mai, ci vuole cura e serenità.
Sempre. Credit: favoritememes.com - l’avocado toast unisce ogni regime alimentare; pancetta croccante per i carnivori, uova fritte per i vegetariani, ceci croccanti ai vegani e guacamole per i crudisti.
- l’avocado toast è uno slogan da spot televisivo; la semplicità che sposa la genunità.
- l’avocado toast è lo spuntino ideale durante la dieta; perchè l’avocado è un concentrato di grassi, ma sono “quelli buoni” che ti legittimano a sfondarti di carboidrati e grassi (buoni, però).
- l’avocado toast è cuoricini e pollici in su; insieme ad un neonato immerso in tulle e cupcakes, un gattino in una cesta di vimini, o un sedere tonico vista oceano, cosa c’è di più instagrammabile di un avocado toast?
- l’avocado toast fa subito Pinterest; sovraesponi l’immagine e sei pronto ad essere repinnato.
- l’avocado toast è da veri americani; una tavola bianca, qualche fiore, un avocado toast e ti senti subito uno yankee raffinato, anche se abiti a Buttigliera d’Asti.
- l’avocado toast è propedeutico ad uno stile di vita sano; pane integrale e avocado…what else?
- l’avocado toast è buono; provalo.
Non ho utilizzato olio per condire perchè i “grassi buoni” faranno anche bene alla mia salute, ma come la mettiamo con il mio sedere?
Brownies vegani che non sembrano vegani (con variante per antivegani)
Questioni di principio.
Ecco cosa sono; mere questioni di principio.
Lo facciamo da quando siamo piccoli.
“Mhhh…è viscido…non mi piace”.
Così io non ho quasi mai mangiato la Manzotin, i molluschi, la battuta di fassona, il budino, il creme caramel. Il creme caramel! Per anni non l’ho toccato perchè sfuggente al cucchiaino.
Ma il cibo è anche sensazioni, diciamo che può avere intrinsecamente senso scartarne un certo tipo per una consistenza fastidiosa.
Ma conosco due fratelli che non mangiano i pomodori.
E perchè?, ti chiederai.
Perchè sono acidi? No.
Perchè fanno schifo? Ma va’.
Perchè potrebbero essere OGM? Ma figurati.
Perchè sono rossi.
Allo stesso modo non mangiano i kiwi: evidentemente il giorno della creazione della frutta il colore verde è diventato esclusiva della verdura e il rosso della frutta, e loro, la frutta rivoluzionaria non la mangiano.
Ma ecco che da semplice vegetariana curiosa di altre cucine sterzo bruscamente verso l’annosa questione che scuoterà gli animi dei più estremisti: perchè i mangiatori di facoceri non possono ingurgitare una briciola di alimento vegano senza fingere un attacco epilettico per evitarlo? Cos’è questo razzismo culinario?
Una collega una volta ha visto la foto della mia mugcake vegana e mi ha detto: “Sembra buonissima, peccato sia vegana“, come se l’assenza di derivati animali sgretolasse ogni possibilità di sapore gradevole.
Poi l’ha provata e ha capito che il cibo vegano da la nausea se cucinato da mani incapaci.
Ma modestamente, io, le mani incapaci non le ho.
Questi brownies vegani sono vietati ad un solo tipo di persone: le non curiose. Se sei prevenuto non meriti che le tue papille gustative vengano eccitate dal sapore del cacao e dei pezzi di cioccolata che si fondono in bocca; non parliamo della consistenza, umida e sbriciolosa.
Ma sono buona, e se per questione di principio vuoi evitare cibi vegan, puoi comunque sostituire il latte di riso con quello vaccino.
L’abbinamento con una valanga di gelato (vegano o meno) è fortemente consigliato.
Ingredienti
– 150g di farina di farro (o 00)
– 200 g di cioccolato fondente 70% (di cui 150g da fondere e 50g da sminuzzare)
– 150 g di zucchero di canna
– 4 cucchiai rasi di cacao amaro
– 230 ml di latte di riso (o vaccino)
– 5 cucchiai di olio di mais
– 1 cucchiaino di lievito o cremor tartaro
– 1 pizzico di sale
Facoltativi:
– 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (o i semi di mezza bacca o 1 bustina di vanillina)
– 200 g di mandorle (o altra frutta secca)
– zucchero a velo
Riscalda il forno a 180°C e fodera una teglia (vedi note).
Avrai bisogno di due ciotole: in una sciogli 150g di cioccolato al microonde (o in un pentolino sul gas) e lascia da parte; nell’altra unisci farina, cacao, zucchero, lievito, il sale e i semi della bacca o la vanillina (se usi l’estratto aspetta il passaggio seguente) quindi mescola.
Aggiungi l’olio, il latte, il cioccolato fuso e l’estratto di vaniglia, poi amalgama.
Infine unisci le mandorle e i restanti 50 g di cioccolato tagliato grossolanamente.
Versa nella teglia e livella la superficie.
Inforna per 40/45 minuti (ma fai la prova stecchino).
Lascia raffreddare e cospargi con zucchero a velo.
Alcune note
Ho usato la farina di farro perchè mi piace il suo retrogusto: se a te fa schifo, non ce l’hai e non hai intenzione di comprarla, sostituiscila tranquillamente con farina 00.
Il latte può essere di qualsiasi tipo: riso, soya, vaccino, mandorle, avena…
La teglia dovrà essere circa:
– quadrata 20cmx20cm
– rettangolare 23×18
– rotonda 23cm di diametro
Videoricetta delle chips di patate non fritte al microonde | In 30 secondi
Controllo il meteo.
Monto il video.
Controllo il meteo.
Scrivo il post.
Controllo il meteo.
Carico le foto.
Le azioni cambiano ma la costante meteo rimane da circa quindici anni a questa parte: una volta ero devota al televideo che mi teneva incollata al monitor per dieci minuti aspettando arrivasse la pagina “1/5” di Torino; ora il tempo di un click e 3bmeteo mi delude da qui alle prossime due settimane, perchè quello che aspetto non arriva.
La neve.
Non importa che rallenti il traffico: esci prima.
Non importa che si debba spalare davanti casa: rassoda quelle braccia.
Il rumore della neve è la colonna sonora di noi eterni innamorati del Natale, una naturale scenografia magica che rende apprezzabili anche le levatacce per correre a scuola o le code per raggiungere l’ufficio.
Con la neve si adagia sulle nostre case la scusa per non uscire la sera, ritrovandosi in cucina a sfornare e mangiare e ancora cucinare, circondati dall’amore e dall’affetto che appanna i vetri mentre fuori tutto è imbiancato.
Per adesso faccio abbuffate di riti autunnali e scorpacciate di biscotti-crostata nell’attesa della produzione industriale di gingerbread.
Ma il meteo continuo ad aggiornarlo. Non si sa mai.
Mi piace fare questi video, ma ci vogliono ricette davvero facili, visto l’effettivo impegno richiesto.
Questa è semplicissima: escono fuori delle patatine croccantissime, e in meno di 10 minuti!
Da spasimante del junk food che non può mangiare troppo junk food per salute, queste chips sono un sogno.
Ingredienti
– patate
– sale
– spezie a piacere
Lava bene le patate, sbucciale e affettale sottilmente con una mandolina (se non ce l’hai puoi tranquillamente usare un coltello affilato).
Sciacquale e asciugale bene, poi disponile su un piatto senza che si tocchino.
Cospargi di sale e spezie (io ho usato paprika e pepe).
Cuoci in microonde per circa 8/10 minuti alla massima potenza (controllando spesso – vedi note).
Alcune note
Capita che alcune si attacchino al piatto che neanche con l’attack; nel caso, disponile su carta da forno.
I tempi variano tantissimo dal microonde, dalla potenza e dallo spessore delle fettine: dai sempre un’occhiata, e quando cominceranno a dorarsi appena, controlla la consistenza (conta che una volta raffreddate si induriranno ancora un pochino). Puoi comunque aprire il microonde e controllarle ogni volta che vuoi.
Piadine vegane, in due ingredienti.
Chi trae piacere dal cibo alzi la mano.
Come immaginavo nessuno che le abbia tenute basse.
Forse la ragazza laggiù che la mostra a mezz’aria nonostante viva da un paio di mesi di aria, acqua e sigarette – ma sono certa che anche a lei piaccia, lontana dalla prova costume.
Il cibo è buono, fa stare bene.
Unisce a tavola, ma divide nelle conversazioni (come scrivevo qui).
Hai mai assistito alle discussioni tra salutisti, devoti al junk food, vegani, carnivori, crudisti, vegetariani?
Non solo nella vita reale, ma anche on-line; la gente diventa rabbiosa come neanche dopo il morso di un pipistrello.
Mi reputo una buona moderatrice di discussioni alimentari essendo un’informata cultrice del cibo spazzatura (alle superiori tra un libro di microbiologia e la relazione di biochimica facevo fuori quasi un pacchetto di patatine al giorno), ma allo stesso tempo un’istintiva vegetariana.
Non sono una salutista assoluta, ma mi piacciono i piatti equilibrati.
Da quando però il mio metabolismo ha deciso che i 25 anni erano l’età perfetta per rallentare leggermente la propria corsa, ho capito che svolgere come unica attività fisica il sollevamento della ciotola di pop-corn non bastava più per mantenere quella magrezza che pensavo mi fosse dovuta.
Così sono quasi due anni che tento di mangiare il meglio possibile, inciampando sulle uscite settimanali in cui qualche porcata capita sempre, e nei momenti di voglie implacabili che raramente corrispondono a frutta o verdura. Contemporaneamente c’è stato il boom di informazioni sul mangiare sano, etico e biologico, che ha portato molte persone ad interessarsi, e molte altre ad demonizzarle.
E se prima la moda era di avvicinarsi al veganismo, la novità adesso è la critica assolutista a chiunque faccia scelte alimentari sane/etiche/biologiche; li riconoscono i cinici senza possibilità di prova, perchè sono stata anch’io dell’idea che se non è fritto, grasso o insano, non è buono.
Ma si sa, l’ignoranza fa fare, oltre che brutte figure, anche delle scelte sbagliate.
Come non provare queste piadine, seppur vegane 🙂
Pesa in una ciotola la farina di ceci, dopodichè aggiungi poca alla volta l’acqua (attenzione a non metterla tutta insieme o rischi di creare i grumi) continuando a mescolare con la forchetta.
Se vuoi aggiungi un pizzico di sale.
Ungi appena una padella antiaderente del diametro che vuoi abbiano le tue piadine, e togli l’eccesso d’olio con la carta da cucina.
Quando sarà calda aggiungi la pastella roteando la padella in modo da formare uno strato sottile (un po’ come si fa con le crepes); cuoci a fuoco medio-basso finchè non riuscirai a staccarla e la superficie risulterà dorata. Termina la cottura dall’altro lato.
Alcune note
La pastella può anche non essere salata, soprattutto se il ripieno sarà gustoso (io ho utilizzato pomodorini freschi, zucchine alla griglia, semi di lino, olive nere, scaglie di grana e maionese vegana).
Se utilizzi una farina di ceci senza glutine andranno bene anche per i celiaci.
Man mano che sono pronte impilale una sull’altra: rimarranno calde e morbide, senza però diventare gommose.
Ti ho convinto anche se sono sane?
Pasta frolla vegana di Montersino, senza uova nè burro.
Apriamo gli occhi: estratto di vaniglia
Avevo cominciato a scrivere questo post diversamente. …