E un altro riassu-mese è arrivato.La copertina è farlocca come le gocciole del discount, ma sono in quel di Padova senza brontosauro che sovrasta il comodino. Si fa quel che si può.
Come aprile, anche maggio è stato confusionario: ho fatto tanto, ma non so dire cosa.
Ho anche perso molto tempo e me ne sono accorta; così sto tentando di darmi un ritmo, di cadenzare le giornate per raggiungere obiettivi assurdi ma in ogni caso reali. Non so come andrà a giugno, ma intanto ricapitoliamo maggio.
LIBRI
Nel mese del Salone del libro ne ho comprati ma non ne ho terminati. Mi pento e mi dolgo ma mi redimerò a giugno.
Acquisti del Salone del libro 2016 – @aliceofm |
FILM
Questo mese è stato all’insegna di film che ho trovato interessanti come “Viaggio a Kandahar” visto quando avevo 13 anni.
Non escludo sia colpa mia che ho una soglia di attenzione che va da adesso a…cosa stavo dicendo?
Comunque ne ho iniziati molti, e finiti pochissimi, parte dei quali neanche ricordo più.
Con certezza posso dire di aver visto “La cena dei cretini“, un film francese del 1998. Per farla breve, un gruppo di amici facoltosi organizza una volta a settimana la “cena dei cretini”, alla quale invitano un conoscente non proprio brillante da sfottere per l’intera serata; il protagonista, un ricco editore, decide di portare con sè un contabile appassionato di modellini di fiammiferi, ma una serie di eventi darà vita ad incomprensioni ed equivoci.
Lo consiglio? Diciamo che battute e malintesi lo rendono simpatico, ma da qui a riguardarlo ce ne passa…
Il cretino invitato e il cretino che invita – credit: nicoc.canalblog.com |
A tre anni dall’uscita nei cinema ho visto finalmente “Dallas buyers club“, la storia vera di un malato di AIDS che negli anni ’80, dopo aver scoperto la malattia, e di avere solo più 30 giorni di vita, crea un’associazione per fornire ai malati una cura efficace (che permetterà a lui stesso di vivere molti anni in più).
Mi ha sorpresa per i ritmi ben calibrati che non rendono il film nè di quelli che aspetti solo finiscano, nè di quelli che affrontano un secolo in cinque minuti. L’interpretazione migliore, a mio modesto parere, è stata quella di Jared Leto (Oscar come migliore attore non protagonista) nei panni della transgender che aiuterà il protagonista nell’associazione. Tanto di cappello a Matthew McCounaghey (Oscar come migliore attore protagonista) per esser riuscito a perdere 21 Kg (quando si dice credere nel metodo Stanislavskij)…
Credit: ilpost.it |
SERIE TV
Maggio è peggio di un pestaggio: è il preludio dell’afa, del caldo, dei tg che “bevete tanto e non uscite tra le 12 e le 16”, ma soprattutto: a maggio finiscono molti telefilm.
Grey’s Anatomy, New Girl, The Big Bang Theory…
Ma morto un telefilm se ne fa un altro, così in attesa della nuova stagione di Orange is the new black sono andata alla ricerca di qualche novità, e per dirla alla Ric Savage: BOOM BABY, qualcosa l’ho trovata.
“11.22.63” è una nuova miniserie ispirata all’omonimo romanzo di Stephen King (produttore della serie insieme a J.J. Abrams).
Trama: nel 2016 abbiamo un affascinante e pizzettato James Franco che, dopo essere stato pregato da un suo amico, finisce tramite un portale del tempo nel 1960 per scoprire chi sia il vero assassino di J.F.Kennedy, ed eventualmente farlo fuori prima che venga assassinato il 22 novembre del 1963. Nel frattempo, per mimetizzarsi negli anni del la barba è sexy ma non si sa ancora, si fa tagliare il pizzetto perdendo ogni sex appeal.
Anche se con una punta di incoerenza (il protagonista vive le differenze culturali come attimi passeggeri) mi sta prendendo senza concedermi distrazioni durante la visione. Approvato.
Meno photoshop, più barba – credit: rollingstone.com |
“In treatment“, è una serie televisiva italiana ispirata ad una statunitense a sua volta tratta dall’originale israeliana. La sto continuando perchè, per la prima volta, ho trovato un contenuto interessante nel piccolo schermo italiano.
Ma veniamo alla nostra trama in breve. Ogni episodio è una seduta di psicoterapia tra Sergio Castellitto, psicologo, e un suo paziente che ogni cinque puntate (corrispondenti ad una settimana) ritorna con l’evoluzione della sua storia.
Mi piace perchè la durata è di circa 30 minuti, ed è quasi come assistere ad un vero e proprio appuntamento di psicanalisi. Mi piace anche questa ciclicità di ritorno dei protagonisti e di intreccio di storie.
Non mi piace invece la recitazione di Kasia Smutniack, tanto bella quanto teatrale, e l’approccio dello psicologo: va bene che è il paziente a dover parlare, ma monologhi del genere possono essere sostenuti con il gatto misantropo del Ragazzo Economista. Aggratis.
Credit: la7.it |
CIBO
Ho passato buona parte di maggio in quel di Padova, perciò niente cose che richiedano doti culinarie sotto i 10 anni. Così sono nate le ricette sciagurate, piatti terra-terra fotografati al volo con il cellulare: per ora vantano un chili vegano e una torta salata da fare in padella e senza forno.
Sempre sciagurata ma ben fotografata è invece quella dei calzoni da cuocere in padella.
Ultimo, anche se prima portata del giorno, è il porridge d’avena; ma non quello pappettoso che ti fa correre in bagno dopo la prima cucchiaiata, no, questo è buono sul serio.
Non è che fa schifo, è che non lo sai fare. |
MAKE UP
Chi è che crede ancora alle recensioni delle youtuber?
Chi è che si fida ancora degli smalti che promettono “14 giorni di colore e brillantezza”?
Chi è che ci rimane ancora male alla sbeccatura del giorno dopo?
La risposta è sempre “quella fessa di Alice che non ha capito le markettate (mal)celate delle youtuber che assecondano prodotti che giurano il falso“.
Questa volta ho creduto alle promesse di Kate Moss per gli smalti Super GEL di Rimmel. Ho pensato di potermi fidare dopo aver trovato i suoi rossetti mat tra i migliori in commercio; invece sono stata illusa: nonostante abbia steso due mani di colore – come da istruzioni – aver atteso l’asciugatura – come da istruzioni – e aver fissato con il top coat abbinato – come da istruzioni – la durata è di un paio di giorni in più rispetto ai normali smalti, ma da qui a raggiungere le due settimane ci vogliono ancora una decina di giorni…
Pier(ef)fect says
Ricordo quando Viaggio a Kandahar uscì al cinema. Mi sento vecchio.
La miniserie con James Franco mi incuriosisce e penso che quanto prima la vedrò. Non sapevo invece esistesse una versione italiana de In Treatment. Ho seguito per un po' la serie americana ma poi mi aveva scocciato per la "chiusura" della trama. Insomma, io soffro di claustrofobia, restare per mezzora in una sola stanza mi metteva ansia XD
AliceOFM says
A James una possibilità devi darla, anche se a metà della prima puntata si rovina dal barbiere.
A casa di Cindy says
Bellissimo post!!! Riproverò col porridge, perché mi sa che non lo sapevo fare… 🙂
A proposito, voglio approfittare dei consigli che mi hai promesso su cosmetici bio…che facciamo? 😀
Baci
Cinzia
AliceOFM says
Ti scrivo in privato!
Anna Luisa e Fabio says
Sempre troppo carino ed interessante il tuo riassumese 🙂
Buon Giugno 😀
Fabio
AliceOFM says
Grazie Fabio!
Ciccola says
In Treatment l'ho abbandonato, dopo un po' mi annoia. Invece 22.11.63 mi è piaciuto tantissimo, ho visto proprio l'altro ieri l'ultima puntata e ho pianto un sacco ^_^
AliceOFM says
Io non ho pianto ma sarei voluta entrare nel pc ed abbracciare Jake Amberson.