Le ultime cene nei dehors.
Il profumo di caldarroste in Via Garibaldi.
Un salto alla libreria “Mercurio” il sabato sera.
Il rossetto borgogna.
Il sole caldo e l’aria pungente.
Le foto alla precollina torinese.
Contare i giorni a Natale.
La luce del forno nella cucina buia.
Il profumo al cacao e vaniglia intrappolato nei maglioni.
La zucca, quasi ogni sera.
La combo divano/plaid.
Le luci delle case nel buio delle 19.00.
L’addio alle zanzare.
Le serie tv che iniziano.
Le foglie che scoppiettano sotto ai piedi.
I pic-nic alla Pellerina con le coperte sotto e sopra.
Scegliere nuovi tè.
Il sapore della cannella nel latte.
Le torterie nei giorni di pioggia.
Le Luci d’Artista sopra Torino.
Spettegolare con la bocca piena di dolci.
Fare scorte di carta da pacchi e nastri di velluto.
I banchi dei contadini di Porta Palazzo tinti di arancione, verde e viola.
La gente che sudando meno, puzza meno.
(Perché, dicono, gli attimi di sconforto si combattano con le cose belle).
Tra le cose positive di questo periodo c’è anche il pane. In autunno vengo assalita dalla voglia di tagliarmi i capelli e impastare lievitati, ma se con la prima intenzione sono titubante (un «sotto alle spalle» può essere recepito «come la Portman in “V per vendetta”»), con la seconda non rischio depressione post disastrum.
Le mantovane sono più facili di quanto si possa credere (anche se il pane alla birra senza lievitazione, a semplicità, resta imbattuto): non ci vogliono tecniche con maturazioni di quindici mesi sotto campane di vetro di zucchero, nè lievito ottenuto da ascomiceti del Borneo orientale; con il banale ma sempre valido lievito di birra, e due braccia (se non le hai puoi usare la planetaria e fatichi meno) sfornerai del pane profumato e pure bello. Questa ricetta l’ho trovata anni fa su chissà quale forum di cucina (desolata di non poter dare il merito a chi l’ha creata), modificata (vedi le note), dopodiché è andata perduta nel cataclisma del mio disordine per essere ritrovata un decennio dopo scavando in un cumulo di foglietti impolverati (d’altronde fino ai dieci anni volevo fare la paleontologa).
Direi essere giunto il momento di condividere questa ricetta, prima che svanisca per ulteriori lustri.
Ingredienti (per 8 mantovane)
- 500 g di farina 00
- 210 ml d’acqua
- 12 g di lievito di birra
- 35 g di olio d’oliva
- 3 cucchiaini pieni di sale
- 1 cucchiaino di miele, di malto o di zucchero
Sciogli il lievito e il miele nell’acqua.
Metti la farina sul piano di lavoro o nella planetaria, poi aggiungi lentamente il liquido mescolando.
A metà unisci l’olio e lavora.
Quando avrai finito l’acqua, termina con il sale.
Impasta per circa 10-15 minuti (ti auguro di avere una planetaria) fin quando avrai ottenuto un impasto bello compatto e mettilo in una ciotola coperta con della pellicola e uno strofinaccio.
Lascia lievitare fin quando non avrà raddoppiato il volume.
A questo punto ci starebbero bene delle foto che ho scordato di fare, ma sappi che non è complicato, solo un po’ faticoso se non hai la macchina per la pasta: dividi l’impasto in otto panetti e stendi ognuno sul piano infarinato in modo da ottenere una strisci larga circa 7 cm e spessa 2-3mm che andrai ad arrotolare su se stessa.
Sposta i rotoli su un foglio di carta da forno, copri con uno strofinaccio pulito e lascia lievitare per un’ora circa.
Accendi il forno a 240°C con la teglia che utilizzerai dentro.
Quando avrà raggiunto la temperatura, incidi i panini sul lato lungo e portali con il foglio di carta forno sulla teglia bollente.
Fai cuocere per circa 20 minuti o fin quando non saranno belli dorati, poi sfornali e lasciali raffreddare su una gratella.
Alcune note
Quella sopra è la ricetta di base, ma faccio queste mantovane con diversi tipi di farina. L’unica accortezza è quella di adattare le dosi d’acqua (il pane in foto è stato fatto con metà di integrale e metà 0 – ho quindi aggiunto più acqua di quella segnata).
L’unica dose che ricordo della ricetta originale era il sale pari ad 1 cucchiaino, ma io non sopporto il pane non salato di conseguenza ho aumentato le quantità.
Le dosi di lievito di birra possono anche essere diminuite allungando i tempi di lievitazione.
Lascia un commento