La ricetta delle meringhe vegane sarà preceduta da un pippone infinito a cui tengo molto: fai uno sforzo e leggilo, chè a ridarti le forze ci penseranno dopo le meringhe.
Leggendo questo post di Daniela sul suo blog La bionda e la bruna, mi sono ritrovata a riflettere sulle difficoltà che l’autismo porta con sè. Non che io lo dimentichi programmando quotidianamente con scrupolosità certosina maniacale ogni azione/parola/tragitto appena superato il cancello di casa, ma abitudine e terapia sono discreti analgesici che fanno scordare l’anormalità dei miei sforzi quotidiani.
Tuttavia è importante fare (e rifare, e rifare, e rifare ancora) una precisazione importantissima, in particolar modo per coloro che conoscono unicamente la superficie del disturbo.
Esiste uno spettro autistico.
Un nome azzeccatissimo, mica buttato giù come i saluti sulle cartoline estive spedite da Bergeggi.
L’autismo, infatti, ha un ampio raggio d’azione che va a comprendere molti e disparati aspetti con molte e disparate intensità. “Spettro”, volendo, è anche sinonimo di fantasma, e l’autismo colleziona diversi tratti invisibili, forse meno noti e diffusi ma ugualmente integrati nel disturbo.
Questa è una precisazione importante per via della generale inconsapevolezza dovuta alla carenza di informazioni, e in quantità minore – ma non troppo – alla copiosa ignoranza di alcuni chè se non mi tocca non mi interessa.
Perchè evitare che l’iconografia dello spettro autistico si riduca ad un bambino urlante che rotola a terra come una crocchetta di patate nel pan grattato non è roba da poco.
Nell’autismo si parte dal mutismo completo e si arriva all’alto funzionamento. Ci sono combinazioni infinite di difficoltà nella socializzazione, nell’adattamento, nella comprensione, e sul piano motorio e sensoriale e di linguaggio.
L’autismo ha sfumature che rendono difficoltosa la vita di chi lo vive e di chi sostiene chi lo vive. Non si limita alla circostanza o al momento a cui assistiti da spettatore. E’ piuttosto una costante che va oltre alla scena del bambino crocchetta; una costante fatta di incapacità, sforzi, tentativi, pianti, dolore nei quali ci si trova a marinare senza via d’uscita.
Quindi?
Come dice Daniela, dovremmo”diventare anche solo un’unghia più consapevoli dei problemi di tutti gli altri“.
Consapevoli che il genitore che definisce il proprio bambino “speciale” si senta in realtà una merda per avergli trasmesso l’autismo piuttosto che il talento musicale. Consapevoli che quello stesso genitore trarrebbe giovamento (per il figlio, e per sè) più dall’empatia, dall’aiuto e dall’impegno, che da passeggeri sguardi compassionevoli.
Dovremmo essere consci che l’autismo è una roba strana, a volte palese e limitante, a volte discreta; ti colpisce come un pugno nella pancia quando gli viene dato un nome, e torna ad essere la normalità di sempre una volta digerito.
Perchè si digerisce: perchè è un modo di essere, perchè non è una malattia e l’unica via di (ri)uscita è quella della comprensione e dell’agire di conseguenza.
Saltare di palo in frasca non credo sia una specialità dell’Asperger, è solo un mio difetto.
Ma in fondo (fondofondofondo) questa ricetta è la metafora di quanto scritto: se c’è qualche cosa che non si può fare, che si agisca di conseguenza trovando l’alternativa anche se non ci tocca. E io che non sono vegana in quanto mangiatrice di uova, ho voluto provare le meringhe vegane preparate con l’aquafaba, ovvero – trattieni il vomito – il liquido di conservazione dei ceci.
Lo so che ti fa schifo. L’idea faceva schifo a me che butto giù intrugli di verdure e legumi, figuriamoci ad un onnivoro. Ma sorpresa delle sorprese, queste meringhe non sono ributtanti! Tutt’altro, sembrano veringhe normali.
Ho teso inganni a tutta la famiglia sottoponendoli all’assaggio con l’omissione del piccolo dettaglio vegano e, squillino le trombe, rullino i tamburi, sono state fagocitate anche da Sorella Educatrice che alla parola “veg” corre che Bolt se lo sogna.
Sono anche meno delicate in cottura rispetto alle sorelle ovine, ma temono allo stesso modo l’umidità.
Ingredienti
- 180 ml di liquido di cottura dei ceci
- 200 g di zucchero semolato
- 1 spruzzata di limone (circa mezzo cucchiaio)
- 2 cucchiaini estratto di vaniglia (opzionale)
Il procedimento è uguale alle meringhe classiche, di conseguenza usa ciotole, fruste e liquido più freddi possibili.
Accendi il forno a 110°C, ventilato.
In una ciotola metti l’aquafaba e comincia a montare fin quando non inizierà ad essere bianca.
A questo punto, continuando a sbattere, aggiungi poco alla volta lo zucchero.
Continua fin quando non sarà montato a neve ferma.
Prendi la teglia e nei quattro angoli poni un cucchiaino di meringa in modo che la carta da forno aderisca bene alla superficie.
In una tasca da pasticceria con beccuccio, o per i comuni mortali in una bustina grossa dell’IKEA, aggiungi la meringa (se vuoi colorarla vedi le note).
Ora taglia la punta del sacchetto e vai a depositare dei mucchietti di impasto (qui un video più esplicativo delle mie parole).
Inforna per 1,5/2 ore o fin quando non le sentirai compatte.
Lascialale raffreddare in un ambiente poco umido e conservale in una scatola di latta (anche le meringhe vegane soffrono l’umidità).
Alcune note
Con queste dosi otterrai molte meringhe medio/piccole che mi sono rifiutata di contare ma che posso dirti riempiranno un sacchetto da 2,5 l dell’IKEA (chè ahimè no, non mi paga per sponsorizzare le sue bustine).
E’ meglio utilizzare l’aquafaba dei legumi in barattolo poichè quella della cottura casalinga potrebbe non essere abbastanza ricca delle proteine che permettono la montata.
Sono da preferire i barattoli in vetro a quelli di latta, e l’aquafaba non salata; io, per mantenere la mia solita incoerenza, ho utilizzato aquafaba salata in latta (quella bio del Carrefour), ma come ho scritto le meringhe sono venute perfette. Se non trovi i ceci senza sale dai la precedenza a quelli con la dose minore.
Se vuoi meringhe:
- monocrome, aggiungi il colorante alla fine e termina di montare quando l’impasto sarà omogeneo.
- marmorizzate, aggiungi il colorante alla fine e mescola delicatamente con una spatola con movimenti dal basso verso l’alto.
- striate come le mie, nella sac-a-poche/sacchetto disegna delle righe con un pennellino intinto di colorante lungo tutta la bustina.
Conservale in un barattolo o sacchetto ben chiuso, in caso contrario assorbiranno l’umidità dell’arie e ti troverai con della colla vinilica edibile.
Simona says
Devo dire che ho fatto una smorfia a leggere l’ingrediente “segreto”, ma il risultato è ottimo.
Alice says
Anch’io trovo l’ingrediente segreto rivoltante, ma ti assicuro che non puoi accorgerti della differenza.
audrey says
ma è bellissimo il tuo blog! l’ho appena scoperto e ora mi leggo un po’ dei tuoi riassu-mese per conoscerti meglio!
http://www.audreyinwonderland.it/
Alice says
Grazie Audrey!
paola says
ma dove si trova l’ aquafaba? comunque ti ho scoperta da poco e adoro il tuo blog e le tue riflessioni!