C’era una volta il brutto ceffo, quello che entrava in banca con le mani rintanate nel bomber nero e il cappellino calato sulla fronte.
Lo osservavi a distanza sperando che non estraesse una pistola per inscenare una rapina, proprio adesso che dopo sedici numeri era il tuo turno.
Oggi ci sono l’uomo distino o la ragazza posata, quelli che sul tram o in ufficio estraggono un fazzoletto dalla borsa.
Li osservi a distanza sperando che non lo avvicinino al naso per soffiarselo, augurandoti che vogliano solo tamponare il sangue uscito da una pellicina seviziata.
E invece starnutiscono. A quel punto vorresti essere in banca sotto la mira incerta di un delinquentello con il giubbotto inguardabile.
Ma la situazione si fa più complicata quando sei tu a dover soffiare il naso. L’ho sempre trovato un momento imbarazzante che richiedeva occhiate di perlustrazione prima della procedura in libertà, ma attualmente non è possibile inoltrarsi nella cavità nasale di propria appartenenza senza sguardi ficcanaso (letteralmente) che scambiano un’allergia agli acari con il Coronavirus per cui meriteresti un subitaneo isolamento nei boschi di Chiampernotto.
È chiaro che questa è una fase superata perché siamo giunti alla clausura: i contagi sono aumentati e i contatti umani vanno limitati; il sogno di una vita che si avvera.
Devo certo riconoscere la nostalgia per le libere uscite, mitigata però dalla scarsa spensieratezza che aleggia ovunque.
Ma da quel che mi risulta sono una dei pochi, perché inizia a dilagare un bisogno di socializzazione e libertà irrefrenabili. Fino a ieri eravamo una specie che gareggiava alla condivisione del post più misantropo. Il numero uno degli anchilosati da ozio si batteva con il collezionista di serie tv per la supremazia dell’indolenza.
Dove sono finiti, oggi, gli abulici del divano?
In un mondo improvvisamente smanioso di scampagnate sul Nanga Parbat, dovremo imparare a goderci le maratone di telefilm.
Arriverà il momento delle avventure alla Jules Verne. Ora è il tempo della resilienza e dell’intelligenza.
Isolerò fuori dalla porta di casa il qualunquismo e le analisi dilettantistiche dei dati, il becero razzismo travestito da senso di giustizia e l’eroismo da scuola media.
Farò di necessità virtù, del buon senso regole ferree.
Il tempo libero sempre desiderato diventerà il preliminare eccitante al ritorno dei ritmi frenetici.
Terrò sveglio il cervello (a tal proposito, ti consiglio questo video brevissimo).
Smaltirò le pile di libri accumulati.
Sfrutterò gli abbonamenti a Netflix e ad Amazon Prime.
Farò risorgere vecchi libri universitari dei (pochi) corsi che apprezzavo.
Olierò il mio ego planando sui post di Facebook di quegli amici opinionisti da divanetto D’Urso, columnist delle trivilità.
Ci sentiremo tutti un po’ intrappolati, ma concentriamoci su un punto fondamentale: proveremo un senso di libertà.
La libertà di starnutire e soffiarci il naso senza dover spiegare che no, non è il virus.
È solo una caccola.
Paola says
Boschi di Chiampernotto? Dai! Andiamo