L’ho incontrata nella sala d’aspetto del medico di base.
Tenevo gli occhi puntati al mio libro per evitare gli sguardi senili che incastrano dentro lunghi monologhi: se un’occhiata che dal tavolino con i “Chi” di sei mesi fa scivola sul volto di un anziano, non fa in tempo a raggiungere la cartina dell’antica Albione sulla parete e si viene inghiottiti dentro rimostranze per le attese e lamentele senza fine.
Me lo vedo Dante nella sala d’aspetto del suo medico di famiglia, con un anziano che lo ricopre di pipponi esistenziali, buttar giù due righe con scritto: “Lasciate ogni speranza, oh voi ch’intrate“.
Il libro è il giusto espediente, tenuto a pochi centimetri dal viso per limitare al meglio il campo visivo (ci si può sempre giustificare con la necessità di una prescrizione per una visita oculistica).
Ieri con il mio romanzo stavo riuscendo a mantenere un quasi totale isolamento finché non ho sentito la frase che mi ha indotta all’autosabotaggio.
<<Sì brava quella Greta Tuber, ma ho sentito alla televisione che è così fissata perché ha una malattia, la malattia di Asperge o una roba così>> .
Eccola, ho incontrato dal vivo una persona convinta che la sindrome di Asperger (pardon, la malattia di Asperge) sia la malattia che genera esseri “con le fisse”, e che l’interesse per la salvaguardia del pianeta della Thunberg sia causato da questa.
L’affermazione della signora mi ha portata ad abbattere la barriera cartacea per due principali motivi: perché i termini vanno usati nel modo corretto e l’inconsapevolezza colmata prima di esporre un’affermazione qualunquista, pena il rischio di propagare una realtà inesistente o circoscritta.
FONDAMENTO N°1: LA SINDROME DI ASPERGER NON È UNA MALATTIA.
Phoebe, uno dei miei cani, è un piccolo meticcio chiazzato di tonalità varie, che passa le giornata a farsi il bidet, richiedere coccole e dormire sulle sedie (agevolo diapositiva). Se ti dico che Phoebe è un meticcio non definirla pastore tedesco perchè sarebbe, oltre che ridicolo, fuorviante: vedendo entrare un ladro in casa molto probabilmente continuerebbe le sue abluzioni intime senza scomporsi troppo come al contrario farebbe un pastore tedesco.
Questo per dire che le cose vanno chiamate con il loro nome, spesso scelto per caratterizzarle sulla base del lessico (sindrome non è sinonimo di malattia) o di fama (i pastori tedeschi sono noti per il loro coraggio, il mio piccolo meticcio figlio di randagi no).
Senza entrare nei dettagli del campo medico che non mi compete, una malattia sottintende possibili cure e guarigioni. Per l’Asperger non esistono né cure né possibilità di guarigione. Perciò se i sillogismi non sono un’opinione, l’Asperger non è una malattia.
E cos’è? Una sindrome. A molti piace dire “un modo di essere“, definizione poco tecnica e molto peace&love, ma non poi così sbagliata: davanti ad un Asperger si tende ad archiviare i lati del carattere e i tratti della sindrome come due categorie separate, non capendo che influiscono l’una sull’altra generando così carattere e caratteristiche diametralmente opposte. E così si arriva al:
FONDAMENTO N°2: GLI ASPERGER SONO TUTTI DIVERSI.
Non più e non meno dei neurotipici.
Negli ultimi mesi ho letto articoli in cui si sottintendeva che l’impegno di Greta Thunberg per l’ambientalismo fosse determinato dall’Asperger, così come ha confermato la mia collega in sala d’aspetto.
E’ stato avvalorata da studi l’ipotesi che questa sindrome possa creare una selettività e iperconcentrazione nei propri campi di interesse, ma ciò non lo rende certezza assoluta né una garanzia diagnostica.
Prendiamo me, Alice Isabella Currado, e Greta Tintin Eleonora Ernman Thunberg (nomi che predicono chi uscirà sconfitta dal confronto).
Greta ha sedici anni, è un’attivista, legge i suoi discorsi con ardore davanti a milioni di persone e si dice che abbia vietato ai suoi genitori di utilizzare gli aerei, interrompendo così la carriera di cantante lirica di sua madre.
Alice ha trentun anni, è un essere umano, arrossisce quando finisce al centro dell’attenzione in un gruppo che conta più di due persone, e non riesce a convincere suo padre, soggetto a rischio di tumori della pelle, a mettere la protezione solare.
Greta a sedici anni piange per il crollo degli ecosistemi.
Io a sedici anni piangevo perché la mia cotta di sempre non mi filava di striscio.
Greta a sedici anni esulta vedendo le manifestazioni per il cambiamento climatico in tutto il mondo.
Io a sedici anni esultavo perché la mia cotta di sempre apprezzava il mio cd dei Sum41.
E’ un discorso che nasce dalla mio essere Asperger, ma vale per tutti.
Siamo tutti esseri umani, non volumi da catalogare in una biblioteca.
Siamo Dovremmo essere tutti esseri pensanti, non segreterie per riportare messaggi altrui.
E se ci è arrivata una che a quindici anni faceva air guitar sui brani di Avril Lavigne, chiunque può arrivarci.
Marco Lazzara says
Pensa che quando ho sentito che Greta Thunberg è un aspe ho subito pensato che su questa cosa ci avrebbero ricamato parecchio.
All’interno dello spettro ci sono diverse sfumature, diversi modi di essere, e quella che per alcuni è vista come fissazione, è più probabile che sia passione vera. Fa stupire una cosa in fondo così semplice, e allora si cerca di dare una qualche spiegazione. Che però non c’è.
Se non che siamo quel che siamo.
Alice says
Noto che la difficoltà è proprio quella che dici tu: capire che le sfumature di un Asperger sono tante quante quelle dei neurotipici.
Anna says
Dimmi che sei riuscita a zittire la vecchia. Io ‘sta scusa della “malattia” di Greta – che malattia non è – come giustificazione per non interessarsi all’ambiente non la reggo più.
Alice says
Eravamo in quattro e ognuno l’ha zittita su un fronte: un ragazzo che casualmente fa il cuoco le ha chiarito le idee sulle norme igieniche nella lavorazione della carne halal (senz’altro pratica cruenta – come in generale lo è la macellazione – ma era convinta non fosse regolamentata); un’altra anziana l’ha messa con le spalle al muro su “tutti questi immigrati che ci rovinano il Paese”; io le ho condensato questo post a voce. Non dev’essere stata una giornata soddisfacente per lei.