Con immenso disappunto ho riscontrato la mancanza di preoccupazione di fronte alla mia scomparsa dal blog e da Instagram.
Delusa, molto delusa. Giustificherò il tutto con le storie di Instagram nelle quali continuo a dare i soliti aggiornamenti e consigli tendenzialmente futili. Perchè, in effetti, se mi segui lì saprai già che negli ultimi due mesi: ho fatto la follia di iscrivermi in palestra e, ehi, anch’io ho dei glutei!; ho introdotto due film a cinemautismo in quanto persona nello spettro autistico, e no, non è andata come avrei voluto, ma l’ho fatto e quindi trombette e festoni per l’intraprendenza; il tanalocale sta diventando una meraviglia ed entro l’estate spero di riuscire a trasferirmici; oltre al solito lavoro di hostess che porterò avanti fino a fine campionato, ho trovato un nuovo lavoro e un contratto a tempo indeterminato dal quale derivano grandi responsabilità che Buzz Lightyear levati. Ma a tenermi lontana dal blog, prima di ogni evento, impiego o sforzo fisico, c’è che mi sto godendo il periodo perché sono schifosamente felice.
LIBRI
L’ultima volta che ho usufruito del prestito bibliotecario sarò stata alta un metro e un tappo di birra e avrò preso un libro di Roald Dahl. Le cose da allora non è che siano cambiate molto, ma all’alba dei trenta ho deciso di lasciarmi alle spalle le fabbriche di cioccolato per lanciarmi ne”Il mondo perduto” di Michael Crichton – séguito di “Jurassic park”. Non so se sia stato il mio passato da aspirante paleontologa, o se i mini dinosauri che campeggiano minacciosi sulle mie mensole possano aver creato il pathos, ma durante la lettura il fiato era sospeso.
Purtroppo sto leggendo solo nel tragitto in metro per andare a lavoro, e con massimo sei fermate sono riuscita ad iniziare e finire solo questo.
FILM e DOCUMENTARI
Ho visto per la prima volta “Il buio oltre la siepe” intorno agli otto o nove anni. Mia nonna aveva un debole per Gregory Peck e io per mia nonna: sillogismo vuole che l’attore abbia iniziato a piacere anche alla sottoscritta.
Quando ho ritrovato il film su Netflix non ho esitato un attimo a guardarlo: Peck nel ruolo di avvocato difensore di un uomo nero accusato di aver molestato una ragazza bianca ad inizio anni ’30, mi ha trasmesso lo stesso sentimento di rettitudine e giustizia provato vent’anni fa; e la figlia piccola,voce narrante di tutta la vicenda, mi ha ricordato quanto la sua figura di bambina mi avesse fatto immedesimare in quel film.
Si parla di sfera affettiva, di desideri e delle difficoltà che l’autismo provoca nell’espressione dell’amore, un sentimento provato da tutti ma espresso con atteggiamenti differenti e non sempre ordinari. E un documentario delicato a tal punto da far commuovere e così crudo da portare ad un passo dal pianto.
SERIE TV
E’ uscita la seconda ed ultima stagione di La casa de papel, la serie tv spagnola di Netflix di cui ho scritto nel riassu-mese di gennaio. E’ stata un po’ meno avvincente della prima ma ha trovato il suo giusto epilogo (e poi c’è el profesor…) Riconsigliata.
MUSICA
Sono nata e cresciuta ad una rampa di scale dai miei nonni materni. Passavo molto tempo con mia nonna (quella che amava Gregory Peck), di conseguenza finivo per vivere anche mio nonno e la sua musica classica. Non so se sottoporre un bambino all’ascolto regolare di un genere musicale possa indurlo ad apprezzarlo, fatto sta che sono quasi trent’anni che la ascolto senza reputarla noiosa. Certo non ho L’estate di Vivaldi come suoneria del cellulare, ma negli ultimi mesi su Spotify ho ascoltato volentieri la playlist Easy classical.
Per compensare in contemporaneità, la canzone che ascolto in loop in questo periodo è Who you are di Mihail, che mi fa venire irrimediabilmente voglia di novità.
CANALE YOUTUBE
Durante il quotidiano restauro del viso prima di uscire, mi capita di ascoltare video su Youtube. I canali di make up e cucina ormai mi danno il voltastomaco quanto l’Augmentin in sciroppo, e alcuni video superano i minuti di sopportazione personale ai deliri in stile Carlitadolce. Anche quelli di Zandegù hanno durata maggiore rispetto ai miei tempi di truccaggio, ma per l’ironia di Marianna sono stata disposta ad accumulare qualche minuto di ritardo. Non si tratta di video professionali con montaggio da Sony Vegas Pro, ma sono interessanti e spiritosi, pertanto che mi frega della transizione ad effetto?
Zandegù è anche la casa editrice qui all’ombra della Mole in cui Marianna e Marco pubblicano e-book, danno vita a corsi nel campo della scrittura e organizzano eventi. Meglio del Callitashoppp.
NEWSLETTER
Ci ho provato. Ho provato ad allenare il mio interesse nei confronti di un canale di comunicazione che molti ritengono in grado di apportare nuove conoscenze a piccole dosi, ma il mio livello di concentrazione con le newsletter è pari a quella che (non) mantenevo durante le lezioni di biochimica al liceo. L’unica inviata con giusta cadenza mensile, che mi faccia aprire l’e-mail con pregevole curiosità, è quella di Valeria di Gynepraio. Perché? Perché la maggior parte delle newsletter fa grandi promesse, è io che non ho tutte queste manie di successo do la priorità a robe senza tanti fronzoli, dirette, con molti consigli e alcune storie, che sono per l’appunto le cose che cerco on-line.
L’APP CHE POTREBBE ESSERE INUTILE MA FORSE NO
A inizio 2017 avevo scelto come parola dell’anno “rivoluzione”: forse presa un po’ troppo alla lettera, a giugno ho stravolto completamente la mia vita. E’ stato un periodo complicatissimo in cui ho cercato di scavarmi fino alle radici per capire chi fossi e cosa desiderassi realmente. Ricordo le indecisioni annaffiate dalle lacrime e i tentativi di seppellire il passato sotto nuove esperienze. Non sapevo gestire il cambiamento e mi arrangiavo uscendo più di quanto fosse nelle mie corde, frequentando più persone di quante ne riuscissi a reggere, pretendendo oltre le mie possibilità. Nel frattempo i miei problemi di salute sono peggiorati, per lo stress sono arrivata a pesare 46 Kg, mia zia è morta dopo cinque anni di cure a casa mia e io ho retto, fino a metà ottobre quando sono crollata: ho capito di essere forte, ma non a tal punto da violentare la mia vera natura. Così ho fatto un passo indietro e mi sono presa dal tempo, per vedere quanto e come fossi cambiata.
Due mesi fa ho scoperto l’applicazione gratuita Questions diary, un’applicazione che giornalmente ti pone una domanda diversa sulla tua sfera privata, e che a distanza di un anno ti riproporrà la stessa, confrontandola con quella data 365 giorni prima. Non è certo nulla di immediato e tra un anno è probabile non sia più installata sul mio cellulare, ma se dodici mesi fa l’avessi avuta, sono certa che oggi sarebbe una grossa soddisfazione constatare quanto tutta quella fatica mi abbia fatto plasmare le idee chiare, la sicurezza e la felicità di oggi.
Ehi ma che gentilona, grazie! Sto ascoltando Easy Classical e mi sento subito intelligente.
Quanto mi sono mancati i tuoi Riassumese! È una pratica che ho iniziato anch’io, sul planning dell’agenda, evidenziando con colori differenti le diverse attività: è un modo per aiutarsi a rendermi conto di quando sono felice.
Quanto mi sono mancati i tuoi Riassumese. È un’abitudine che ho preso anch’io, mettendo nero su bianco nel planning mensile dell’agenda le cose fatte ed evidenziandole con diversi colori sulla base della “tipologia”: mi aiuta a farci caso quando sono felice, e a capire che non tutto il tempo mi scivola tra le dita.
Che bello leggerti dopo tanto tempo e sapere che sei “schifosamente felice”!
Spero tu sia ancora assente solo e perché schifosamente felice. <3 Torni?
Schifosamente felice e terribilmente indaffarata 🙂