Non sono femminista ma…il “mi ha usata” è una scusa che ogni essere femminile dovrebbe esiliare dalle proprie espressioni.
L’ho sentita decine di volte, condita da lacrime, post rancorosi di Instagram e contumelie rivolte al genere maschile tutto.
Non è mia intenzione difendere i portatori di cromosomi XY, ma in questo campo limitato alla fine di rapporti acerbi e di breve durata per volontà maschile, mi sento di rivolgere loro un patrocinio gratuito per la salvaguardia dell’amor proprio femminile.
Quando una ragazza accusa un suo ex partner, più o meno ufficiale, di averla sfruttata per puro sollazzo sessuale, il mio autocontrollo sabaudo subisce una trasformazione sgarbiniana. Non ci vedo più dalla rabbia.
“Mi ha usata” è una sentenza forte. “Mi ha usata” è un’espressione oggettificante.
La chiave a brugola può sostenere di essere stata usata, non una donna con arbitrio.
Perché essere usate è altro: è il delitto d’onore, è lo stupro, è il commento volgare lanciato in mezzo alla strada; uno spettro di azioni che implica mancanza di scelta o difesa da parte della donna.
Ma questo è un altro discorso. In questo le protagoniste sono ragazze dotate di sano intelletto e controllo delle proprie azioni, che accettano approcci sessuali per poi accusare l’altra parte di sfruttamento quando è questa a decidere di interrompere i rapporti.
Ed è qui che la valvola di amor proprio di ogni femminista dovrebbe scoppiare via, perché c’è grossa differenza tra essere usate ed essere prese in giro. Quest’ultimo è il caso più frequente (non solo tra le donne) che si distacca dall’essere usati perché non implica abusi gravi. Non dico che la cosiddetta presa per il culo non provochi dispiacere: del sentimento di frustrazione, del rimuginio e del senno di poi ne farebbe a meno chiunque; ma lenire quel dolore con l’accusa, perché incolpare l’altro di mostruosità si spera renda meno forte il pugno all’autostima personale, non ha mai curato il dolore causato da un rifiuto.
Per fortuna il “mi ha usata” regge sempre meno perché noi donne (almeno parte di noi donne occidentali) possiamo reggere sempre più il confronto che per prime abbiamo il dovere di rispettare e tenere alto, poiché libere quanto gli uomini di scegliere liberamente chi frequentare, con chi fare sesso e con quali presupposti.
“Mi ha usata” o “mi ha portata a letto” sottintendono un baratto sconveniente: io ti ho dato il mio corpo, tu mi hai ripagata con il rifiuto. Ma l’amore non si compra con il sesso, perché un rapporto fisico non è un vincolo d’amore.
Si dovrebbe smettere di curare le delusioni con accuse che vanno solo a sminuire il nostro intelletto, e piuttosto imparare a prevenirle con educazione sentimentale, femminista e sincerità assoluta all’inizio di ogni conoscenza.
Ed il fatto che l’emancipazione femminile sia sempre più radicata, non implica obblighi di apertura sessuale ma semplice libertà di scelta: se vivi la sessualità con profondo romanticismo sei libera di non darla in giro ma mercanteggiarla finché non sarai certa di aver trovato chi saprà vivere allo stesso modo quel rapporto.
“Mi ha usata” rafforza l’idea della donna come oggetto nelle mani dell’uomo, e mai come in questo periodo dobbiamo ristabilire il rispetto.
“E’ stato uno stronzo” suona meglio. E io, che sono stata una stronza e ho conosciuto degli stronzi, giuro solennemente di non essermi mai sentita usata perché tutto ciò che ho fatto l’ho fatto per soddisfazione personale. Quando il rapporto è consenziente accetti e ti prendi carico di tutte le conseguenze.
Perché come dice quella gran saggia di mia madre: il sesso si fa in due.
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