Libri, film, piccole scoperte: ecco i protagonisti della nuova rubrica di operazione fritto misto che aspettavi quanto l’ormai prossimo Sanremo!
In realtà è un ritorno, ma invece che settimanale sarà mensile – che fa fino e non impegna.
Tutta colpa dell’abitudinaria che alloggia in me, sofferente per la nuova vita di trasferte di cuore: il Ragazzo Economista vivrà i prossimi sei mesi a Padova e io ho già cominciato i travagliati spostamenti (vedi Instagram) Torino-Padova/Padova-Torino; quindi mi ci vuole un po’ di ordine, un riassunto mensile di tutte le cose belle (e non).
LIBRI
Tra i 13 e i 18 anni ho trovato nella lettura un malsano amore adolescenziale: i momenti liberi erano dedicati unicamente a lei, le uscite con gli amici ridotte all’osso. Quando capii di aver lasciato in stand by la mia vita, la mia storia reale, ho deciso di allontanarmi; ho continuato a leggere, mantenendo però quel distacco utile a non ricadere nella tentazione tipica delle ossessioni.
Quest’anno invece, saranno i problemi degli ultimi mesi, è paradossalmente cominciato nel migliore dei modi: la fame di storie scritte passeggia mano nella mano con la voglia di vivere.
“Contesa di un maialino italianissimo a San Salvario” di Amara Lakhous è stata la primissima lettura del 2016, ma la trascinavo avanti da almeno un anno. Ero fiduciosa: la storia si svolge a Torino, c’è la nota assurda del maialino fatto scorrazzare in una moschea e vari personaggi che entrano a far parte delle due faccende principali; invece è stato una delusione, facendo più fatica a finirlo che a trovare la voglia di fare un po’ di ellittica.
Storia moderatamente assurda, pathos inesistente. Non escludo una mia ottusità, ma ci sono troppe vicende sconnesse che rimangono tali se non per insipidi cambi di rotta. Il finale ha dato il colpo di grazia: alla penultima pagina ho capito che l’unico modo per risollevare l’andamento della storia era la morte del protagonista. E nulla.
Per dirla come farebbe una maestra delle elementari: avrebbe del potenziale, ma così non va.
“Norwegian Wood“ di Haruki Murakami non ha bisogno di presentazioni: è uno dei romanzi più famosi dello scrittore giapponese, nonchè suo primo libro letto da me (in realtà c’è stato “L’arte di correre”, ma è un racconto autobiografico a sè).
Cosa dire se non che l’ho gustato in ogni singola parola? Ma che dico, lettera! Sarà che ho un debole per le storie dal mood malinconico, sarà che amo i dettagli, ma la narrativa di Murakami per me è pura arte nella quale le frasi dipingono scenari perfettamente nitidi.
La trama in sè non è complessa: un protagonista e diversi personaggi di contorno; ciò che porta il libro a protrarsi per poco meno di 400 pagine sono le infinite descrizioni. La cosa che apprezzo maggiormente in uno scrittore è la capacità di far materializzare nella fantasia del lettore ciò che è partorito dalla sua mente. Murakami non potrebbe riuscirci meglio.
“Boy” di Roald Dahl. Devo fare una premessa: la top 3 dei miei libri preferiti è formata da “Anna Karenina” di Tolstoj, e per rimanere sui finali allegri ci metto anche “Madame Bovary” di Flaubert; e poi c’è “La fabbrica di cioccolato”, di Dahl appunto. Se i primi sono dei classici che ti sogni di scrivere, quest’ultimo è la genialata che uno su un miliardo riesce a partorire.
Per questo quando ho letto “Boy”, una sorta di autobiografia sull’infanzia di Dahl, un po’ ho gioito scoprendo che non è stata tutta farina del suo sacco: molti eventi riportati sono una sorta di dietro le quinte sulla nascita delle sue storie, come il negozio di caramelle, o il direttore di scuola con le sembianze di un gigante (riferimenti a “Il GGG”).
FILM
Non sono un’esperta ma i corsi universitari di Storia del cinema e Analisi e critica della televisione mi hanno aperto le porte ad un nuovo modo di vedere cinema e tv – questo per dire che mi reputo una decente osservatrice.
Con l’uscita di Star Wars ho dato una possibilità alla saga. Ho appena fatto intendere velatamente di capirne di film, e due righe dopo me ne esco con “Che palle ‘sto Star Wars”; ho guardato “Episodio IV – Una nuova speranza“, quello del ’77. Escludendo gli effetti speciali che per l’epoca dovevano essere da fuga dal cinema, se non fosse stato per l’insistenza del Ragazzo Economista non avrei superato neanche i primi 15 minuti (e comunque anche lui non ha apprezzato).
A più di un anno dall’uscita di “Birdman” di Iñárritu – vincitore dell’Oscar ’15 come miglior film – mi sono decisa a vederlo: bellissimo a livello cinematografico (ma mi si compra facilmente con i piani sequenza), gestita bene la trama dell’attore cinematografico in declino che tenta la ribalta nel teatro, ho mal sopportato i tratti assurdi della storia, tipo il finale che non mi ha minimamente soddisfatta (me lo spieghi?)
Credit: Artslife |
Per rimanere in tema Oscar (ha ricevuto dodici nomination) e Iñárritu, ho visto “Revenant – Redivivo“, ispirato al libro di Mel Odom a sua volta tratto dalla storia vera di Hugh Glass, un cacciatore di pelli vissuto tra ‘700 e ‘800 che durante una missione si ritrova a dover sopravvivere, ferito, in un Missouri di ghiaccio, gelo e neve, dopo l’abbandono da parte del suo gruppo.
Non mi soffermerò sul film che per dirla in termini tecnici, bello è bello – le riprese, non limitate a banali piani sequenza con i quali si vince facile in paesaggi di quel genere, sono così ben costruite da farti sentire il freddo anche sotto le ascelle; no, io voglio scrivere di lui, Leonardo DiCaprio. L’ho disprezzato da piccola, quando tutte le mie compagne delle elementari avrebbero voluto egoisticamente farlo ghiacciare nelle acque dell’Atlantico spaparanzate sul portone di legno; io ho cominciato ad amarlo solo anni dopo.
E ora che l’Academy l’ha reso bersaglio di derisione per l’irraggiungibile Oscar, io che sto dalla parte dei deboli tiferei per Leo anche se la sua espressività fosse pari a quella di Flavia Vento.
Però. Però detto tra noi non credo ce la farà: è stato grandioso in Revenant, ma ha la mimica di uno che sta crepando di dolore e di freddo, zoppicante in una landa innevata; per vincere come Migliore attore protagonista dovrà battere Eddie Redmayne con The Danish Girl che interpreta una donna, nata uomo, nella Copenhagen degli anni ’20. Leo ha sì rappresentato un uomo distrutto dal dolore fisico ed emotivo, ma Eddie ricopre il ruolo di Lili Elbe, prima transessuale della storia che scopre e decide di essere donna grazie alla moglie.
Non basta combattere con un orso (finto) per vincere l’Oscar.
Credit: Quickmeme |
Il primo è “Dio esiste e vive a Bruxelles“ diretto da Jaco Van Dormael. Il film ha una trama geniale (astenersi praticanti convinti!): Dio, che vive a Bruxelles, è un uomo capace di divertirsi solo tormentando la razza umana tramite l’utilizzo del suo pc; ha una moglie sottomessa, e due figli: il più noto Gesù, e la più piccola, Ea. Sarà proprio Ea, stanca della cattiveria del padre, a decidere di scrivere un nuovo Nuovo testamento per cambiare le sorti del mondo.
La trama è originalissima, perde solo un po’ di spirito durante il film. In ogni caso faccio il tifo agli Oscar di quest’anno come Migliore film straniero.
Credit: Zero |
Infine “Cena tra amici“, una di quelle commedie frizzanti che ti fa venire voglia di sorseggiarne ancora ed ancora. Fa ridere ed è un piacere per gli occhi con i brevi scorci iniziali di Parigi, e quasi l’intero film girato in un bellissimo appartamento.
Trama in brevissimo: Vincent aspetta il suo primo figlio e durante una cena con sorella, cognato e amico, rivela il nome del nascituro che porterà a litigi e malintesi.
Consigliatissimo quando si ha bisogno di ridere e si ha voglia di dialoghi ironicamente equilibrati e di una fotografia semplice ma ben fatta.
Ho visto anche La délicatesse con Audrey Tatou e François Damiens: carino, a tratti divertente, ma nulla di che – lei carinissima, lui divertente.
ROBE (INUTILI) DEGNE DI NOTA
Da quando la mia cagnolina è morta ad agosto, buona parte del mio cuore si è ridotto in piccoli brandelli apatici di carne. Sottintendendo che non sarà un braccialetto a farmela sentire vicina, ho però riposto in questo charme personalizzato di Soufeel il ricordo della sua essenza: lei che mi corre incontro con un giochino in bocca. La sua mancanza mi lacera l’animo ogni volta che grattugio una carota senza che lei arrivi ad appoggiare la zampotta sulla mia gamba, ma c’è qualcosa che mi riporta il sorriso ogni volta che la guardo in questo micro-cuore.
Non sono una vera blogger, ergo: non è una sponsorizzazione. |
E’ stato un regalo di Natale da parte di Madre Sferruzzatrice, ma ci ha impiegato parecchio, arrivando poche settimane fa (prenotato attorno al 17 dicembre); costerebbe 47$ ma è sempre scontato a 19.90$, puoi scegliere la forma del charme e la foto da inserire. Nessuna spesa doganale.
Si può vivere senza? Sì.
E’ un’idea a cui si deve rinunciare? No.
Ecco in breve il riassunto del mio gennaio (non sono mai stata brava nella sintesi).
Ora mi merito di leggere i tuoi film, libri e robe inutili, no? Consigliami!
La Folle says
Bella la nuova rubrichetta! Sai che sei l'unica che mi ha spiegato DAVVERO di cosa parla 'sto benedetto Revenant? Tutti ne parlano e nessuno che ti spiega la storia, a parte che c'e' Leo che fa a botte con un orso e vuole 'sto Oscar.
AliceOFM says
😀 pensa che a forza di leggere racconti sulla scena con l'orso ne sono rimasta poco colpita (a parte quando gli si fionda contro, che a momenti finivo sul soffitto dallo spavento).
Manuela Vitulli says
Ciao Ali!
Dovresti farlo sempre questo riassunto del mese, mi piace!
Io non ho ancora visto l'ultimo di Leo, ma ieri mi sono concessa Joy. Mi piace, la Lawrence è una delle mie preferite in assoluto, ma.. ma non so. C'è stato qualcosa che non mi ha convinto.
Vediamo ai libri. Norwegian Wood è spettacolare, delicato, avvincente.. il primo amore con un libro di Murakami 🙂
Al momento io sto leggendo Un indovino mi disse di Terzani, un autore che adoro follemente e che mi ha fatto amare l'Asia prima ancora di conoscerla.
Un abbraccio, Manu
p.s. anche io preferivo la lettura alle uscite prima dei 12 anni..ti capisco!
AliceOFM says
Joy volevo vederlo ma sto leggendo recensioni che lo riassumono esattamente come te, quindi non so.
Di Terzani non ho mai letto nulla, sai? Me lo segno e rimedio 🙂
leparoleverranno says
Piaciuto molto anche a me questo riassunto, voto perché diventi un appunto fisso!
Il libro che mi è piaciuto di più tra dicembre e gennaio è " Bird by Bird" di Anne Lamott, non è solo un manuale di scrittura ma anche di vita.
Al cinema, da quando sono mamma, ci vado poco ma ero curiosa di vedere "Joy", vedremo se riesco…
Povero Leo, una statuetta di consolazione, no? 😛
Francesca
AliceOFM says
Ma sai che dei fan hanno creato una statuetta alternativa nel caso non vincesse? 😀
Comunque ho letto le recensioni del tuo manuale (mai sentito) e sembra davvero carino! Ho sempre cercato un manuale di scrittura alternativo ai titoli presaperifondelli alla "Come diventare scrittore" o "Come scrivere un best-seller". Grazie 🙂
Patalice says
quando leggo post nei quali c'è dentro tanto di tutto mi piace sempre un sacco!
sopratutto quando contengono tanta passione, come la lettura ed il cinema, che poi sono le mie…
leggere mi piace da quando sono piccolissima, a causa della SuperMamma che ha sempre fatto in modo che io e Jn, mia sorella, la vedessimo con un libro alla mano!
i tre libri che hai scelto di descrivere non li conosco, o meglio "Boy" ovviamente l'ho sempre sentito nominare, e la Murakami mi ha dato grosse soddisfazioni, però questi tre in special modo non li conosco… e sarò lieta di approfondirli
grazie per questo bel post
AliceOFM says
Anch'io ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia con "libri alla mano", e non potrei esserne più contenta!
Grazie a te 🙂
Noemi says
Bello bello il riassunto del mese! Rubrica approvata! 😉 Poi mi hai ricordato che non ho mai letto Boy di Roald Dahl, una mancanza a cui dovrò porre rimedio. E pure con i film sono alquanto indietro: devo darmi da fare, se voglio arrivare preparata agli Oscar!
AliceOFM says
Manca pochissimo!!!