Gennaio è finito.
Alleluja.
Chiudiamolo con il nuovo riassu-mese.
SERIE TV
“La casa de papel” (“La casa di carta” in italiano) è un telefilm spagnolo trasmesso su Netflix, da me iniziato solo per amore di una persona che me l’ha consigliato con entusiasmo in un momento in cui il genere drammatico non era quello che cercavo.
Trama lampo: otto delinquenti vengono reclutati da un uomo che si fa chiamare “il professore” per rubare 2400 milioni di euro dalla zecca nazionale spagnola.
Messa così il pathos è pari a quello di una puntata di “Casa Vianello”, ma la tensione vien guardando: l’ho iniziata sbadigliando, l’ho terminata senza rendermene conto (letteralmente: immagina la mia delusione nello scoprire che le puntate erano 13, non 15).
FILM
Ho visto “Call me by your name” di Luca Guadagnino a febbraio, ma si guadagna la menzione immediata nel riassu-mese di gennaio perché, molto semplicemente, l’ho trovato un film splendido.
Non ho scritto il titolo italiano, “Chiamami col tuo nome“, perché in effetti ci siamo trovati inconsapevolmente a guardarlo in lingua originale, un mix di italiano, francese e spagnolo. Sempre svegli.
Trama lampo: durante le vacanze estive in Italia, il diciassettenne Elio si trova a vivere un’avventura estiva con il ventiquattrenne Oliver, dottorando di suo padre.
Non saprei cos’altro scrivere se non che da mesi non vedevo un film dalla trama così banale (una storia d’amore) ma così intensa e coinvolgente. Se fosse per me Timothée Chalamet, Elio nel film, meriterebbe di vincere l’Oscar, il Golden Globe e pure il Festival di Sanremo, così, sulla fiducia. Credo che una buona parte del successo del film sia da attribuire alla sua interpretazione: ogni gesto manifesta la classica irruenza adolescenziale, la passione incontenibile di fronte ai primi innamoramenti, l’eccitazione nascosta e poi lasciata scoppiare. La vita normale di un ragazzino neanche maggiorenne.
Non ho apprezzato la scena sdolcinata che da il nome al film, sarà anche per la sempre odiosissima decisione di far interpretare ad un evidente trentunenne il ruolo di un ventiquattrenne (ma non mi lamenterò per la scelta ricaduta su Armie Hammer). E senz’altro non guarderò più una pesca con gli stessi occhi…
RIVISTA
Sono avvezza alle dipendenze alternative: ho avuto il periodo di un pacchetto di patatine al giorno e quello da almeno dieci puntate di Friends a settimana (la voglia di attività fisica costante mai).
Le riviste sono da sempre un fissa in crescendo. Più ne compro più ne comprerei, motivo per cui negli ultimi due anni ho tagliato gli abbonamenti a domicilio che addirittura mi esoneravano dall’uscire di casa (l’ho detto che non ho mai esagerato con la ginnastica), e ho diminuito gli acquisti fino a ridurli quasi a zero.
Ma il 2 febbraio (motivo per cui ne scrivo già adesso), è uscito il primo numero di I like IT Magazine, questa rivista sulla scia di Flow, ma tutta italiana e a 2,50€. Si rivolge soprattutto al pubblico femminile e spazia tra argomenti di vario genere.
Non so come chiudere questo riassu-mese povero di contenuti, quindi ciao.
Pier(ef)fect says
Devo recuperare La casa di carta ma ho talmente tante serie arretrate che non so se e quando riuscirò. Farei una petizione affinché smettano per un mese o due di pubblicare nuove serie tv per noi in arretrato XD
La scena della pesca in Chiamami col tuo nome ha orripilato anche me!
leparoleverranno says
Concordo col commento precedente: stop alle telefonate (serie) che qua si deve, anche, dormire.
Recentemente Francesca ha detto no anche alle riviste perché la annoiavano, disgustavano, proprio come il colesterolo; ma questa I like it ti è piaciuta? Se sì, magari alzo anch’io le chiappe e vado a comprarla.
Ma cosa hanno fatto a quella pesca??? Sono tra il curioso e il preoccupato, io mi impressiono facilmente…
Non so da te, ma Gennaio sembra non aver ancora schiodato da queste parti… Febbraio fai qualcosa!
fede says
Perchè non cerchi un compagno di vita? Che magari ami anche la cucina?
-sere says
Dove hai trovato il quaderno a spirale con i fogli puntinati?❤️