Agosto 2011. Madrid.
Primo viaggio organizzato in completa autonomia. Di solito ci troviamo
tutti quanti insieme; con le idee di uno e i dubbi dell’altro riusciamo a prendere
scelte giuste di comune accordo.
Questa volta siamo solo io e lui,
e mi conosco: meglio che sia io a prendere le decisioni più importanti,
eviteremo un mio eventuale rinfaccio.
e mi conosco: meglio che sia io a prendere le decisioni più importanti,
eviteremo un mio eventuale rinfaccio.
Ho prenotato la Pension Lemus che
con 9€ a testa ci promette una camera piccola ma confortevole. Non so quale sia
nelle foto, ma all’apparenza risultano tutte curate e luminose, contando anche le recensioni positive e la posizione – a una decina di secondi a piedi da Gran Via e sei minuti da
Puerta del Sol– penso di aver fatto un buon affare.
con 9€ a testa ci promette una camera piccola ma confortevole. Non so quale sia
nelle foto, ma all’apparenza risultano tutte curate e luminose, contando anche le recensioni positive e la posizione – a una decina di secondi a piedi da Gran Via e sei minuti da
Puerta del Sol– penso di aver fatto un buon affare.
Per fortuna siamo quasi arrivati,
ho infranto uno dei punti principali del codice del buon viaggiatore: mai
indossare scarpe nuove alla partenza.
ho infranto uno dei punti principali del codice del buon viaggiatore: mai
indossare scarpe nuove alla partenza.
Scendiamo alla fermata Gran Via,
attraversiamo la strada nel traffico di fine giornata, e in pochi secondi ci
troviamo in Calle De Hortaleza. Un paio di visi loschi sono fermi vicino al nostro civico, e l’istinto fa tornare alla mente le parole con cui ci aveva messo in guardia la
sorella del Ragazzo Economista, che a Madrid ci ha vissuto qualche anno.
attraversiamo la strada nel traffico di fine giornata, e in pochi secondi ci
troviamo in Calle De Hortaleza. Un paio di visi loschi sono fermi vicino al nostro civico, e l’istinto fa tornare alla mente le parole con cui ci aveva messo in guardia la
sorella del Ragazzo Economista, che a Madrid ci ha vissuto qualche anno.
“Anche se in pieno centro, non è
una bellissima zona, quella”.
una bellissima zona, quella”.
Scaccio le sue parole che mi
irritano la mente, e suoniamo.
irritano la mente, e suoniamo.
Il portoncino, ricoperto da simboli
illeggibili fatti con la bomboletta, scatta, aprendosi sul nero profondo.
Impiego un attimo per mettere a fuoco il piccolo atrio buio; l’unica cosa che
distinguo con facilità è l’odore di cibo misto ad umidità. Il tepore di agosto che
rivestiva la mia pelle è aggredito da un freddo appiccicoso, sempre più violento nell’avvicinarsi alle scale.
illeggibili fatti con la bomboletta, scatta, aprendosi sul nero profondo.
Impiego un attimo per mettere a fuoco il piccolo atrio buio; l’unica cosa che
distinguo con facilità è l’odore di cibo misto ad umidità. Il tepore di agosto che
rivestiva la mia pelle è aggredito da un freddo appiccicoso, sempre più violento nell’avvicinarsi alle scale.
Le scale…sono un susseguirsi di
gradini in legno ricurvo, che ad ogni nostro passo rimbomba nella tromba con la
stessa intensità dei dubbi che mi martellano in testa.
gradini in legno ricurvo, che ad ogni nostro passo rimbomba nella tromba con la
stessa intensità dei dubbi che mi martellano in testa.
Primo piano. Prima porta a
sinistra.
sinistra.
Entriamo. Ad accoglierci è l’odore
di prima, ma più intenso e acre. Siamo in un piccolo ingresso dall’arredamento
sterile e privo del gusto più semplice. Di fronte a noi una macchinetta del
caffè rovinata, a destra un divanetto grigio e impolverato, sulla sinistra un
desk stancamente presidiato da un uomo sui 50/60 anni; indossa i pantaloni di una tuta, e una canottiera
bianca che lascia scoperto un crocifisso annegato in un mare irsuto. Ci saluta
asciugandosi una goccia di sudore che si getta lungo la testa nuda.
di prima, ma più intenso e acre. Siamo in un piccolo ingresso dall’arredamento
sterile e privo del gusto più semplice. Di fronte a noi una macchinetta del
caffè rovinata, a destra un divanetto grigio e impolverato, sulla sinistra un
desk stancamente presidiato da un uomo sui 50/60 anni; indossa i pantaloni di una tuta, e una canottiera
bianca che lascia scoperto un crocifisso annegato in un mare irsuto. Ci saluta
asciugandosi una goccia di sudore che si getta lungo la testa nuda.
Célo il mio disgusto in un
sorriso e proseguo chiedendo della nostra prenotazione, ma mi blocca
subito.
sorriso e proseguo chiedendo della nostra prenotazione, ma mi blocca
subito.
Non parla inglese. Io
in spagnolo so contare fino a dieci, e dubitando che il testo della Macarena
possa aiutarmi, mando avanti il Ragazzo Economista che qualche frase sa metterla
insieme.
in spagnolo so contare fino a dieci, e dubitando che il testo della Macarena
possa aiutarmi, mando avanti il Ragazzo Economista che qualche frase sa metterla
insieme.
L’uomo in canottiera digita il nostro nome sul
computer, ci fa pagare, afferra un mazzo di chiavi e attraversa il breve corridoio
che parte da quell’ingresso con temperature tropicali. Tutte le porte sono
fatte di legno e tinte di bianco; basterebbe un mio debole calcio per
sfondarle.
computer, ci fa pagare, afferra un mazzo di chiavi e attraversa il breve corridoio
che parte da quell’ingresso con temperature tropicali. Tutte le porte sono
fatte di legno e tinte di bianco; basterebbe un mio debole calcio per
sfondarle.
Quando apre la nostra, ultima
sulla destra, comincio a sentirmi confusa. Siamo in cubo rosa di tre metri per
quattro. La luce è fioca e il colore delle pareti la rende della medesima
tonalità. Un angolo del letto matrimoniale confina con una vasca ammuffita che sbuca da
dietro la porta. In fondo al cubo, il bagno è semi chiuso da un separè
scorrevole in plastica che non tocca né terra né soffitto.
sulla destra, comincio a sentirmi confusa. Siamo in cubo rosa di tre metri per
quattro. La luce è fioca e il colore delle pareti la rende della medesima
tonalità. Un angolo del letto matrimoniale confina con una vasca ammuffita che sbuca da
dietro la porta. In fondo al cubo, il bagno è semi chiuso da un separè
scorrevole in plastica che non tocca né terra né soffitto.
L’uomo in canottiera ci lascia soli.
Mi siedo sul letto con la testa
in una bolla frastornata. Qui dentro fa freddo come nell’atrio del palazzo, e c’è
odore di muffa e di bagno pubblico.
Gli occhi si fanno spazio nella penombra
alla ricerca di uno sguardo rassicurante del Ragazzo Economista. Ma dai suoi sgorga un turbamento
che non mi aspettavo; così, senza sforzo, inizio a traboccare di lacrime. Un
abbraccio e le sue incerte parole di sostegno mi tranquillizzano.
in una bolla frastornata. Qui dentro fa freddo come nell’atrio del palazzo, e c’è
odore di muffa e di bagno pubblico.
Gli occhi si fanno spazio nella penombra
alla ricerca di uno sguardo rassicurante del Ragazzo Economista. Ma dai suoi sgorga un turbamento
che non mi aspettavo; così, senza sforzo, inizio a traboccare di lacrime. Un
abbraccio e le sue incerte parole di sostegno mi tranquillizzano.
Ora devo andare in bagno. La pipì
mi scappa dall’aeroporto. L’idea di farla in questo cubo mi fa letteralmente
schifo, ma dovrò starci per altri cinque giorni, tanto vale scoprire cosa mi
aspetterà. Con l’unghia dell’indice faccio scorrere la plastica e mi accorgo che la
stanza finisce mezzo metro più in là: in pochi centimetri sono stipati un water,
un lavamani e una (e unica) finestrella di legno rotta. Cerco di
aprirla per cambiare l’aria pesante e irrespirabile, ma vengo investita da un
odore di liquame. La richiudo.
mi scappa dall’aeroporto. L’idea di farla in questo cubo mi fa letteralmente
schifo, ma dovrò starci per altri cinque giorni, tanto vale scoprire cosa mi
aspetterà. Con l’unghia dell’indice faccio scorrere la plastica e mi accorgo che la
stanza finisce mezzo metro più in là: in pochi centimetri sono stipati un water,
un lavamani e una (e unica) finestrella di legno rotta. Cerco di
aprirla per cambiare l’aria pesante e irrespirabile, ma vengo investita da un
odore di liquame. La richiudo.
La vescica mi chiede pietà.
Tenendomi a distanza da ogni superficie, utilizzo il bagno e i miei
fazzolettini. Quando tiro la catenella un gorgoglio strano inizia a salire dal
water; mi giro, e noto che il livello dell’acqua aumenta vertiginosamente.
Tenendomi a distanza da ogni superficie, utilizzo il bagno e i miei
fazzolettini. Quando tiro la catenella un gorgoglio strano inizia a salire dal
water; mi giro, e noto che il livello dell’acqua aumenta vertiginosamente.
Si è
intasato. Con tre fazzoletti.
intasato. Con tre fazzoletti.
Usciamo dal nostro cubo e andiamo
alla reception dove troviamo solo una ragazzina dai tratti sudamericani.
Le chiediamo dove sia l’uomo in canottiera, e con sicurezza ci indica la porta al fondo
del corridoio, quella accanto alla nostra.
alla reception dove troviamo solo una ragazzina dai tratti sudamericani.
Le chiediamo dove sia l’uomo in canottiera, e con sicurezza ci indica la porta al fondo
del corridoio, quella accanto alla nostra.
Bussiamo. Bussiamo ancora.
Continuiamo così per una decina di minuti, fin quando l’uomo non esce seccato, intento
a tamponarsi la testa con un asciugamano di spugna. Gli spieghiamo l’accaduto
e sebbene ci parli solo in spagnolo, capiamo che non è cosa inusuale.
Scompare per qualche secondo nella sua stanza per uscirne con in mano uno sturalavandini.
Senza dire niente si dirige verso il bagno e comincia a trafficare con il water.
Il WC liberato dall’ingorgo produce un verso simile ad un rutto; l’uomo in canottiera
esce sorridente, lasciando lungo il tragitto gocce di acqua di scarico come Pollicino
con le molliche di pane.
Continuiamo così per una decina di minuti, fin quando l’uomo non esce seccato, intento
a tamponarsi la testa con un asciugamano di spugna. Gli spieghiamo l’accaduto
e sebbene ci parli solo in spagnolo, capiamo che non è cosa inusuale.
Scompare per qualche secondo nella sua stanza per uscirne con in mano uno sturalavandini.
Senza dire niente si dirige verso il bagno e comincia a trafficare con il water.
Il WC liberato dall’ingorgo produce un verso simile ad un rutto; l’uomo in canottiera
esce sorridente, lasciando lungo il tragitto gocce di acqua di scarico come Pollicino
con le molliche di pane.
Il Ragazzo Economista lo blocca per domandargli se non
vi sia una stanza meno claustrofobica, spiegandogli che la prenotazione è stata
fatta sulla base delle foto pubblicate sul sito.
vi sia una stanza meno claustrofobica, spiegandogli che la prenotazione è stata
fatta sulla base delle foto pubblicate sul sito.
Senza imbarazzo ci risponde
che gli unici posti rimasti sono in una camerata sullo stesso piano. Poi, raccomandandosi di non fare complimenti se avessimo di nuovo bisogno dello
sturalavandini, si chiude la porta alle spalle.
che gli unici posti rimasti sono in una camerata sullo stesso piano. Poi, raccomandandosi di non fare complimenti se avessimo di nuovo bisogno dello
sturalavandini, si chiude la porta alle spalle.
Il mio unico bisogno è quello di respirare. Lasciamo tutto qui e usciamo subito.
Arrivati in strada prendo una
boccata d’aria: non sono mai stata così contenta di riempirmi i polmoni di smog
e temperatura estiva; ma al pensiero di tornare in quel cubo di freddo, buio, umido
e tanfo scoppio a piangere. Il Ragazzo Economista propone di prendere gli
zaini e stare fuori fino a tardi; io faccio finta che quella soluzione non sia il
piano che avevamo comunque in programma, sperando così di ingannare la percezione del tempo trascorso là dentro.
boccata d’aria: non sono mai stata così contenta di riempirmi i polmoni di smog
e temperatura estiva; ma al pensiero di tornare in quel cubo di freddo, buio, umido
e tanfo scoppio a piangere. Il Ragazzo Economista propone di prendere gli
zaini e stare fuori fino a tardi; io faccio finta che quella soluzione non sia il
piano che avevamo comunque in programma, sperando così di ingannare la percezione del tempo trascorso là dentro.
Torniamo su e incrociamo una
famiglia marocchina composta da madre, padre e tre figli piccoli; vengono
accompagnati in una stanza che sarà poco più grande della nostra e, origliando,
scopriamo essere senza permesso di soggiorno.
famiglia marocchina composta da madre, padre e tre figli piccoli; vengono
accompagnati in una stanza che sarà poco più grande della nostra e, origliando,
scopriamo essere senza permesso di soggiorno.
Entrati nel cubo rosa ci
accorgiamo che qualcuno ha spostato gli zaini posati su una piccola panca. Controllo ogni tasca. Non manca
nulla, ma senza troppi giri di parole capiamo di non voler passare il nostro
viaggio in quelle condizioni. Senza dubbi ci dirigiamo dall’uomo in canottiera
che continua a sudare nella sua postazione.
accorgiamo che qualcuno ha spostato gli zaini posati su una piccola panca. Controllo ogni tasca. Non manca
nulla, ma senza troppi giri di parole capiamo di non voler passare il nostro
viaggio in quelle condizioni. Senza dubbi ci dirigiamo dall’uomo in canottiera
che continua a sudare nella sua postazione.
Gli spieghiamo la situazione, ma
lo spagnolo elementare che prima riusciva a comprendere ora gli suona chiaro come l’ostrogoto. Mettiamo
mano al suo pc, apriamo Google Translate e, semplificando al massimo, gli
spieghiamo le nostre intenzioni.
lo spagnolo elementare che prima riusciva a comprendere ora gli suona chiaro come l’ostrogoto. Mettiamo
mano al suo pc, apriamo Google Translate e, semplificando al massimo, gli
spieghiamo le nostre intenzioni.
“Non possiamo rimanere qui perché
la camera prenotata non corrisponde a nessuna di quelle pubblicate sul sito. Come c’è
scritto nel regolamento, le lasciamo i soldi della prima notte chiedendole
indietro quelli pagati all’arrivo”.
la camera prenotata non corrisponde a nessuna di quelle pubblicate sul sito. Come c’è
scritto nel regolamento, le lasciamo i soldi della prima notte chiedendole
indietro quelli pagati all’arrivo”.
Insiste per mostrarci la camerata
comune – che scopriamo essere il luogo in cui vive la ragazzina
sudamericana- ma decliniamo l’invito.
comune – che scopriamo essere il luogo in cui vive la ragazzina
sudamericana- ma decliniamo l’invito.
Prendiamo indietro i soldi, liberiamo
il cubo lasciandoci alle spalle Calle de Hortaleza.
il cubo lasciandoci alle spalle Calle de Hortaleza.
Cosa è successo dopo?
Abbiamo cercato un albergo (gli
ostelli, in pieno agosto, erano tutti al completo) e trovato il Petit Palace TresCruces dove i receptionist, colti da mera pietà, hanno scontato il pernottamento del 50% .
ostelli, in pieno agosto, erano tutti al completo) e trovato il Petit Palace TresCruces dove i receptionist, colti da mera pietà, hanno scontato il pernottamento del 50% .
Oltre a salvare il nostro sonno, ci hanno messo
al corrente di un piccolo dettaglio: il proprietario della Pension Lemus non
era solo un receptionist sudato e sporco, ma anche un affittacamere ad ore
capace di fregare i turisti con foto irreali e recensioni false in tutte le
lingue.
al corrente di un piccolo dettaglio: il proprietario della Pension Lemus non
era solo un receptionist sudato e sporco, ma anche un affittacamere ad ore
capace di fregare i turisti con foto irreali e recensioni false in tutte le
lingue.
Tornati a Torino abbiamo provato a lasciare recensioni negative e a segnalare al sito la pensione fasulla; purtroppo nè il commento è stato pubblicato, nè abbiamo ricevuto risposte.
Tu dirai: ma a 9€ cosa
pretendevi? Una stanza delle dimensioni di un cassetto, solo priva di muffa e odore di feci e urina (eravamo a Madrid, non a Timbuctù).
pretendevi? Una stanza delle dimensioni di un cassetto, solo priva di muffa e odore di feci e urina (eravamo a Madrid, non a Timbuctù).
Il viaggio è proseguito bene, abbiamo camminato tanto (mai più le Superga) e mangiato altrettanto. Sul blog trovi i post con i miei consigli su cosa vedere a Madrid e su cosa e dove mangiare a Madrid.
La Folle says
Mio Dio che schifo! Immagino che questo posto non appaia su nessun sito di recensioni tipo TripAdvisor o Booking, anzi SPERO. Che incubo O___O
AliceOFM says
E invece sì. Su Tripadvisor ci sono pure le foto (ed è migliorato)…
Valentina says
Mammamia, Alice, che avventura! Deve essere stato terribile, meno male che poi avete trovato un hotel decente!!! Ad ogni modo, è sempre bello leggerti… scrivi benissimo e in modo coinvolgente 🙂 Ho letto che sei stata al Salone del libro lunedì, peccato non esserci incontrate… io sono andata via proprio lunedì (però dopo aver bevuto il famoso Bicerin, mica potevo perdermelo?! E per questo stavo pure perdendo il treno!!!) 😀 Confido nel prossimo anno, sperando anche di avere più tempo per visitare la magnifica Torino. Un abbraccio grande e felice weekend :**
AliceOFM says
Ogni anno ci manchiamo per poco. Ma ce la faremo, prima o poi.
Grazie Vale!
Ciccola says
Che incubo! Io avrei pianto senza ritegno. Non è questione dei 9€, sarebbe stata una truffa a qualsiasi cifra. Io spesso trovo delle super mega offerte e mi chiedo sempre dove sia la fregatura. Fin'ora mi è andata bene ma può succedere.
Avevi prenotato direttamente sul loro sito?
AliceOFM says
No, tramite un sito che non ricordo più. Le recensioni erano decine e, con il senno di poi, comprensibilmente fasulle visto che millantavano una pulizia da cinque stelle…
Erano solo 9€ ma erano 9€ regalati.
franci s. says
Oh mio Dio!!!!
seguendo il tuo racconto, mi immaginavo ciò che descrivevi più o meno come le scene di "the beach", non sò se l'hai mai visto quel film con Di Caprio.
Comunque, si, in effetti con 9 euro, un pò c'era da aspettarselo, cioè voglio dire… neanche un parcheggio giornaliero vale 9euro, figurati una camera con il minimo indispensabile. Comunque, restano sempre esperienze! 😉
AliceOFM says
Non avrei mai potuto scrivere questo post, in effetti…
Elisa Dg says
Dovrebbero chiuderli certi posti! Non so da che sito hai prenotato ma ovviamente può capitare a tutti. Prima di prenotare io mi leggo tutte le recensioni possibili su qualunque sito e controllo anche che abbiano un sito ufficiale, ma la fregatura è sempre dietro l'angolo. Sicuramente bisogna fare mooooolta attenzione ogni volta! Beh, tutta esperienza no? 🙂
AliceOFM says
Di recensioni era pieno, peccato fossero tutte false quanto le foto. Allora ho pianto come un neonato, ma almeno ora è un episodio che racconto ridendo.