Qualche settimana fa io ed una collega stavamo svolgendo il nostro abituale incarico quando lei ha esordito con un: <<So di essere razzista ma se la gente si ponesse come loro hanno fatto con noi, ci sarebbe meno discriminazione>>, dove con loro intendeva tre ragazzi neri, sì gentili, ma più che altro ben vestiti e con l’accento britannico, ospiti di un imprenditore che in un anno guadagna quanto suppongo (con ottimismo) farò io in due vite (di cui una da ereditiera).
Così siamo finite a parlare del suo confessato razzismo, delle diversità e dell’inappagata curiosità “once you go black you never go back” (ma questa è un’altra storia).
Ero pronta a buttar lì pillole di psicologia sociale e complesse argomentazioni sulla paura del dissimile, quando lei ha calato il sipario sulla mia performance aggiungendo: <<Non è che a me spaventi la diversità. Mi da proprio fastidio quando fanno cose che io trovo sbagliate>>, riferendosi agli stereotipi delle donne islamiche con il velo e robe simili.
Cambio di rotta: da fobia a intolleranza culturale.
Sono riuscita a esporre un’interpretazione capace addirittura di persuaderla ad essere un po’ meno razzista – io che ho difficoltà a convincere me stessa ad alzarmi dal divano quando mi scappa la pipì; ma la sua affermazione ha innescato dei ragionamenti sull’intransigenza, a volte scambiata per paura del diverso che si rivela piuttosto rifiuto del pensiero o delle azioni altrui.
E su quest’ultimo non ho potuto dire molto, perché se l’etnia non è mai rientrata nei miei crucci, le intolleranze di pensiero sì. Sei infatti al cospetto della regina delle intransigenze, duchessa di severità e capo supremo di rigidezza che per anni ha giudicato con il suo scettro di saccenza chiunque osasse mettere in moto argomentazioni appena distanti dalle sue.
Non è bello ma come ha detto la mia collega: <<Esserne consapevoli è già una cosa buona, no?>>
Ni, perché l’ostinazione d’opinione porta raramente cose buone. Avrei l’attenuante della componente Asperger in cui pecco di comprensione dell’altrui soggettività, ma no, c’è da ammettere che la mia fermezza su alcuni temi è dettata dalla caparbietà (sinonimo elegante per raggirare il termine stronzaggine).
Perché è difficile accettare le discordanze con matura sincerità. Di solito capitano due cose: capisci di essere finito su un campo minato e per evitare esplosioni torni indietro con passo leggero, oppure lo affronti di petto, con più o meno saggezza.
Io, che davanti alla difesa delle mie convinzioni mi tuffo nelle discussioni con un triplo carpiato rovesciato, non batto mai in ritirata. Al contrario mi insidio nel confronto con leggero disinteressate per terminare con le fiamme dell’inferno che divampano dagli occhi.
Tutto questo per dire che se non vuoi intavolare una battaglia di Risiko a colpi di argomentazioni evita di aver da ridire con me sui temi che mi stanno più a cuore (e sono tanti).
Tra i temi a rischio c’è la dieta: sono una vegetariana democratica, la mia libertà finisce dove inizia la tua costina di maiale, se posso evito anche di parlare della mia scelta etica. Con la stessa collega di cui sopra sono entrata in totale mutismo quando ha snocciolato centodiciassette volte le informazioni (in buona parte inesatte e pressapochiste) uscite nell’articolo di The vision (se vuoi combattere contro le convinzioni di un vegano, con questo verrai smontato in un decimo di secondo). Ma se la mia dieta diventa lo stimolo per martellarmi tutta la serata con battute ad ogni forchettata, il rischio che abbandoni il vegetarismo per passare al cannibalismo è alto.
Detto ciò passiamo alla ricetta: questa pasta frolla vegana è la versione al cacao della frolla senza uova nè burro di Montersino. Il risultato è una pasta profumata, che non sa di olio, con cui potrai preparare sia crostate che biscotti. Non sarà una pasta modellabile come la frolla perfetta ma una più classica, rustica e aromatica.
Ingredienti
- 480 g di farina 00
- 20 g di cacao amaro
- 250 g di zucchero di canna
- 130 g di acqua
- 140 g di olio di mais
- 2 cucchiaini di lievito per dolci
- 1 pizzico di semini o 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (opzionale)
- 1 cucchiaino di sale
Metti lo zucchero in una ciotola con l’acqua e mescola bene (non si scioglierà tutto).
Aggiungi poi l’olio, l’interno di un pezzetto di bacca di vaniglia e mescola con il robot da cucina o una forchetta.
Unisci il lievito e, poco alla volta e sempre lavorando l’impasto, la farina, il cacao ed il sale fino ad ottenere il panetto di frolla.
Stendilo (in modo che si indurisca prima) e avvolgilo nella pellicola trasparente.
Lascia riposare almeno un paio d’ore in frigorifero.
Una volta passato il tempo necessario, utilizzala come una normalissima pasta frolla e cuoci a 170°C per circa 30 minuti.
Alcune note
Metà della dose di farina può essere sostituita con farina di kamut o di farro, varierà però la quantità d’acqua.
Anche metà dell’olio può essere sostituito con olio extravergine di oliva, purché abbia un sapore delicato (andrà comunque a dare un gusto più forte alla frolla).
Con queste dosi otterrai una crostata e parecchi biscotti. Se ne avanzi puoi congelarla dentro la pellicola o in un sacchetto per cibi.
In foto la crostata è ripiena di una crema pasticcera vegana che ha riscosso successo solo nel 50% di chi l’ha assaggiata; io non ero in quella percentuale perciò non verrà resa pubblica la ricetta che ho trovato alquanto disgustosa.
Pier(ef)fect says
La tua pastafrolla vegana sembra ottima, nonostante ami già quella normale (razzismo!? :D).
Quanto alla tua collega apprezzo molto la tua tempra 😀
Alice says
E’ inutile negarlo, la frolla con il burro (noto anche come il grasso degli Dei) ha un gusto imbattibile <3 Ma si possono ottenere dolci degni di nota anche senza. Alla collega d'ora in poi solo frolla vegana!
Simona says
Devo far conoscere il tuo blog a mio marito, che cucina di mestiere e negli ultimi anni ha inserito menu sempre più vegani, per incontrare il gusto e le esigenze di tutti. E lui è un carnivoro convinto eh, ma si cucina per far felici gli altri e la cucina vegetariana e ancora peggio quella vegana è una bella sfida.
Detto ciò, ho il tuo stesso temperamento, mi infervoro se si parla di qualcosa a cui tengo e non sopporto gli ignoranti. Ci sono argomenti di cui io so poco o niente, di cui mi sentirei un’idiota a parlarne come se fossi un’esperta solo perché magari ho letto un articolo da qualche parte.
Alice says
Io ho l’indole della tuttologa ma cerco di tenerla a bada per evitare, appunto, la figura dell’ignorante che straparla.
Se tuo marito prova qualcosa fammi sapere (non sia troppo crudele però, ché io non sono una professionista!)
pigropanda says
È molto difficile accettare le discordanze con maturità, specialmente se relative a cose che ti stanno a cuore. Io posso affrontare con serena atarassia molte cose, però la mia reazione rispetto a idee diverse dalle mie su determinati temi è 1) le fiamme dell’inferno di cui già hai parlato tu, generalmente accompagnate da pericolosissimi sussurri, seguite da 2) dichiarazione d’indipendenza all’urlo di “non ti faccio più amico”.
In generale evito di tirar fuori alcuni argomenti, per evitare questa escalation in cui do prova di incredibile maturità, magnanimità e grandezza d’animo.
Non funziona sempre.
Un po’ di tempo fa anche io ho modificato la frolla di Montersino (che ho scoperto grazie al tuo blog :)) con un’aggiunta di cacao. In proporzione ho usato molto più cacao di quanto non abbia fatto tu, perché sono un’esagerata. Siccome le ricette non trovano spazio sul mio blog, farò questa cosa orribile e autoreferenziale che è inviare link nei commenti. Chiedo venia.
Ecco qua:
http://www.instagram.com/p/BVxWzGplYoz/?taken-by=what.we.cook
Come ripieno ho usato uno strato di marmellata di prugne verdi (vivo in Spagna, loro le chiamano ciruelas) che abbiamo comprato per curiosità – per scoprire che non ci piaceva -, seguito da uno strato di frutti rossi misti congelati. Rimane comunque vegana, e i frutti rossi generano un contrasto mica male con il cacao.
Alice says
Mal comune mezzo gaudio!
Ma la marmellata di prugne verdi? Non l’avevo mai sentita.
L’accostamento di frutti rossi e cacao è uno dei miei preferiti. E proverò la tua versione di frolla dopata, perché il cacao non è mai abbastanza! Grazie per il consiglio 🙂