I miei tratti Asperger creano la perfetta tavolozza con cui dipingere una sociopatica snob.Sono la prima a giustificare i miei atteggiamenti con motivazioni accertate dalla terapia che porto avanti da più di un anno; però, all’apparenza, lo so: sembro una stronza.
Una specie di Mercoledì Addams, solo meno inquietante.
Prima cosa: ho uno sguardo perennemente accigliato.
Una via di mezzo tra quello preoccupato di Angelina Jolie in Tomb Raider (senza la componente fascinosa), e quello impassibile della sfinge (soprannome tra l’altro affibbiatomi dal professore di biochimica delle superiori).
Vista la mia faccia di chi sta portando con sè il segreto per salvare la razza umana da un virus letale, a lavoro è capitato diverse volte che il mio responsabile mi fermasse per sapere se fosse successo qualcosa di grave.
E la cosa si ripercuote anche sulle foto: ho un sorriso standard, particolarmente innaturale.
Non sono stata programmata per farlo evolvere in boccaccia.
Quindi se con i miei amici è risaputo, con le persone meno vicine risulta difficile far passare il messaggio “non è che me la tiro, è che non ci riesco proprio“.
L’amante dei selfie/groufie che propone le facce strane c’è sempre, e viste le risposte positive materializzate in nasi arricciati ed occhi storti, percepisco la simpatia dell’idea.
“Foto con boccacciaaaaaaaaa”.
Al click parte la mia paresi che, tra una linguaccia e una fronte aggrottata, si apre in un sorriso leggermente più ilare del solito.
Al click parte la mia paresi che, tra una linguaccia e una fronte aggrottata, si apre in un sorriso leggermente più ilare del solito.
“Ecco, Alice ha rovinato la foto”.
La mia stitichezza di mimica facciale appare come un atteggiamento snob.
Non è così, ma li capisco.Dalla mia ho anche un carattere non facile e una personalità…Asperger.
Durante alcune sedute con la psicologa cerco di affrontare i limiti maggiori della sindrome, quasi tutti legati alla socialità.
Ritorno sui banchi di scuola: mi vengono insegnate a leggere ed interpretare situazioni quotidiane, dal caffè con la collega all’espressione dei miei sentimenti.
Ritorno sui banchi di scuola: mi vengono insegnate a leggere ed interpretare situazioni quotidiane, dal caffè con la collega all’espressione dei miei sentimenti.
E’ un po’ come “Unisci i puntini” della Settimana Enigmistica: più puntini mancano, più sarà difficile interpretare il disegno; più puntini mancano in un cervello, più la sindrome è profonda.
Ma dirimpettai ai tratti Asperger vivono quelli miei caratteriali, che potevano mica essere normali?
Ma dirimpettai ai tratti Asperger vivono quelli miei caratteriali, che potevano mica essere normali?
Mescola un po’ di pessimismo, tanta insicurezza, un pizzico di indifferenza, una tazza di commiserazione, una punta di folla e una grossissima manciata di narcisismo (che in psicologia non è “quanto sono figo” ma “non rischio così non sbaglio”) ed eccomi qui, in tutta la mia stronzaggine.
Brontolo nel corpo di Biancaneve.Mi sento come un gomitolo infeltrito da srotolare e sferruzzare per ottenere un maglione quantomeno accettabile…hai presente?
E non la faccio solo per me questa cosa di snodarsi e lavorare a maglia: è anche un modo per piacere agli altri.
Non credo sia un errore cercare un consenso se non richiede lo stravolgimento di se stessi: il lieto fine dell’amarsi per quel che si è credo si raggiunga anche attraverso l’avventura dell’autocritica.
Il discorso è generico, valevole per qualunque essere dotato di intelletto nella media.
Scorro la bacheca di Facebook al ritmo di aforismi sull’accettazione e l’amore per se stessi – tutti Osho quando si tratta di teoria.
Ma quanto è sbagliato badare a ciò che appare all’esterno?
Per 25 anni ho fregato il motto a Jessica Rabbit.
“Non sono cattiva, è che mi disegnano così”.
Eh no, non è che mi disegnino così.
Sono così.
Una stronza. Ma in apparenza. Punto.
Brontolo nel corpo di Biancaneve.Mi sento come un gomitolo infeltrito da srotolare e sferruzzare per ottenere un maglione quantomeno accettabile…hai presente?
E non la faccio solo per me questa cosa di snodarsi e lavorare a maglia: è anche un modo per piacere agli altri.
Non credo sia un errore cercare un consenso se non richiede lo stravolgimento di se stessi: il lieto fine dell’amarsi per quel che si è credo si raggiunga anche attraverso l’avventura dell’autocritica.
Il discorso è generico, valevole per qualunque essere dotato di intelletto nella media.
Scorro la bacheca di Facebook al ritmo di aforismi sull’accettazione e l’amore per se stessi – tutti Osho quando si tratta di teoria.
Ma quanto è sbagliato badare a ciò che appare all’esterno?
Per 25 anni ho fregato il motto a Jessica Rabbit.
“Non sono cattiva, è che mi disegnano così”.
Eh no, non è che mi disegnino così.
Sono così.
Una stronza. Ma in apparenza. Punto.
Ora mi chiedo, vista la mia mancanza di tasselli Lego, se cercare di mutare se stessi per star meglio nella socialità sia più un cambiamento o un miglioramento? Hai mai modificato un tratto della tua personalità che non feriva nessuno ma non ti faceva vivere serenamente il rapporto con gli altri?
La Folle says
Sono una persona introspettiva e tendo ad analizzare tutto quello che faccio e come lo faccio, da sempre. Dentro di me sto lavorando costantemente sulla mia personalità fredda e apparentemente snob e diciamo che ci sono stati cambiamenti notevoli, per esempio ora mi pongo molti meno problemi a parlare con perfetti sconosciuti, prima non ci provavo nemmeno, e la mia armatura è costituita dall'educazione, cioè tendo ad essere educata a livelli esagerati. In questo modo mi sento a mio agio (un pò il tuo "non rischio così non sbaglio") e penso di poter fare solo una buona impressione. Poi cerco di fare più esperienze possibili, socievoli e non, per "allenarmi" e anche per avere argomenti di cui parlare quando converso con qualcuno. Insomma, è un discorsone questo e non so fino a che punto voglio parlarne qui. Sindrome di Asperger o no, mi piacerebbe parlarne con te in privato prima o poi, se vorrai 🙂
AliceOFM says
Io sono qui 🙂 se vuoi scrivimi pure a operazionefrittomisto@gmail.com
il gynepraio says
Penso che smorzare alcuni lati del proprio carattere, o smussare alcuni angoli sia un indice di maturità, che sia fattibile e anche positivo. E' una forma di self-education come imparare una lingua, o farsi il fiato correndo. Tra l'altro, è anche molto più facile dì quanto sembri, perché spesso si tratta di automatismi a costo zero. Anche io, pur non avendo l'Asperger, non sono un tipo particolarmente gioviale. Ma cerco di ringraziare sempre, sorridere alle receptionist, chiamare per nome gli addetti dei callcenter, fare un complimento anziché limitarsi a constatare, abituarsi a consigliare e condividere buone pratiche con amici e conoscenti. Sono azioni non necessariamente spontanee ma positive, che contribuiscono a migliorare il tuo profilo e il bilancio pro/contro che il prossimo fa di noi: es. se mi abituo a riconoscere ad alta voce i meriti di un collega, non solo lo gratifico ma lo rendo anche più disposto a tollerare il mio puntiglio o ipercriticità della prossima volta. Sembra un ragionamento gretto e utilitaristico, ma in realtà è un meccanismo win-win che funziona
AliceOFM says
Ecco vedi, mi hai dato alcuni suggerimenti per i momenti morti che ho durante le conversazioni (fare un complimento, ad esempio). Sono cose banali a cui io proprio non arrivo.
A me manca proprio questa capacità di correlare due eventi consequenziali ("riconosco il tuo merito così da rendermi meno antipatico per la mia precisione"), e hai spiegato perfettamente il loro funzionamento.
Mi sa che rileggerò più volte questa tua risposta piena di spunti 🙂 grazie!
Phiiiibi. says
Bisogna migliorarsi sempre,in qualsiasi caso,anche quando capitano momenti no. Dalle mie esperienze ho cercato di cambiare,soprattutto crescere su tanti lati. Da quando il mio ex mi ha lasciato beh é stata una botta,una botta di tristezza ma anche una botta di culo. Grazie a lui anzi attraverso a lui ho capito chi non volevo essere,una persona che si preoccupava di tutto,non vivevo insomma,non mi godevo le cose solo in piccola parte,ero diventata una grande ameba,chiusa su me stessa. Dopo un po' di tempo sono riuscita ad aprirmi,stavo mutando, davvero tanto! Lui non accettava e io non accettava lui,non era chi volevo per una serie di motivi,iol'ho chiamato periodo di smarrimento, era l'anno che non sapevo bene cosa fare della mia vita e avevo bisogno di una spalla. Eppure da quando mi ha lasciato ho acquisito una pace e la consapevolezza che la persona che ci sarà domani per se stessa beh.. Sono io,completamente io. E ritrovare un po' queste cose fa! Fa perché da certe soddisfazioni,anche a livello personale. Bisogna buttarsi nelle cose,nella vita,nelle situazioni senza problemi. Buttiamoci e no rimpianti. Forza e coraggio. Tanti abbracci <3
AliceOFM says
Tu hai avuto davvero tanto coraggio; chè sembra facile, ma vedo tantissime ragazze ancorate al fondale di abitudine in cui navigano certi rapporti, e molte altre che evitano di maturare nella speranza che tutto rimanga come all'inizio.
Ma i cambiamenti devono esserci, per noi e per gli altri. Se adeguati e mirati anche al bene personale, non possono che far bene.
Hai ragione Phiiiiibi, "buttiamoci e no rimpianti".
Manuela Vitulli says
Ti stimo tanto. Non solo sei una delle poche blogger che leggo SEMPRE, sei anche un tipino con coraggio, tanto coraggio!
Non è da tutti parlare così apertamente di un problema personale, di una terapia, delle proprie elucubrazioni mentali non astratte ma concrete. Tanto da farci entrare nella tua vita.
Io non conosco l'Alice accigliata o snob, conosco solo la bellissima Alice gentile e matura.
Posso però dirti che ho avvertito un cambiamento radicale da un anno a questa parte.
Quando ti ho scoperto i tuoi post – seppur bellissimi – facevano trasparire frustrazione, ricerca di risposte, preoccupazione.
Adesso invece i tuoi post trasudano serenità, la serenità di una persona che sta affrontando un percorso per stare meglio, la serenità di una (piccola) donna che è cresciuta tanto.
Continua così, mi piaci moltissimo! 🙂
AliceOFM says
Oddio che belle parole Manu <3
Allora traspare tutto molto bene; sono una persona estremamente riservata, ma adesso ho capito che ciò di cui mi sono sempre vergognata non merita alcuna vergogna. Ho sofferto il doppio proprio per il timore di scoprire le mie debolezze, e nel blog sto facendo i piccoli passi di "coming out" che non riesco ancora a fare totalmente nella vita reale.
E poi sì, la terapia mi sta rendendo anche molto, molto ma molto più serena.
Grazie Manu, i tuoi commenti mi fanno sempre davvero tantissimo piacere :*