Ed eccomi qui, circa un anno dopo, a riscriverne.
Oggi, perchè è la giornata mondiale della sindrome di Asperger….
Archives for Febbraio 2015
Viaggiare in camper: i pro e i contro.
Ho condotto la vita da camperista (che viaggia) per una decina d’anni, fino a quando il camper non ci è stato rubato – davanti ad una caserma………ma questa è un’altra storia.
Sarà il mezzo con cui scoprire il mondo?
Un risveglio in riva al mare |
Le Langhe
A volte viviamo dei legami inspiegabili.
Una via di mezzo tra déjà vu e sensazione impalpabile, come di una vita passata, con luoghi a cui apparentemente non siamo collegati.
Ti capita mai? A me succede spesso.
Con persone, posti, odori. A pelle.
Mi succede con Pavese.
E con la sua terra: le Langhe.
Prima di arrivarci la macchina procede su autostrade pianeggianti, tra campi osservati dal Monviso e pascoli verdi.
Poi i pendii si alzano, i prati crescono in filari; lo sguardo si allunga su un susseguirsi di colline e l’auto ti culla scivolando per le strade che si fanno piccole.
Un elenco di piaceri che non può non preannunciare qualcosa di bello.
Passeggiare per le Langhe, ad esempio.
Si guida poco, perchè gli occhi vengono subito conquistati dai colori della campagna.
L’ultima volta è stato semplice innamorarsi: il tramonto non lascia mai scampo.
Il piccolo paese di Barolo, padre dell‘omonimo vino DOCG, ci ha accolti nel luminoso silenzio di un tardo pomeriggio di fine dicembre, quando i campi sembravano protetti da un filtro aranciato.
Qui si trova il Castello dei Marchesi Faletti, che ospitò addirittura Silvio Pellicco, amico e responsabile di biblioteca della famiglia; oltre ad essere visitabile è anche la sede del WIMU, il wine museum: un percorso che parte dalla terrazza panoramica fino a scendere nel gusto delle cantine.
Durante la mia gita era chiuso, ma conto di rimediare questa primavera!
Nella strada che va da Barolo ad Alba invece ci siamo fermati per un tuffo in quello che è stato un dei tramonti più belli che abbia mai visto. Nessuna foto renderà mai i colori disegnati sulla tela gigante dell’orizzonte.
In quel momento il mio legame con le Langhe si è fatto sentire: un’esplosione di amore e malinconia; un conflitto di sensazioni così forti e diverse, placato dal panorama che toglie il fiato.
Sarà il Monviso nudo nel suo ambiente, e non rivestito dai palazzi torinesi che scoprono solo la sua cima; sarà il silenzio che riempie l’aria e il senso di libertà che ti riempie dentro; ma l’effetto di questa zona del Piemonte mi crea sempre una centrifuga di emozioni.
Ma si può parlare di Langhe e non di enogastronomia (uno di quei legami indissolubili di cui scrivevo qui)?
Alba -seconda città della provincia di Cuneo- ci ha accolti nella patria dell’imbattibile tartufo.
Dopo una breve passeggiata nel centro storico, non potendoci permettere il ristorante Piazza Duomo (3 stelle Michelin), abbiamo cenato in un più economico consigliato da un’amica del posto: il Museum Hostaria.
Non farti ingannare dal “più economico“: la qualità dei prodotti e la bontà dei piatti me li porto ancora chiusi nella mente (ed è meglio che non li riapra o la voglia di fonduta e tartufo potrebbe presentarsi al mio stomaco).
Ovviamente i prezzi non sono quelli del pub sotto casa, ma se ci si vuole concedere una buona cena qui si va sul sicuro; inutile dire che ti sapranno consigliare i vini migliori!
Ovviamente se sei ad Alba e hai voglia di un dolce puoi fermarti in una qualsiasi panetteria negozio gastronomico per acquistare qualche specialità a base della tonda gentile: baci di dama e torte di nocciole IGP che ti faranno schiacciare il naso contro le vetrine (prima di correre dentro).
Scoprire le Langhe è un’esperienza multisensoriale: sapori, profumi, colori difficili da paragonare con altri paesaggi.
E’ una regione in cui ritrovare i racconti di Pavese, in cui abbandonarsi ai piaceri dei prodotti tipici; vacanza lunga o fine settimana romantico, non importa.
Sono le Langhe.
Tartufi raw e vegan in due ingredienti.
Sono nata pessimista.
Vivo vivevo in un bicchiere mezzo vuoto. Pure crepato.
Poi una serie di eventi mi hanno portata a riflettere su una cosa banale.
Che poi banale non è, all’inizio. E’ un po’ come quando devi alzarti il mattino: con gli occhi chiusi ti sembra impossibile che il tuo corpo sia dotato di cellule capaci di scinderti dal letto senza l’aiuto di una gru; cominci a stropicciarti gli occhi perchè la sveglia suona una seconda volta, e magari una terza ed una quarta. E a un certo punto, arrotolato tra il dovere di alzarti ed il piacere del dolce poltrire -ormai il piacere è ansia da ritardo- ti tiri su. I piedi toccano terra, l’andatura zombie ti accompagna fino al bagno, e la giornata comincia come ogni giorno.
Non è semplice, ma viene istintivo.
Ecco dicevo, la cosa banale che piano piano diventa naturale: il punto di vista.
Cambiare lui cambia te.
Non dico che nel mio sangue scorra ottimismo – sto lavorando perchè la mia fiducia nel futuro non abbia l’andamento di una montagna russa- ma diciamo che a quel bicchiere ci ho messo un bel po’ di colla, così da poterlo riempire ogni volta che riesco.
A questa cosa ci ho pensato ieri, sotto un cielo che riversava nuvole di neve sulla testa di persone disperate per il traffico.
“La neve è una rottura di palle che piace solo a chi non ha nulla da fare” ha sottolineato un signore al giornalaio, sottintendendo i disagi che reca alla viabilità.
“Punti di vista”, ha risposto l’altro, aggiungendo qualche motivazione.
Non so come sia terminata la loro conversazione, ma è vero: punti di vista.
Se ti limiti a vedere la neve come rallentamento del traffico non potrai che odiarla; ma se la guardi dal punto di vista “bambino”, anche dovendo attraversare la città, la prenderai diversamente.
Non è facile, ma è tutta questione di punti di vista.
I tartufi classici con cioccolato, latte e altri ingredienti da orgasmo papillare rimangono i migliori tartufi da orgasmo papillare; ma vade retro se sei a dieta o il destino ti ha reso ipercolesterolemico.
Questa versione vegan è senz’altro meno peccaminosa; non dico ugualmente buona perchè non vado matta per i datteri, ma se ti piacciono allora devi provarla!
Il bello è che si fa con due ingredienti (più eventuali granelle e aggiunte a piacere) in pochissimi minuti. Proviamo?
Ingredienti
– 150g di datteri privati del nocciolo
– 1 cucchiaio di cacao o farina di carrube
– ½ cucchiaino di sale
Elimina il nocciolo e metti i datteri nel robot da cucina: aziona e trita finchè non diventeranno sottilissimi.
Aggiungi il cacao o la farina di carrube e il sale, poi mixa finchè non sarà omogeneo. Se dovesse risultare ancora appiccicoso aggiungi ancora un po’ di cacao/farina.
Crea delle palline della dimensione che preferisci e rotolale in altro cacao/farina.
Servi o conserva in frigorifero.
Alcune note
La farina di carrube è un sostituto del cacao; si trova nei negozi biologici e ha un sapore leggermente speziato (ogni volta che la uso mi chiedono se abbia messo della cannella). Scegli tu cosa usare.
Se le lame non tagliano bene, riduci i datteri in piccoli pezzetti con un coltello.
All’impasto puoi aggiungere estratto di vaniglia, frutta secca, e rotolare le palline nella granella di nocciole, pistacchi, mandorle: come dei normali tartufi.
I churros
Meglio farli sottili piuttosto che spessi (in cottura di gonfiano un po’).
Anche per i churros vige la regola dei pancakes: chi cucina è lo sfigato; infatti vanno mangiati subito, ancora caldi (e o non te li godi continuando a friggere, o li assapori freddi).
L’impasto è lavorabile a mano, ma come ho già scritto eviterei: sono solo supposizioni, ma credo che con la superficie liscia sia più facile un’esplosione (Lasonil e aloe sul mio comodino e macchie di ustioni sul viso lo provano).