Perlomeno lo è provare quel mix di malinconia e potere che la montagna sa generare dentro se stessi.
Ceci n'est pas un blog de cuisine
by Alice 10 Comments
Perlomeno lo è provare quel mix di malinconia e potere che la montagna sa generare dentro se stessi.
Salva
by Alice 8 Comments
Forse la
risposta nasce dai fatti; dalle ore passate in cucina la Vigilia di Natale,
dalla scena di un film girata davanti ad un frigorifero aperto.
Salva
by Alice 4 Comments
Vivere in Piemonte vuol dire non avere il mare; ma soprattutto dover subire il rammarico di chi ipotizza una vita ricca, felice ed in salute “se solo qui ci fossero le spiagge“.
Ho notato un’alta incidenza di queste lamentele nelle persone:
– nate in località marine (con conseguente malinconia marina)
– pigre (con conseguente noia da staticità casalinga)
– che non hanno mai viaggiato molto (con conseguente mancanza di esperienza)
– che tra i passatempi preferiti annoverano l’arte del lamento (con conseguenti due punti sopra)
Le prime sono le uniche con cui riesco ad avere un approccio empatico.
Alle altre vorrei poter dare uno schiaffo (morale, s’intende).
Limitare la propria felicità quotidiana ad un ambiente è un atto di masochismo.
Qui in Piemonte nessuna distesa di acqua salata o spiaggia; solo montagne e colline.
Oggi voglio mostrarti la valle dell’Orco, una delle cinque comprese nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (il più antico d’Italia).
Visitarla in questa stagione vuol dire essere investiti dalla bellezza dell’autunno; la cosa migliore da fare è vestirsi comodi (le scarpe, soprattutto) e se non si è abituati a camminate montane, arrivare fino al punto consentito in auto.
Le temperature cominciano ad abbassarsi, ma in una giornata in cui il sole vigila alto, il fresco sarà come una carezza sulla pelle.
Il vento pulisce il cielo e fa danzare nell’aria gli aghi di pino accesi dai raggi; è in questa coreografia che puoi salire verso i sentieri che si inerpicano tra le rocce e le tane delle marmotte (purtroppo già difficili da avvistare per il letargo).
La valle dell’Orco nei suoi punti più alti diventa solitaria; ti ritrovi immerso nella natura aperta ma introversa. Forse ciò che amo della montagna è questo, la bellezza imponente mitigata da un’innata riservatezza; il silenzio viene rotto dall’acqua che dall’alto scivola sulle pareti e segue piccoli ruscelli che tagliano la valle.
Ma è anche un piccolo museo a cielo aperto, con il fianco della montagna segnato dal Vallo Alpino, un sistema di difesa risalente alla seconda guerra mondiale.
Più in basso, scendendo, s’incontra Ceresole Reale, un comune affacciato sul lago (artificiale, in seguito al prosciugamento causato dal cambiamento del territorio).
Il campeggio e l’albergo sono la base ideale per escursioni nella valle, accessibili a bambini e turisti per brevi passeggiate lungo le rive o nei percorsi di poche decine di minuti, e perfetti per camminate impegnative di qualche ora; i cartelli in legno accompagnano le passeggiate per immergersi nei boschi dove l’ombra da riposo agli occhi.
Sulla strada che percorre tutta la valle s’incontrano paesini che meritano la pena di essere scoperti, o semplicemente osservati.
Insomma, in Piemonte non ci saranno il mare e la lunga estate, nè spiagge e scogliere; ma un tuffo in paesaggi come questi soddisfa la mancanza.
Salva
Salva
by Alice 8 Comments
Una volta erano patatine.
Poi sono diventate dita mozzate con würstel, mandorle e ketchup, il più grande classico risalente ai tempi pre-Pinterest.
O ancora meringhe a fantasmino e ragni finti posti su *nomedipiattoqualunque* per halloweenizzarlo in mancanza di tempo.
E poi è arrivato Pinterest, appunto, e con lui le idee hanno cominciato a propagarsi alla velocità del gossip.
Non c’è più bisogno che Martha Stewart si paghi la villa negli Hamptons con i libri di ricette composti dalle idee dei suoi lettori, e che quelle idee pigramente arrivino (dopo almeno un paio d’anni) alle orecchie di Anna Moroni che le riproporrà a La prova del cuoco.
Abbiamo Pinterest ora, la nostra nuova Antonella Clerici.
Per 12 cupcakes al cappuccino
– 125g di farina 00
– 125g di burro morbido
– 125g di zucchero di canna
– 2 uova grandi
– 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
– 1 cucchiaino di lievito
– ½ cucchiaino di bicarbonato
– 1 cucchiaino colmo di caffè istantaneo
– 2-3 cucchiai di latte
Per la glassa al cioccolato bianco
– 160g di cioccolato bianco
– 60g di burro
– 120g di panna acida
– 260g di zucchero a velo, setacciato
Per il vetro
– circa 10 cucchiai colmi di zucchero
Per il sangue
– liquido delle amarene
– cacao
– zucchero a velo
Per le tortine comincia riscaldando il forno a 200°C.
by Alice 3 Comments
Le ultime edizioni hanno riempito Via Carlo Alberto, sfociando nell’omonima piazza; una location perfetta che unisce le bellezze barocche del centro e la tranquillità dell’area completamente pedonale (non solo per la fiera).
Gli amanti del giardinaggio si possono perdere tra varietà introvabili e banchi straripanti di bulbi; gli accessori da giardino sono ovunque, un canto di sirena per gli appassionati che faticano a non riempirsi buste e mani di insegne in legno e decorazioni in ferro battuto.
by Alice 9 Comments
Quando sei in caduta libera devi trovare un appiglio.
L’importante è aggrapparsi saldamente, trovare il punto da cui ripartire: un punto sicuro, solido più dell’ingannevole precedente.
Accettare un blocco è forse una delle cose più complicate; non vergognarsene quasi impossibile.
Ma quando ci riesci, nell’esatto momento in cui assecondi il tuo essere completo di difetti e limiti, è lì che ricominci ad essere chi sei davvero; riscopri i pregi che prima sembravano essere scomparsi, e le strategie e l’audacia tipiche della sopravvivenza umana. Segui linee nuove, nate da un istinto che non sapevi neanche di possedere, e cominci a programmare la tua ripresa.
Piano. A piccoli passi. Silenziosamente, rinasci da te stesso.
– 1 cipollotto piccolo
– olio extravergine di oliva
– 1l d’acqua circa
– sale
Taglia la zucca a fette spesse circa 4-5 cm e ponile su una teglia coperte con carta antiaderente, dopo aver eliminato i filamenti centrali ed i semi; inforna per circa mezz’ora o finchè non sentirai la polpa un po’ più morbida.
A questo punto puoi togliere la “scorza” con un coltello (come con un frutto).
Sbuccia le mele, togli il torsolo e tagliale in quarti.
Adagia quest’ultime con la zucca sulla teglia, irrorale con un filo d’olio, un po’ di sale ed inforna per circa trenta/quaranta minuti (o finchè non cominceranno ad imbrunirsi), girandole dall’altro lato una volta.
A metà cottura cospargi con le foglie di salvia tagliate grossolanamente.
Trascorso il tempo necessario, trita in un robot da cucina il cipollotto e aggiungi un terzo di zucca e mele; versa un po’ d’acqua e frulla.
Travasa la vellutata in una pentola antiaderente e continua con il resto.
Una volta finito, accendi il gas e lascia cuocere per una decina di minuti o finchè la crema non avrà raggiunto la consistenza da te desiderata.
Nel frattempo prepara dei crostini su una bistecchiera.
Quando la vellutata sarà pronta, aggiusta di sale e servi con i crostini, un po’ di pepe ed un filo d’olio.
Alcune note
Le mele non si sentono.
La ricetta richiede la “butternut squash”, quella dalla forma allungata con polpa gialla. Io l’ho sostituita con la più comune mantovana: dalle reazioni di chi l’ha mangiata credo sia la zucca perfetta.
Scegli delle mele che resistano ad alte temperature, come le Granny Smith o le Golden Delicious; le migliori sarebbero le Braeburn.
Se hai del buon brodo vegetale il risultato sarà senz’altro ancora più saporito; ma ti assicuro che l’amica Infermiera non sembrava sentire la differenza con la sola acqua (da dosare in base a quanto asciutta sarà la vellutata).
Nella ricetta originale termina con delle nocciole tostate e dell’olio di nocciole: avevo poco delle prime e niente del secondo; però è un’idea da provare (l’olio extravergine di oliva ci sta comunque benissimo).
Credimi, questa vellutata ha conquistato chi odia le verdure, i cibi sani e poco conditi.
Riprendo la rubrica “The secret of happiness” (qui per sapere cos’è), anche se è passata tipo una gravidanza.
Lasciata in inverno e ritrovata in autunno. Evviva la costanza.
Questo periodo comunque è perfetto per le lunghe passeggiate nei parchi cittadini o, all’opposto, per le infinite maratone casalinghe di film (e telefilm).
E se dicembre è il campione di quelli natalizi, ottobre e novembre si distinguono per quelli più “stagionali” che – non tanto per i temi quanto per la fotografia – ti proiettano in mondi accesi da filtri aranciati e voglia di calore.
Ecco i migliori secondo me.
“I Tenembaum” di Wes Anderson.
Io amo i film di Wes Anderson. Se rinascessi regista cambierei mestiere perchè sarebbe quello il mio modo di voler far cinema; e ciao originalità.
In questo ci sono -come sempre- dei personaggi fortemente caratterizzati che danno vita ai Tenembaum, una famiglia con problemi radicati negli anni.
Le scenografie e la fotografia trovo siano imbattibili, per non parlare degli attori incredibili (anche Gwyneth Paltrow, che con le sue ultime diete a base di torsoli di mela e corteccia di palma ha perso credibilità); è un genere a sè: o si odia o si ama. Potrei aggiungere altre mille parole, ma solo la visione fa capire la diversità dalle altre commedie drammatiche.
L’armocromia si nota anche dalle sole immagini: in pieno stile autunnale!
“Fantastic Mr. Fox” di Wes Anderson.
Ho già detto che amo i film di Wes Anderson?
Questo però e d’animazione (quindi perfetto da vedere con i bambini), mantenendo quel sapore un po’ vintage con la tecnica dello stop motion.
Trama carina in cui Mr. Fox, ad insaputa di sua moglie Felicity, riprende il vecchio lavoro che avevano deciso di lasciare anni prima; e da lì il resto del film.
I colori sono una gioia per gli occhi.
In più è tratto da un racconto di Roald Dahl, quindi da vedere.
“I Goonies” di Richard Donner
La mancata visione di questo film è accettabile unicamente dagli essere umani ancora in grado di segnare la propria età con una mano sola.
“I Goonies” è quel film che libera la fantasia di ogni bambino. Ricordo che durante gli anni ’90 veniva spesso trasmesso in autunno; sarà per questo che lo inserisco?
In ogni caso e l’avventura perfetta da guardare immersi in morbide coperte (e tornare ragazzini).
“Julie & Julia” di Nora Ephron
Per me il piacere di stare in cucina sboccia in autunno. Ecco perchè inserisco “Julie & Julia”.
Il film è tratto dalla storia vera di Judie Powel, una ragazza che decise di provare in un solo anno tutte le ricette del famoso libro di cucina “Mastering the art of french cooking” di Julia Child.
L’interpretazione di quest’ultima da parte di Meryl Streep, e il magico mondo culinario, innalzano moltissimo il film; probabilmente ti farà anche venir voglia di acquistare il libro e scaldare la casa provando qualche ricetta.
American Horror Story
Fino a sedici anni ho fatto abbuffate di film horror con l’amico Artista e l’amica Infermiera. Ero quella che “gli horror me li pappo a colazione“. Poi “The Ring”, e la digestione di questo genere mi si è bloccata per sempre.
American Horror Story è l’unica eccezione. Sarà perchè è un telefilm di quaranta minuti a puntata, sarà che ogni stagione ha una storia diversa (ma gli stessi personaggi), sarà che più che spaventarmi mi fa sgranare gli occhi dall’ansia (due minuti di sigla a parte che trovo più inquietanti dell’intero episodio), saranno le perfette interpretazioni di Jessica Lange, ma lo aggiungo tra i preferiti.
Perfetto per l’imminente Halloween.
Che ne pensi? Quali sono i film che con trama autunnale o meno, ti scatenano la voglia (o il ricordo) di questa stagione?
(Le immagini sono state tratte da qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui.)
by Alice 6 Comments
Ci sono luoghi che ti sgattaiolano dentro.
Sono quei posti dove hai passato attimi felici, quando tutto procedeva senza fastidi; perchè eri piccolo, e quando sei piccolo gli eventi ti accompagnano senza disturbarti.
L’infanzia smussa i problemi, lenisce le ferite che non è ancora tuo compito disinfettare. Quei luoghi diventano il nascondiglio dove tempo, anni dopo, ritrovi un po’ di quella sicurezza dimenticata; un viaggio più che nello spazio, nel tempo.
Le Valli di Lanzo sono il mio luogo, la mia macchina del tempo.
Mi è capitato di pensarci riguardando una delle mie foto preferite, scattata un giorno a me e alla Sorella nella casa tascabile che affittiamo da anni, proprio lì.
Io e queste Valli ci siamo conosciute perchè “la bambina è debole, un po’ d’aria di montagna le farebbe bene“.
Grazie alla pediatra quelle montagne sono diventate il set delle mie vacanze da piccola.
Non sono le più conosciute del Piemonte, ed è un peccato chè i paesini abbracciati dal verde rimangano un segreto per tanti.
Se non hai una meta puoi muoverti liberamente, con la macchina guidata dai tornanti in un’ascesa aperta sull’intera valle.
Nei centri abitati trovi anziani e bar e trattorie e ancora anziani, di quelli desiderosi di raccontare come fossero una volta le loro montagne. Alcuni parlano un italiano povero, indebolito dall’abitudine di utilizzare il dialetto piemontese – sapere qualche cosa di francese aiuta.
Ogni paese ha la sua piccola sorgente dove gli abitanti si riforniscono di acqua, emulati dai turisti che anche solo per curiosità si fermano a provare la freschezza montana; per me l’abitudine era estiva: con i miei nonni si saliva in auto nel paese della casa tascabile alla volta di Martassina, si riempivano le bottiglie per poi salire le scale che dalla strada portano ancora ad un piccolo santuario protetto dagli alberi.
Ma la fonte è più avanti, più in alto, al Pian della Mussa, dove viene prodotta l’omonima acqua (scelta per rifornire l’equipaggio americano della Stazione Spaziale Internazionale), dove essere immersi nelle montagne è qualcosa di indescrivibile.
Sei circondato da pendii interrotti da pareti rocciose, dal silenzio squarciato dai richiami delle marmotte. I campanacci delle mucche sono il filo d’Arianna per comprare il burro vero, quello ancora un po’ umido di latte che ti fa fare dei dolci che sono di “più”: più buoni, più gustosi, più ricchi.
Nelle piole è bello sedersi fuori, sul robusto legno delle panche con i tavoli coperti da tovaglie e bicchieri da trattoria; la valle è la cornice perfetta per ordinare la polenta concia, con formaggio fuso e burro, da gustare sola o con abbondanti piatti di spezzatino.
E quando fa freddo puoi sprofondare in maglioni di pile e coperte tartan portate da casa, circondato dalle vette cancellate dalla nebbia.
Puoi passare da Mezzenile ad acquistare qualche capolavoro di cioccolato da Poretti, inserito nei Maestri del Gusto piemontesi; puoi aspettare l’inverno per lo sci di fondo o il pattinaggio ad Ala di Stura (o semplicemente per cercare una collinetta e retrocedere a seienne su un bob).
E se la montagna ti fa sentire isolato vivila con gli amici; una passeggiata nel bosco, qualche castagna, un po’ di vin brulè, e la colonna sonora diventano le risate.
Se capiti nelle Valli di Lanzo in questo periodo, prova a girarle: la loro stagione vincente è l’autunno.
E invece per te qual è il luogo che sa di spensieratezza? Quello che ti fa capire che non serve una macchina del tempo per ritrovare i sorrisi di una volta?