“Che ci vuoi fare, sono uomini”.
Sembrerebbe che la coppia cromosomica XY sia un’attenuante per l’ozio maschile nella convivenza, e da nata alla fine negli anni ’80 in questi ultimi tempi le mie conoscenze sono state un fiorire di coppie che hanno intrapreso la via della coabitazione, dando vita a scambi di esperienze spesso terminate con: “Che ci vuoi fare, sono uomini”.
Ho notato che il tono, oltre che arrendevole, ha un sapore tenero e amorevole nonostante l’affermazione sia deprezzante.
Mi spiego meglio: lavori come l’addetto alle pulizie sono considerati umili perché non richiedono grandi competenze o sudati titoli di studio. Si potrebbe osar dire che il lavaggio del pavimento sia un’azione alla portata anche di un umano cresciuto solo a pane e Studio Aperto; così fare la spesa richiede solo un cervello mediamente pensante e due occhi per intuire cosa scarseggi nella dispensa di casa e conseguentemente cosa riporre nel carrello del supermercato; mentre stirare esige senza dubbio pazienza e strategia, ma ricordiamo che se noi torinesi sopravviviamo quotidianamente ai quasi non regolamentati viali e controviali, chiunque potrà imparare a togliere le pieghe dalle maniche di una camicia.
Si tratta pertanto di azioni semplici.
Arrivo al punto: se nel racconto di un fidanzato che non sa come pulire i mobili si termina con il “che ci vuoi fare, sono uomini” mi si legittimano n°3 obiezioni.
Obiezione n°1: NON SONO UOMINI, SONO BAMBINI.
Un trentenne incapace di innescare un processo mentale che lo porti a comprendere che le tre dita di polvere sul mobile non sono un nuovo complemento d’arredo scandinavo ma qualcosa di cui disfarsi prima che l’allergia mi tolga del tutto il respiro e gli occhi diventino due biglie insanguinate, non è un uomo, è un bambino.
Non vuole essere un’affermazione sminuente, solo un fatto: a quale età osservi senza essere del tutto in grado di correlare due fenomeni strettamente legati fra loro agendo di conseguenza?
Ecco.
Obiezione n°2: LE GONADI MASCHILI SONO ESTERNE MA NON COSÌ D’INTRALCIO.
Ad oggi i testicoli non sono stati inseriti nell’elenco degli impedimenti alle prestazioni di mantenimento della dimora personale.
Nella sfera casalinga le ovaie non rendono una persona più efficiente di quanto facciano i testicoli.
Una donna detesta quanto un uomo caricare la lavatrice.
Una donna ha la stessa destrezza di un uomo nel passare lo straccio per terra.
Continuo a notare questa classificazione standard di gusti e preferenze basati sul genere sessuale: donne grazia e faccende domestiche, uomini rudi e birra davanti alla tv. Sarò fortunata io a conoscere persone con i suddetti gusti e preferenze non legati forzatamente agli stereotipi di genere? Forse. Intanto vorrei che questa gente annodata ai luoghi comuni conoscesse mia sorella, amante del fucsia e dei brillanti e dei bambini e dei matrimoni, per farli assistere ad una delle sue performance durante le quali saprebbe recitare “Il tuo sorriso” di Neruda a colpi di rutti tuonanti.
Obiezione n°3: NON RISULTANO TENERI, AL MASSIMO PROBLEMATICI.
Parlare con la tenerezza di una mamma dei loro limiti di fronte a gesti semplici come passare lo scopino nel water, non è dolcezza ma bensì scarsa considerazione.
“Che ci vuoi fare, sono uomini” oltre a regalare scarichi di responsabilità ai maschilisti ancora in circolazione, fa dedurre la stima che si ha in loro. “Sono uomini” utilizzato come sostitutivo di “sono adulti inidonei ad attività che richiedono una formazione scolastica da seconda elementare” è sminuente, non amorevole.
In tutto ciò riconosco che noi trentenni apparteniamo ancora ad una generazione di famiglie maschiliste nelle quali le incombenze casalinghe erano di frequente esclusive femminili; per questo, quando colui con cui ho deciso di spartire le faccende domestiche è approdato nel tanalocale, ho contato fino a tre prima di far partire un litigio per il suo scarso interesse nel mantenimento dell’ordine casalingo (affare già ostico per me che ho l’indole a far la gincana tra gli oggetti che dissemino in giro). Al quattro gli ho vomitato addosso le mancanze a cui avremmo dovuto porre rimedio.
E li sento, sai, i pensieri maschilisti di chi (uomo o donna) leggendo quest’ultima frase avrà pensato a quali torture si dovrà sottoporre il mio colui per non scatenare le ire da femminista smoderata della sottoscritta. Eppure, lo assicuro, lui è ancora sano e in vita, nonostante il macigno dell’aspirapolvere e la fatica del letto da rifare.
Però è vero. Questo discorso è femminista: se il femminismo è parità di genere, chiedere che si smetta di utilizzare questo presupposto è femminismo, perché l’uomo all’interno delle sue mura domestiche ha il diritto di ricoprire tanto quanto la donna una posizione un po’ più alta di un fungo.
“Che ci vuoi fare, sono uomini”? E allora lasciateglielo dimostrare.
chiara says
Alice, scrivi benissimo.
Anche noi quarantenni apparteniamo alla generazione maschilista, ovviamente: ricordo ancora mio padre, seduto a tavola, richiedere “bicchiere e piatto” senza muovere un dito o sguardo, salvo poi non essere in grado di trovare il pettine in bagno e chiamare mia mamma per l’aiuto da casa. Mio fratello e’ venuto su uguale, ahimè e quello che posso fare io e’ continuare a crescere mio figlio a pane e letto rifatto. Perche’ P e’ tutto fuori che incapace ed e’ ora di segnare le differenze tra chi fa e chi e’ pirla davvero.
Alice says
Esatto Chiara, la differenza sta solo nell’insegnare quando un bambino è piccolo, altrimenti sarà normale che arrivato a trent’anni sappia a malapena tenere in mano la forchetta…