Il ristorante “Del Cambio” di Piazza Carignano è un emblema di Torino.Meglio conosciuto come “Il Cambio”, questo locale storico non è insolito che venga inserito nelle chiacchiere torinesi più come punto di riferimento che come meta per un sabato sera tra amici.
La frase “Troviamoci davanti al Cambio e andiamo a mangiare una pizza alla Mucca Pazza” è più probabile di “Che ne dite di un boccone al Cambio”?
Non è un ristorante da ultimo minuto, nè da festa importante, nè per un incontro romantico.
Il “Del Cambio” è il ristorante per l’evento della vita.
Nel mio caso è stato il regalo di laurea del Ragazzo Economista (avvenimento miracoloso atteso per anni) da parte di sua sorella e suo cognato, di riflesso caduto anche su di me.
Ma partiamo con qualche informazione.
Cenni storici
(Per quelli seri e completi vai qui)
Risale al 1759 circa, forse anche prima: definirlo storico è il minimo.
Le sue sale sono state vissute da personaggi del calibro di Friedrich Nietzsche, Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Verdi, Audrey Hepburn e chiaramente lui, il Camillone di Cavour che nella pausa pranzo staccava dalla costruzione del Regno d’Italia recandosi al Cambio per rimpinzarsi di leccornie piemontesi, ai piedi di Palazzo Carignano. Poverino…
Le sale
Le due principali sono:
- Sala Risorgimento, quella dove abbiamo cenato noi (e Camillone a suo tempo). E’ la più antica ed autentica. Austera in modo imbarazzante, ti fa pensare che lì dentro hanno pasteggiato personaggi entrati nella storia; per dire, quelle stesse pareti hanno ospitato me e Casanova (Giacomo, non il Mago).
Foto pessima, ma volevo dare la parvenza dell’abitué che di foto ne ha già fatte… - Sala Pistoletto, dal nome dell’artista di arte povera – quello degli specchi e degli stracci accumulati, per capirci. Le pareti sono infatti ricoperte di specchi con raffigurate persone intente in azioni diverse, e potendotici specchiare diventi parte integrante dell’opera – unico ricordo rimasto dalla mostra visitata alle medie.
L’orgasmico accostamento di wasabi, amarene e nocciole Piemonte. |
In secondo piano il dessert resuscita morti. |
Cialde aromatizzate alle verdure |
L’entrée di quinoa e altra roba buonissima |
Manuela Vitulli says
Non so perché, questo posto sa proprio di Torino – almeno, dell'idea che ho IO di Torino 🙂
Sogno di cenare lì, con te <3
AliceOFM says
Saresti costretta a spiegarmi tutti i vini!
La Folle says
Contando che il cameriere in livrea avrebbe messo ansia anche a me, e che il tuo "quinoa e non ricordo cos'altro ma era buono" mi ha convinta più di un menù dettagliato, mi sembra sia stata proprio una bellissima esperienza 🙂
AliceOFM says
Altrochè, peccato sia stata la prima e ultima volta (o potrei far rilaureare il Ragazzo Economista…)