Qualche post fa scrivevo della delusione che mi ha dato Parigi (dalla regia mandatemi un applauso per averlo ammesso una seconda volta).Come mi capita spesso, l’ho presa sul personale: da buona Asperger, se i piani non seguono la realtà, mi girano come le piccole pale di una girandola esposta alla Bora di Trieste; nel periodo più sfocato della mia vita mi ero fermata, bloccata nel cemento di eventi irreversibili. Avevo bisogno di una fuga che sciogliesse le mie paure, o che perlomeno le diluisse in cose belle.
<<Parigi sarà il mio placebo sicuro>> ho pensato acquistando i biglietti per quei voli Air France a cifre astronomiche.
Invece la sicurezza della città più romantica e artistica e famosa al mondo si è sgretolata sotto la pioggia, tra le aspettative mancate; è che il destino sa essere uno stronzo, anche nel dolore fisico e mentale.
Per salvarmi dalla disidratazione da pianto ho deciso di non dargliela vinta: ho raccolto le ultime lacrime e spazzato la mia delusione sotto il tappeto degli attimi positivi.
Perchè questo viaggio, in fondo, non è stato tutto umidità e caos…
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Una lettera lasciata probabilmente ad un proprio caro nel cimitero di Pére Lachaise |
E’ strano che nelle cose andate bene io inserisca il cimitero di Pére Lachaise (XX arrondissement), ma in questo museo a cielo aperto ho potuto apprezzare quello che in Italia viene ancora vissuto con difficoltà: ho riflettuto sul diverso approccio alla morte, su come da noi il camposanto venga relegato a luogo di dolore e preghiera, contrariamente a quanto accade in molti Paesi europei nei quali i cimiteri vengono vissuti come punti di (ri)incontro.


Non è esterofilia o insensibilità: trovo che ogni essere umano debba essere libero di poter piangere un proprio caro, come altrettanto dovrebbe esserlo ricordarlo con un sorriso; sono convinta che la morte possa essere celebrata con l’arte, e che quest’arte possa essere ammirata, fotografata o dipinta.
Ma credo soprattutto nel rispetto, e nell’autolimitazione perchè tutto questo sia possibile.
A Pére Lachaise ho trovato l’arte da ammirare, non solo da rispettare in silenzio; qui sono sepolti grandi artisti, da Chopin a Jim Morrison, da Gericault a Edith Piaf, le cui tombe sono divenute vere e proprie attrazioni.


Purtroppo ho incrociato la maleducazione che rende dubbia la libertà di poche righe fa: persone in pose sorridenti per una foto, o la tomba rotta perchè utilizzata come rialzo per raggiungere la lapide di Oscar Wilde su cui lasciare il proprio bacio con il rossetto…
In questa città nella città, incontri la calma del riposo e storie che si intrecciano tra piccoli mausolei abbandonati e loculi monumentali, un’esperienza particolare per noi italiani.
Ora spostiamoci a Montmartre (XVIII arrondissement).
Sulla cresta di un’onda di banalità, cosa potrei suggerire? Ovviamente una caccia cine-fotografica ai luoghi de “Il favoloso mondo di Amélie” (che per dovere di cronaca, io non reputo sopravvalutato!)
Causa salute vacillante e voglia di osservare Parigi dal Sacro Cuore, non sono riuscita a trovarli tutti; però non mi sono fatta mancare il Cafè des Deux Moulins , al 15 di Rue Lepic (se arrivi alla Metro Blanche – quella del Moulin Rouge – lo incrocerai nella salita), che come scrivevo qualche post fa, è uno dei pochi luoghi dove viene fatto un caffè decente; l’interno mi ha un po’ delusa, essendo molto diverso dal film, ma si salva con la lampada del maiale parlante (che avrei tanto voluto rubare) nell’antibagno.
Sempre in zona, ad angolo con Rue des Trois Frères e Rue Androuet, vedrai l’insegna Au Marché de la Butte, il fruttivendolo dove Amélie ama affondare la mano nel sacco di juta colmo di lenticchie secche (chi non ha mai sognato di farlo?)
A differenza del cafè, questo è davvero uguale alla pellicola – solo con un’atmosfera meno ameliniana.
Se invece parliamo di luoghi che inevitabilmente incrocerai senza andarne alla ricerca, ai piedi del Sacro Cuore trovi la giostra di cavalli dalla quale inizia la caccia di Nino al suo album di istantanee; c’è poi l’entrata di Notre Dame…quando ci passerai sotto un’occhiatina all’alto io la lancerei 😉
Ora chiedo un nuovo applauso per il mio coming out turistico: ho deciso di mia spontanea volontà di saltare il Louvre (clapclapclap).
E ti confesserò di più, non ne sono pentita (standing ovation!)
Pesando i tempi, e soprattutto le nostre preferenze, abbiamo fatto la scelta di sostituirlo con il Museo d’Orsay ed il Museo de l’Orangerie, e, yuppi, decisioni azzeccatissime!
Il Museo d’Orsay (VII arrondissement) sulle rive della Senna, è ospitato nella bellissima omonima ex stazione ferroviaria; su tre livelli ci si può perdere tra opere fotografiche, scultoree e pittoriche, molte delle quali appartenenti a famosi impressionisti.
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L’orologio al museo d’Orsay con vista sulla collina di Montmartre |
Lo definirei il museo dello sbeffeggio, perchè guardando alcuni quadri ho capito definitivamente quanto gli scarabocchi di cui vado fiera non siano altro che carta da riciclare.
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“Due donne tahitiane” di Paul Gauguin |
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“Autoritratto” di Vincent van Gogh (1889) |
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“Bal au Moulin de la Galette” di Renoir |
Qui puoi davvero osservare dei capolavori di una bellezza disarmante, come “Bal au Moulin de la Galette” di Renoir: guarda come i raggi che attraverso gli alberi vanno a macchiare di luce le persone, e le chiazze di colore in secondo piano danno vita ad una folla in festa. Cos’è questa, se non arte?
Il Museo de l’Orangerie (I arrondissement) è invece preso d’assalto essenzialmente per loro, “Le ninfee” di Monet, un ciclo di 250 opere che l’artista porto avanti nel giardino della sua casa fuori Parigi.
La cosa sorprendente è che, nonostante una parte di queste sia stata compiuta negli anni in cui l’artista divenne quasi totalmente cieco a causa della cataratta, le sue pennellate furono ancora in grado di dare l’idea delle ninfee in uno stagno ombreggiato da salici piangenti.
Solo ora mi accorgo che ad accomunare tutti questi momenti c’è l’arte; e non importa in che forma la si trovi, o quanto si sia esperti, perchè in questo caso è qualcosa di indipendente dalla teoria: è sentimento ed emozione, ispirazione e fantasia.
I lati positivi del mio viaggio a Parigi sono state questi. Cose belle.
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I locali migliori dove mangiare a Parigi.
Un viaggio nella Parigi di ieri e di domani.
Hai elencato tutto quello che è piaciuto anche a me (ma sai bene che io ho adorato Parigi).
Rue Lepic, il museo d'Orsay, Notre Dame.. ah <3
Per quanto riguarda il Louvre, hai fatto benissimo a evitarlo. A me non ha entusiasmato per niente!
Sinceramente, per quanto possa essere la casa delle opere più famose al mondo, non mi ha mai attirato molto…almeno sono in buona compagnia!
Devo dire che quando ho visitato Parigi ci sono stato catapultato: tutto deciso all'ultimo minuto e ho fatto tutto di fretta, anche visitarla. Non ho avuto nemmeno il tempo di pensare a tutto quello che si dice di Parigi, quindi quando l'ho vista, l'ho vista per com'era o quasi.
Purtroppo questa parte di bellezza di cui parli non sono arrivato in tempo a vederla, ma spero di avere ancora altre occasioni!
Ecco, io al contrario spero di avere un'altra occasione per vederla come hai fatto tu, per quel che è! Parigi ha due facce essenziali che in una sola volta è difficile conoscere…
Beh dai, ne hai fatte e viste di cose!
L'orologio sembra quello de Il Corvo, il cafè dei due milini è proprio da film… non sapevo del rossetto sulla tomba di Wilde e posso immaginare che ci siano un sacco di cretini lì intorno… Mi spiace che non ti sia piaciuta, devi darle un'altra opportunità 🙂
Moz-
Ero convinto di aver commentato!! Oo
Moz-
L'hai fatto ma ho la moderazione commenti per l'invasione di spam di qualche tempo fa 🙂
Sicuramente ci sarà una prossima volta, meno turistica è più "parigina"!
Purtroppo la maleducazione arriva ovunque, pure nei cimiteri. A me è venuto subito in mente quel gruppetto di persone che si è messo davanti alle cuccette del campo di concentramento di Dachau a farsi foto, sganciando enormi sorrisoni.
Ancora più insensibile…
Sono tornata a Parigi per la terza volta a novembre (sì, ero lì la sera del 13); la mia prima vacanza da sola, ma in una città che avevo comunque già visto… condivido in pieno le scelte che hai fatto tu… perchè le ho fatte pure io!! Stavolta niente Louvre (già visto la prima volta), ma sono tornata con piacere al Museo d'Orsay (anzi… si può dire che era uno dei punti saldi della mia vacanza!); niente Orangerie, ma Museo Guimet, quello dell'arte orientale (una cosa che va un po' oltre i soliti circuiti turistici); ho fatto una bellissima visita guidata a Montmartre e la guida ci ha indicato tutti i luoghi presenti nel film di Ameliè (che io non ho ancora mai visto – 5 minuti in ginocchio sui ceci subito!); i miei programmi prevedevano il Pere Lachaise il sabato mattina, visto che poi avevo il volo alle 18… ho preferito anticipare il mio arrivo in aeroporto e quindi… niente cimitero! (anche questo l'avevo già fatto però!)
Ah… piacere… Kanachan!!! (Sono giunta qui dal blog di Pier-effect!!) 😉
Ciao Kanachan 🙂
Dopo aver passato 5 minuti sui ceci (anzi, le lenticchie, per rimanere in tema Amélie!) corri a vederlo. E poi fammi sapere com'era il museo Guimet!
Sottoscrivo tutto il tuo post. Ho visto e apprezzato le stesse cose e ho saltate le stesse ^-^
Dovremmo creare dei giri turistici alternativi 😀