L’ho già detto: l’altra settimana è stata piena….
Ricette
Pavlov ed il freddo: cupcakes bruni con glassa reale.
Ultimamente, saranno i tanti problemi che mi ritrovo ad affrontare, ho sempre voglia di cucinare solo dolci….
Voglia di calore: frosting al cioccolato e decorazione velocissima.
Ci siamo….
Apriamo gli occhi: estratto di vaniglia
Avevo cominciato a scrivere questo post diversamente. …
Arrivederci agosto: crema di cipollotti.
E finalmente metto un nuovo post dopo più di un mese: si, perchè sono tornata già da un bel po’ ma avevo un sacco di cose da fare (leggi: non avevo voglia di far nulla) e non ho più messo nulla!
Comunque sia, per me agosto è durato un’eternità – o almeno mi è sembrato; e non lo dico nè in senso positivo nè negativo.
Ho fatto le ore piccole grazie al caldo e alle zanzare.
Ho accetato le impanature di sabbia dovute a chi, in spiaggia, non capisce di non trovarsi su una pista da pattinaggio sul ghiaccio.
Ho tentato di postare qualche ricetta con una connessione più lenta di quella che avevo anni fa (hai presente quando aspettavi mezz’ora con quel fastidiosissimo rumore “alieno”? Ecco…)
Senz’altro qualcuno avrà notato la mia innata (in)capacità di stare a malapena a galla.
Ho provato l’ebbrezza di fare la vita da bisbetica ottantenne, spiando il dirimpettaio e sparlando di chi passava sotto il balcone.
Poi però ho abbandonato il mare fatto di cagnolina, genitori, zii e sorella, con il desiderio di un altro tipo di vacanza.
<<Ho proprio voglia di sentirmi circondata da gente che affronta la vita di tutti i giorni; un po’ come a Madrid l’altra estate. Non mi va più di stare in un posto dove quasi tutti sono in vacanza>>, ho detto a Lui mentre partivamo.
Ecco, mi sarei meritata una vignetta su La settimana enigmistica in Le ultime parole famose…
Si, perchè arrivati abbiamo trovato una città deserta, abbandonata da tutti e un po’, lo ammetto, mi angosciava.
E’ che avrei voluto godermi quelle sensazioni che si prova arrivando in un posto nuovo, anche senza uscire dall’Italia. La sensazione di quando sei circondato da persone che prendono la metropolitana per andare all’università, la bici per tornare da lavoro, o camminano verso casa, mentre ti rendi conto che tu sei a chilometri e chilometri dalla tua, di casa, lontano dalla tua “comfort zone”; ma poi quella malinconia viene messa da parte come un vecchio gioco, perchè ce n’è uno più bello e invitante che va a sostituirlo.
Ma alla fine, a parte le mie stupide lamentele, a colpi di gonne a righe, scorpacciate di libri, viaggi in macchina e foto fatte male (mi sono resa conto di quanto le mie foto facciano schifo), mi sono divertita.
E finalmente, girandomi indietro, vedo agosto allontanarsi sempre di più e settembre darmi il benvenuto con le foglie che cominciano ad ingiallirsi e le coperte di pile pronte a saltare giù dagli armadi.
E, anche se con qualche remora, sono pronta ad affrontare questo nuovo ritorno alla vita, con un taglio di capelli per me cortissimo, la speranza di trovare un benedetto lavoro e organizzandomi già per i regali di Natale (tutti fatti in casa, ovviamente!)
Per questo, entusiasta dei tre giorni di brutto tempo di due settimane fa, ho optato per un piatto che, come vedrai dagli ingredienti, va fatto un po’ ad occhio, ma ti assicuro essere semplicissimo e anche abbastanza veloce da fare!
Certo, non è propriamento adatto a questo periodo ancora estivo, ma penso sia perfetto per quando il cielo si dipingerà davvero di grigio.
Ingredienti per 4 persone:
– 220gr di cipollotti già puliti
– 100gr di riso carnaroli
– 1 carota media
– 4-5 cucchiai di vino bianco
– acqua q.b (o brodo)
– latte di soia q.b.
– 2 rametti di timo
– sale q.b.
– 4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva (più un altro po’ per la fine)
– 2-3 fette di pane integrale
– 1-2 fili di erba cipollina
Taglia a rondelle la carota e i cipollotti (io ne ho usati 5 viola e 4 bianchi).
In una padella scalda i 4 cucchiai d’olio e quando sarà ben caldo aggiungi le verdure. Fai soffriggere mescolando in continuazione.
A questo punto unisci il riso e comportati come se stessi facendo un risotto: fallo tostare fino a che non comincerà a “sfrigolare” e a quel punto aggiungi il vino.
Una volta evaporato, ricopri il tutto con dell’acqua bollente (io l’ho presa direttamente dal lavandino). Se hai un buon brodo ovviamente sarà ancora meglio.
Sala leggermente e gira spesso in modo che il riso non si attacchi.
Quando l’acqua sarà del tutto assorbita assaggia per assicurarti che non sia già pronto. Quasi sicuramente, però, ti servirà altra acqua: il riso non dev’essere troppo al dente!
Una volta cotto, aggiusta di sale, aggiungi le foglioline di timo e circa un bicchiere di latte di soia, e frulla il tutto con il minipimer (o passalo nel robot da cucina).
Lascia cuocere per una decina di minuti in modo che anche la parte più interna dei chicchi (vedrai che rimarranno delle piccole palline) si ammorbidisca, e aggiungi latte di soia ogni qual volta vedrai asciugarsi troppo la crema (e in base alla consistenza che vuoi che abbia: se più cremosa o più densa).
Nel frattempo taglia a cubetti il pane integrale, aggiungi un paio di cucchiai in una padella e fai scaldare a fuoco basso.
Aggiungi il pane e fallo tostare mescolandolo di tanto in tanto.
Una volta pronta la crema, aggiungi un filo d’olio e frulla per l’ultima volta.
Servila ben calda con sopra qualche crostino di pane e dei piccoli pezzetti di erba cipollina.
Una cosa importante: anche se è a base di cipolotti non preoccuparti, non c’è il rischio di dover evitare contatti umani nei due giorni successivi! L’unico problema è l’odore in cucina che rimarrà per un giorno (piuttosto fai bollire in un pentolino qualche chiodo di garofano e una stecca di cannella – e fettine d’arancia da ottobre)!
Trovo sia perfetta se servita nelle terrine da bagna càuda, con la candelina sotto che la mantenga calda; ovviamente con fuori la pioggia e gli amici attorno al tavolo!
Torta al cioccolato fondente con crema di formaggio e panna.
Circa 5 anni fa (non ricordo proprio quanti anni avessi) ho rifilato ai miei amici una torta di compleanno fatta da me.
Ho sempre amato cucinare, ma allora non avevo mai fatto una torta seguendo una ricetta: mettevo ad occhio, usando ciò che c’era in casa e cercando di eliminare gli “avanzi” dolci.
Mi ero quindi armata di mouse, forum di cookaround e coraggio, ed ero partita alla ricerca di una torta.
Dopo giorni avevo deciso: pan di spagna con ganache al cioccolato e copertura di MMF (marshmallow fondant).
Ero già partita male: non avevo uno sbattitore elettrico.
Montare a mano 6 o 7 uova fino a renderle spumose e chiare è di per se dura per chi ha i muscoli; per me che ho il divano come palestra e un libro come peso, impossibile.
In più il mio forno non è mai di grande aiuto. Già 5 anni fa era in grado di far passare la temperatura da 180°C a 125°C nel giro di 5 minuti. Autonomamente.
Dopodichè sono passata all’MMF. Tolto l’orrendo rosa antibiotico che mi era uscito (ma non si trovavano proprio i marshmallow bianchi), la consistenza non era abbastanza morbida ed elastica per stenderlo.
Cosa fare quindi? Ma sì, tanti fiorellini ritagliati con una formina da biscotti!
Una volta sfornato il pan di spagna, mi sono resa conto che era alto quanto la profondità di una pozzanghera e l’interno era rimasto crudo.
Ma pensi che mi sia arresa? Giammai!
Sono riuscita a tagliarlo, farcirlo e ricoprirlo con i fiorellini.
Inutile dire che i miei amici hanno cercato di mangiare il più possibile, avanzando però ¾ della fetta.
Quella è stato il mio primo approccio al cake design.
Passato un po’ di tempo da quella demoralizzante e deludente volta, ho cominciato a provare, modificando le ricette, capendo il mio odio per il pan di spagna e migliorando la mia tecnica (e se ti interessa, al fondo del post ci sono alcune delle torte che ho creato).
Fatto sta che ora è quasi un obbligo che ai compleanni la gente DEBBA avere la mia torta; personalizzata, e non di pasticceria.
Ma devo sentirmi “ispirata”; devo aver voglia di farla: se Tolstoj non avesse avuto voglia di scrivere “Anna Karenina”, non gli sarebbe uscito quel capolavoro che è!
Tolto questo paragone leggermente esagerato, ieri mi sono ritrovata a fare una torta per il compleanno di mio zio, qui da noi in questi giorni.
E avevo voglia di provare qualcosa di mai fatto.
“Sei pazza”, penserai dopo aver letto della mia prima esperienza pasticcera!
Un po’ si, ma questa volta non è andata poi così male…
Ingredienti per una torta da 21 cm Ø
Per la torta (ricetta della “Devil’s food cake” di Nigella Lawson – leggermente modificata):
– 50g della miglior qualità di cacao amaro
– 100g di zucchero di canna (che ho usato -per sbaglio- invece del muscovado richiesto)
– 250ml d’acqua bollente
– 125g di burro morbido
– 150g di zucchero semolato (andrebbe usato quello a velo)
– 225g di farina 00
– ½ cucchiaino di lievito per dolci
– ½ cucchiaino di bicarbonato
– 2 uova
Per la farcia:
– 500g di formaggio cremoso
– 150g di zucchero a velo
– 100ml di panna da montare
– ciliegie snocciolate
Per la bagna:
– latte
Per la copertura:
– 200ml cca. di panna da montare (fredda di frigorifero)
– 2 cucchiai di zucchero semolato
– ciliege
– cioccolato fondente
Accendi subito il forno a 180°C.
Imburra ed infarina la teglia e mettila da parte.
Prepara due ciotole e un pentolino.
In quest’ultimo metti l’acqua e portala ad ebollizione.
In una ciotola aggiungi il cacao e lo zucchero di canna (o il muscovado), amalgama giusto un po’ e versa il tutto nel pentolino con l’acqua, mescolando per bene. Metti da parte.
Nell’altra aggiungi la farina, il lievito ed il bicarbonato.
Con delle fruste elettriche monta per bene il burro con lo zucchero grezzo (o a velo) in modo da montarlo; aggiungi, sempre continuando a montare, un uovo seguito da una cucchiata di farina. Quando saranno amalgamati inserisci anche il secondo uovo.
Continua a girare con le fruste ed incorpora, un po’ alla volta, le polveri della seconda ciotola.
Una volta finito, aggiungi l’acqua con il cacao e lo zucchero e mescola benissimo.
Sposta il composto nella tortiera e inforna per circa 40 minuti (fai però la prova dello stecchino – avrai capito che il mio forno non è affidabile).
Una volta pronta lasciala 5 minuti nel forno semi aperto e poi lasciala raffreddare perfettamente prima di tagliarla.
Intanto prepara la farcitura.
In una ciotola monta la panna con metà dello zucchero velo (fai ad occhio, non deve essere preciso). Non farla diventare troppo solida, dev’essere sì densa, ma non troppo compatta.
Sempre con le fruste (non lavarle neanche), ammorbidisci il formaggio con il restante zucchero a velo.
Infine aggiungi la panna al formaggio e amalgama sempre con le fruste.
E mi raccomando, assaggiala! Se senti ancora troppa acidità del formaggio cremoso (dipende dalla marca che usi), metti altro zucchero a velo.
Se non utilizzi subito la crema mettila in frigorifero.
Per la copertura hai bisogno di panna molto solida. Per questo lasciala il più possibile, con anche le fruste ed il contenitore in cui la farai, nel frigorifero al freddo. E se riesci controlla che la percentuale di grasso sia tra il 30% ed il 34% (per altri consigli….)
Ovviamente basta prendere la panna e montarla con lo zucchero per circa 5 minuti (anche di meno). La quantità necessaria dipenderà dalla grandezza della torta e da quanto questa lieviterà.
Ora devi creare delle scaglie di cioccolato.
Se hai un robot da cucina con la lama per grattuggiare puoi usare quella, o anche una grattugia per il formaggio. Se vuoi far prima vendono anche il cioccolato in scagliette.
Non ti resta che assemblare la torta.
Tagliala in tra strati orizzontali, eliminando la “montagnola” che potrebbe formarsi.
Poni il primo sul piatto su cui la servirai, bagna con circa 5 cucchiai di latte e ricopri con metà della crema.
Taglia quante ciliegie vuoi lungo un lato ed estrai il semino. Se dovessi romperle a metà non importa; dubito che la torta non verrà mangiata per quello!
Poni le ciliegie sulla crema e sovrapponi il secondo strato. Bagna anche questo, ricoprilo con la crema rimanente, aggiungi le ciliegie e copri con l’ultimo strato.
A questo punto bagna l’ultimo “livello” e utilizza la panna che hai montato per ricoprire l’intera torta. Con un leccapentole o una spatola ti risulterà molto più semplice “livellare”.
Attento però a non premere troppo: le nostre torte non sono come quelle americane, in grado di reggere il peso di una persona! Rischi di sbriciolare lo strato su cui stai passando la panna.
Una volta terminato, prendi una “manata” di scaglie di cioccolato e falle scivolare dalla parte alta del bordo fino alla base. Procedi così per tutta la circonferenza.
Infine poni qualche ciliegia, con il picciolo, sopra la torta come decorazione e, se l’hai fatta per un compleanno, termina con il numero e la candelina.
A me la base è venuta bassa e un po’ rovinata ma, come ho già detto e ripetuto, ho un forno mal funzionante che non permette una lievitazione omogenea e corretta.
Il sapore della torta è molto deciso: se devi prepararla a qualcuno che preferisce il cioccolato al latte o bianco, è meglio evitare.
Viene comunque molto smorzato dalla crema un po’ acidula.
Non sarà perfetta come quelle fatte da un pasticcere ma è una bella soddisfazione!
Qui invece alcune delle mie torte di cake design (foto prese qui e là dalle macchine fotografiche e dai cellulari di amici e parenti)…che ne pensi? 🙂
Quelle sere d’estate: zucchine tonde ripiene di risotto alle olive e pepe rosa.
“Finalmente sta arrivando l’estate”, dirà qualcuno. Io no.
Poi non è che non mi piaccia; mi basterebbe che le temperature non superassero i 25°. E che il sole non mi accecasse.
Lo so, ti sembrerò odiosa ma, come mia nonna, non sopporto di svegliarmi nel cuore della notte e sentire che il calore e l’umidità sarebbero in grado di far lievitare l’impasto del pane in cinque minuti.
Ho gli occhi di mio padre: verdi come i suoi, che diventano rossi con nulla come succede a lui e che lacrimano al primo raggio di sole un po’ più forte del solito.
E’ genetica: non vado molto d’accordo con la stagione alle porte…
Però. Si, c’è un però.
Una cosa che amo dell’estate è la sera, all’ora di cena. Quando inizi a sentire la pelle respirare, e il sole ti da un po’ di tregua.
Mi piace vedere il giardino all’ombra, con il tramonto che illumina, con tonalità sul rosa, l’arancione ed il rosso, solo le case dell’isolato dopo.
E mi sembra di tornare a qualche anno fa, quando io, mia madre e mia sorella eravamo capaci di mangiare anche alle 17, e ricenare con mio padre quando arrivava a casa da lavoro.
L’altro giorno, proprio noi tre siamo tornate tardi a casa, dopo un pomeriggio passato fuori.
Di corsa abbiamo messo sul fuoco la solita minestra, ma io e il Topo (uno dei soprannomi con cui chiamo mia sorella) non avevamo intenzione di mangiare quella.
Quindi cosa fare in mezz’oretta, di sfizioso ma non (troppo) pesante?
Ingredienti per ogni persona
– una zucchina tonda
– riso
– due olive
– timo, basilico, rosmarino
– ¼ di scalogno
– olio, sale q.b.
– vino
– acqua
– 3 bacche di pepe rosa più altro per insaporire
Metti sul fuoco un po’ d’acqua. Dev’essere abbastanza da poter immergere la zucchina.
Prendi poi l’ortaggio, lavalo bene, e taglia la parte superiore orizzontalmente, poco sotto il “picciolo”. Con un cucchiaino svuota l’interno e tienilo da parte. Fai attenzione a non rompere quello che sarà il tuo piatto.
A questo punto prendi una padella, aggiungi tre cucchiai circa di olio e affetta lo scalogno grossolanamente.
Accendi il gas e fai soffriggere. Intanto taglia l’interno della zucchina a pezzetti e fai lo stesso con le olive. Aggiungi alla padella e fai rosolare per qualche secondo, sempre mescolando.
Per regolarti con il riso, riempi la zucchina per un terzo circa e svuotala poi nel soffritto.
Fallo tostare per un paio di minuti e aggiungi un po’ di vino in modo da coprirlo totalmente (ma senza farlo annegare).
Appena evapora completamente aggiungi dell’acqua -giusto quel poco per ricoprire il riso. La cosa migliore da fare sarebbe avere del buon brodo caldo a disposizione, io che ero di fretta ho usato direttamente l’acqua bollente del rubinetto.
Se non hai il brodo, sala con un po’ di sale fino (essendo poco riso).
Continua ad aggiungere un po’ di acqua/brodo ogni qual volta evapori tutto.
Intanto l’acqua avrà preso bollore (e puoi usarla anche per il risotto), quindi prendi la zucchina e falla sbollentare per circa 5 minuti: deve diventare più morbida, mantenendo però la sua consistenza.
Una volta pronta toglila e asciugala.
Nel frattempo prendi il timo, il basilico ed il rosmarino (o altre erbette che ti piacciono) e tritali fino a ridurli a piccoli pezzetti.
Quando il risotto sarà pronto, aggiungi in questo le erbette, un filo d’olio, aggiusta di sale e dai una spolverata di pepe rosa (o normale se non lo hai).
Con un cucchiaio riempi la zucchina di riso e decora con tre bacche di pepe rosa.
Se vuoi aggiungere del formaggio, fallo prima di “impiattare” perchè risulterebbe difficile girarlo (e non eccedere se non vuoi ritrovarti un composto colloso).
Nel caso, come il mio, stessi preparando una minestrina, puoi far bollire la zucchina dentro al brodo, in modo da insaporirla e renderla più gustosa. Perchè, ovviamente, mangerai anche quella!
Penso che proverò a rifarle con all’interno un’insalata di riso per un pic-nic domenicale (e se avrò il coraggio parteciperò anche ad un contest su questo tema).
In poco tempo: focaccia alle patate con pomodorini.
Sono una persona molto abitudinaria, non amo cambiare le mie azioni quotidiane più del dovuto.
Per me le superiori erano perfette: 6.40 sveglia, 7.20 pullman, 8.00 entrata a scuola, 1.30 uscita da scuola, pomeriggio per studiare, sera per rilassarsi. Così dal lunedì al sabato. La domenica, per quanto fosse bello riposarsi un po’ di più, non l’ho mai sopportata molto.
Ora, anche se di meno, continuo con i miei piccoli gesti di routine.
Non guardo molto la televisione, ma quando arrivano le 6 meno 10 mi fiondo in sala o in cucina per la mia sit-com preferita; quella che guardavo quando ero piccola pensando se, chissà, da grande avrei avuto anch’io un gruppo di amici come quelli.
Oppure, da quel che sento in giro, sono una delle poche persone che amano entrare in un supermercato per fare la spesa; però solo se si tratta di quelli che mi piacciono. Gli altri li trovo disorganizzati e poco forniti – o forse è solo perchè non sono quelli in cui vado da quando sono nata (il che rafforzerebbe la tesi sulla mia abitudinarietà).
Fatto sta che nella mia vita, da sei anni a questa parte, ho un obbligo che non sopporto. E non lo sopporto perchè non dovrebbe far parte di me, dei miei genitri o di mia sorella. Ma c’è, e l’unico giorno in cui ci possiamo sentire più (o meno) liberi è il sabato.
Ecco, il sabato possiamo respirare un po’. Svegliarci, sapendo che possiamo andare a fare un giro sotto i portici in centro, senza dover mettere il piatto di pasta pronta sul tavolo alle 12.30. Nè dover star chiusi in casa per cucinare la solita minestrina con il dado da servire alle 19.30.
Solo quel giorno ci riprendiamo da questo lato di una routine che non ci appartiene; e la voglia di preparare qualcosa di più sfizioso, che richieda maggior tempo, un po’ ci viene.
Ed è bello mettersi lì, con la cucina sempre un po’ buia e la luce bianca che entra dalla porta sul giardino, per preparare il pranzo. Senza un menu fisso e quell’ansia che ti salta sulle spalle e ti sussurra di dare un’occhiata agli orari prestabiliti.
Quindi, mentre mia sorella preparava delle untissime -ma ottime- patatine fritte in tutte le forme possibili ed immaginabili, io ho provato ad inventarmi una focaccia alle patate. L’unica fretta che avevamo era la nostra fame. Quindi ho cercato qualche escamotage per abbreviare i tempi.
Be’, non le avrei dato un centesimo, e invece…
Ingredienti per una teglia quadrata (35cmx35cm)
– 300g di farina di semola di grano duro rimacinata
– 500g di patate piccole (importante per i tempi brevi)
– 13g di lievito di birra (mezzo cubetto)
– 150g d’acqua
– 2 cucchiaini di miele
– 15g di sale
– 2 pomodori
– origano
– olio e sale grosso q.b.
Per far più veloce non ho fatto bollire le patate ma le ho cotte al microonde. Se non ce l’hai o hai tempo usa il metodo classico.
Altrimenti prendi una patata e avvolgila in un tovagliolo di carta o in un pezzo di scottex, bagnala con l’acqua del rubinetto e mettila in un piatto.
Fai lo stesso con tutte le altre e poi metti nel microonde, alla massima potenza, fino a che, toccandole, non le sentirai morbide (circa 10 minuti). Ovviamente più sono grandi più tempo impiegheranno (e ti converrà bagnarle qualche volta in più).
Quando sono cotte mettile direttamente nello schiacciapatate e spremile in una ciotola (o sul piano da lavoro – io lo avevo pieno e non c’era spazio).
Aggiungi la farina e amalgama un po’.
Fai poi sciogliere il lievito di birra nell’acqua e uniscila al composto della ciotola. Mettila un po’ alla volta, soprattutto se le patate le hai fatte bollire; così non rischi di ammorbidire troppo il tutto.
Mentra amalgami aggiungi i due cucchiaini di miele.
Quando l’acqua è stata assorbita completamente, metti il sale e lavora in modo da distribuirlo uniformemente nell’impasto, che deve risultare compatto ma morbido.
A questo punto lascia lievitare il più possibile. Io ho messo la ciotola insieme alla frutta sul balcone e nel giro di mezz’oretta l’impasto aveva quasi duplicato il suo volume.
Stendi a questo punto la focaccia sulla teglia una d’olio, utilizzando i polpastrelli per creare tante piccole “collinette”, e lascia lievitare ancora.
Nel frattempo accendi il forno a 200°.
Farcisci poi con i pomodori tagliati a pezzetti, un filo d’olio, origano e un pizzico di sale grosso.
Dopo circa 20 minuti ho sfornato una focaccia bella dorata, ma con una mollica morbida e soffice.
Non posso dirti i tempi precisissimi delle due lievitazioni.
Quel che è certo è che non sono stati quelli che ti aspetteresti normalmente: soprattutto dopo aver steso l’impasto, ho infornato dopo 15 minuti (la fame era troppa).
Però sappi che, se è vero che se l’avessi lasciata di più, il risultato sarebbe stato migliore, con quei tempi brevissimi è venuta come mai mi sarei aspettata: soprattutto per la morbidezza e la totale mancanza di sapore di lievito.
Se hai voglia di qualcosa di sfizioso e non hai tanto tempo (o ne hai ma è la fame a comandare), perchè non provarla!
Edito solo per aggiungere che, se dovessi aver letto questo post nei giorni seguenti agli avvenimenti di sabato 19 e domenica 20, non devi sconvolgerti se non ho scritto nulla a riguardo. Scusami se lo trovi poco rispettoso, ma sono più del “partito del silenzio”: ogni mia parola risulterebbe scontata e banale…
Sì, viaggiare: cosce di pollo allo yogurt, impanate alle spezie.
E’ ormai parecchio tempo che vorrei darmi alla cucina straniera. In generale.
Ovviamente alla base c’è sempre la mia passione per la cucina; ma in gran parte è per quella voglia che gira sempre a braccetto con me.
Hai presente quando avresti voglia di lasciare tutto e tutti, anche solo per qualche giorno? Ma non per riposarti o staccare la spina. Anzi.
Quella voglia di aver paura di dimenticare qualcosa, di entrare in aeroporto con il necessario compattato in valigia, e strati di maglie e golf addosso, anche se è pieno agosto.
La voglia di camminare per strada, con quella leggera malinconia di casa, che riesci però a dimenticare davanti a profumi e colori mai visti; morire di freddo con tre paia di collant 300 denari, i jeans, cinque maglie pesanti, il giubbotto con sciarpa cappello e cappuccio, e veder sfilare di fianco a te ragazze con minigonna e All Stars sotto la neve e -5°.
Piangere per la stanza che avete prenotato, ‘chè sul sito era totalmente diversa e non era segnalata come punto d’incontri poco galanti; disperarsi per la puzza di gabinetto pubblico che entra dalla finestra di legno. Rotta. E vedere Lui sfoderare il suo tasto dolente, quello spagnolo un po’ zoppicante con l’inglese lacunoso, pur di portarti via. E il sollievo nel trovare due ragazzi fantastici che, dopo aver capito la situazione, ti ospitano nell’albergo facendoti pagare la metà.
Sentire i profumi uscire dalle boulangerie e farti tentare da del pain au chocolat appena sfornato, mangiandolo sulle scale della chiesa con Lui e il tuo Trio, riscaldati solo dalle luci natalizie e il suono di quello strumento di cui non ricordi mai il nome.
O aspettare ardentemente l’arrivo della tapa che hai ordinato, gli occhi che si illuminano quando viene posato il piatto davanti a te e al primo morso così saporito e speziato, accorgerti che se morissi in quel momento, lo faresti felice.
Credo sia proprio per questo, per le sensazioni belle (e brutte) che si provano durante un viaggio, che voglio scoprire qualcosa delle cucine più o meno lontane.
E’ un modo per viaggiare anche quando non posso.
Avevo delle cosce di pollo da fare, perciò ho provato a prepararle cercando di distaccarmi da quella che è la nostra cucina. Certo, non è realmente una ricetta straniera, ma il profumo della paprica e del coriandolo mi hanno fatto immaginare come debba essere un po’ più ad est rispetto ai piedi delle Alpi.
Ingredienti per 5 cosce di pollo
– 5 cosce piccole di pollo
– 1 barattolino di yogurt cremoso ai pinoli, uvetta e nocciole
– mezzo bicchiere di pan grattato
– 2 cucchiaini colmi di paprica
– 1 cucchiaino di semi di coriandolo
– ½ cucchiaino di noce moscata
– 2 cucchiaini di sale
– olio e sale q.b.
Qualche ora prima di preparare il pollo, fallo marinare nello yogurt: prendi le cosce e massaggiale per bene con questo, mettile in un recipiente di vetro e aggiungi quello che rimane nel barattolino.
Se non hai tempo basta anche solo un’ora, ovviamente più le terrai più diventeranno morbide.
Passato il tempo di marinatura, accendi il forno a 200°.
In un sacchetto per congelare metti le spezie e con un mattarello rompi i semi di coriandolo.
Aggiungi poi il pan grattato ed il sale. A questo punto, senza eliminare lo yogurt (se non l’eccesso), passa una coscia per volta nel sacchetto, agitandolo in modo da impanarla per bene.
Prosegui con tutte le altre 4. Se ti avanza dello yogurt, passalo nuovamente sulle cosce e fai una seconda impanatura.
Una volta terminato, poni su una teglia della carta da forno, adagiaci sopra il pollo e irrora con un filo d’olio (giusto un filo) ed un pizzico di sale.
Inforna per 45 minuti, ma dopo 20 circa girale. Negi ultimi 10-15 minuti accendi il grill e fai dorare per bene da entrambi i lati.
E’ stato un po’ un esperimento, dato che lo yogurt era leggermente zuccherato. Ed è riuscito, nonostante possa sembrare strano l’abbinamento con l’uvetta passa che conteneva.
Puoi usarne uno qualsiasi, magari evitando quelli troppo fruttati -se non vuoi rischiare.
Inoltre non utilizzi troppi grassi e il sapore delle spezie rende più gustoso il pollo.
Oggi è uno di quei giorni in cui vorrei volare via, e mentre lo sfornavo mi chiedevo come sarà se mai potrò visitare quei Paesi caldi e da orgasmi visivi (parlo in senso lato).
E mi sono rincuorata pensando che un giorno, prima o poi, potrò. Loro sono lì, non scapperanno.
Perchè la cosa bella, in fondo, è che ci sarà sempre un luogo che saprà sorprenderci.
Metti una serata tra amiche: gelato senza gelatiera al biscotto e menta.
A parte i bambini, io non ho mai sentito molte persone andare totalmente pazze per il gelato. C’è a chi piace, e anche molto; e c’è chi invece vivrebbe di quello.
Avete mai conoscito qualcuno che fa di tutto per partecipare ogni anno alla maratona del gelato? O qualcuno che ha ricevuto in regalo, per il compleanno, un buono da utilizzare una dozzina di volte presso la sua gelateria preferita? O ancora una persona che sarebbe in grado di mangiare nella stessa giornata, pranzo e cena, solo gelato?
Ecco, io ne conosco una. E dato che ieri ho invitato da me due mie amiche e una era proprio lei, ho pensato di utilizzare una ricetta della madre di mia zia, che ho trovato proprio qualche giorno fa.
E poi inizia ad essere il periodo perfetto per i gelati, quando le temperature si alzano, i capelli si legano e i vestiti rimpiccioliscono.
Ingredienti per circa 750g di gelato
Per il gelato base alla crema:
– ½l di latte parzialmente scremato (ma se usi quello intero è certamente meglio)
– 110g di zucchero
– 4 tuorli
– 2 albumi
– 1 bustina di vanillina (ma se hai la bacca di vaniglia è meglio)
Per il gusto biscotto e menta:
– 100g di biscotti tipo gocciole
– 3 foglie di menta
Metti in una pentola capiente (usa la più grossa che hai, è importante) il latte e portalo quasi ad ebollizione.
Nel frattempo, in una grossa terrina, usa le fruste elettriche per montare bene i tuorli con lo zucchero; inutile dire che se hai la planetaria è da preferire al resto.
Quando il latte sta iniziando a sobbollire, aggiungilo ai tuorli -che ormai saranno diventati chiarissimi- sempre continuando a sbattere (più lentamente, altrimenti rischi di schizzare ovunque).
Accertati che i tuorli si siano “diluiti” nel latte (se no mescola ancora un po’), e trasferisci quindi tutto nella pentola di prima.
Mettila sul gas a fuoco medio alto e, se hai usato la planetaria, passa allo sbattitore elettrico. Capirai ora perchè ti raccomando di usare una pentola grossa: vedrai infatti che la crema che stai preparando si gonfierà moltissimo.
Devi continuare a montare fino a che il composto non comincerà ad addensarsi (per capirlo toglilo dal fuoco o abbassa quest’ultimo).
A questo punto spegni, trasferisci in una terrina e lascia raffreddare completamente (io ho messo in frigorifero quando era leggermente tiepido).
Quando sentirai che la crema è quasi totalmente fredda, inizia a montare i due albumi.
Poi lava le foglie di menta e sminuzzale; metti i biscotti in un sacchetto di plastica (quelli da freezer) e sminuzzali aiutandoti con un mattarello.
Ora non ti resta che incorporare alla crema fredda, gli albumi, e la menta con i biscotti. Mi raccomando, fallo con movimenti dal basso verso l’alto.
Trasferisci il quasi gelato in un contenitore che metterai in freezer.
Ogni mezz’oretta circa, mescola sempre con movimenti che non smontino troppo il composto (farai si che rimanga meno compatto).
Una volta raggiunta la consistenza giusta, puoi servirlo come un normale gelato.
E’ chiaro che non utilizzando la gelatiera difficilmente sarà come i classici che compri in gelateria. Diciamo che la consistenza sarà più granulosa e “cristallizzata”, ma il gusto è quello.
La cosa bella è che si utilizzano ingredienti che al 99% hai sempre in casa, e non è poi così difficile da fare!
Se ti si dovesse smontare il composto, non preoccuparti: sarà un po’ più difficile da servire poichè avendo poca aria all’interno, risulterà più duro. Ti basterà toglierlo dal freezer 15 minuti prima di servirlo.
Inoltre tende a sciogliersi più facilmente dei gelati normali; ma non sarà un problema: non farai in tempo a servirlo che la coppetta verrà suotata!