Ho avuto un colloquio.
No, non voglio parlare di questo, anche vista la fine un po’ deprimente (“Mi piaci un sacco, ma come ti avevo già detto al telefono cerchiamo qualcuno che abiti vicino allo studio, in caso di bisogno. Ne parlo con mio marito e spero di risentirti”. Ultima volta che ci siamo parlate.)
Mentre aspettavo in sala d’attesa ho sfogliato qualche pagina di alcune riviste ad alto contenuto intellettuale; quelle i cui giornalisti impiegano grosse energie per trovare il titolo adatto, in grado di condensare l’articolo nei caratteri cubitali; il calibro in copertina è “A 70 anni ho ritrovato l’amore con il migliore amico di mio figlio” o “Come la showgirlsemisconosciuta è tornata in forma dopo il parto. Con la dieta del cavolo.”
Ci siamo capiti.
Mi sono imbattuta nella lettera di una mamma. Una mamma le cui parole sembravano quelle di una persona intelligente, moderna. Di larghe vedute.
Poi le frasi hanno cominciato a regredire nella mentalità di chi potrebbe raccontarci la sua vita durante la Seconda Guerra Mondiale. O forse sono solo idee personali.
Ci ho pensato parecchio.
Si tratta di un discorso complesso per molti.
<<Un bambino ha bisogno di una figura materna e paterna>>.
Chissà, magari anche tu sei di questo partito.
Io sono dell'”opposizione”.
Sono la prima figlia di un uomo ed una donna, ed in questa famiglia ho avuto l’infanzia perfetta. Prima nipote che andava per musei con nonno e mangiava pane, burro e zucchero che nonna calava in giardino con il cestino legato alla corda.
Ballavo sul tavolo, con genitori e zii che cantavano e suonavano la chitarra; facevamo passeggiate in montagna. Avevo un albero di Natale che mi sembrava toccasse quasi il soffitto, e la mattina del 25 la sua base era irraggiungibile per la montagna di regali.
A qualche anno di distanza c’è stato un bambino, primo figlio nato da un uomo ed una donna. Lui però la mia infanzia di bon bon e zucchero filato non l’ha avuta.
Perchè sua madre era corriere della droga in giro per l’Italia, suo padre chi lo sa.
Non faceva merenda, come neanche pranzo e cena, visto che veniva lasciato per giorni interi solo in casa. Parlare di Natale e regali sarebbe ridicolo.
Noi gente fortunata vivevamo in vestitini comprati dalla nostra mamma e dal nostro papà, dopo aver urlato perchè non volevamo farci il bagno.
Lui è stato trovato in mezzo ad una casa probabilmente mai lavata, e alla madre che fosse sporco e con le pulci addosso evidentemente importava poco.
Forse è per questo che sono del partito “Un bambino ha bisogno di figure che lo amino”.
Ridicolo tirare in ballo la natura.
Altrettanto i bisogni di un bambino.
Perchè, lasciamelo dire, se un bambino necessita davvero di qualcosa certo non sono due figure dotate di pene e vagina.
Cure, sforzi, affetto, impegno, litigi, aiuto, appoggio, creatività, sacrifici, amore, maturità, cultura, leggerezza, passione, umiltà.
Da figlia posso dire che è questo ciò di cui si ha bisogno dai propri genitori.
Cose che prescindono dal sesso della coppia.
E se potessi, sarei disposta a tornare indietro negli anni, dire addio a quel bambino per regalargli due genitori – stesso sesso o meno – che cancellino il suo passato con la spensieratezza che ogni umano in mini-formato si merita.
E’ triste che qui non sia possibile. E non per la mancanza di una macchina del tempo.
Metto questa ricetta perchè i bambini non possono non adorare le arachidi (e la frutta secca in generale) pralinate.
E’ più facile a farsi che a dirsi, ma per capire quando togliere dal fuoco basta stare attenti al liquido: quando sarà più denso e sfrigolerà di più va tolto il pentolino dal gas.
Quelle delle foto non hanno tanta copertura poichè avevo finito lo zucchero (e le arachidi); con le dosi che invece ho scritto saranno molto più pralinate e scure.