Mi sono lamentata così tanto.
Del caldo, delle attività, dei bambini.
Quando arriva la fine, da regina del rimpianto mi si crea un vuoto dentro.
Mi sono trovata in mezzo al centro sportivo, con il silenzio alleggerito dal cinguettio di quelli che credo fossero piccoli uccellini.
Il campo da calcio, quello da tennis, i tavoli di legno ricoperti di plastica rossa dove ho urlato, colorato e -lo ammetto- riso di gusto, avevano un sfumatura rosa per le luci del tramonto quasi scomparso dietro al profilo della zona industriale.
Nell’aria iniziava a diffondersi l’odore della carne alla brace per la cena tra animatori, ed il fumo annebbiava la struttura rendendola grigia.
Poco più in là, indisturbata, c’era la famiglia di coniglietti che i bambini terrorizzava rincorrendo tra i cespugli.
Ma non era quel che c’era a crearmi il senso di vuoto.
La mancanza di grida, lamentele, litigi, canzoncine a me sconosciute, battute, grammatica altalenante, rendeva il campo triste.
Perchè loro, gli umani dagli occhi grandi, non erano presenti.
Mi mancherà Marta, la bambina -mezza polacca e mezza italiana- più bella che abbia mai visto in vita mia; Virginia con il suo modo di parlarmi, Elisabetta con il borsone (letteralmente) più grande di lei. Alessio con i suoi problemi ed i suoi attacchi di affetto, Jacopo e la sua maturità, la tenerezza di Andrea.
Mi mancherà organizzare all’ultimo le attività per la settimana dopo, ripetere cento volte (ed inutilmente) di chiamarmi Alice e non maestra; scherzare con le altre ragazze sull’istruttore bello ma che se la tirava, svegliarmi ogni mattina mezz’ora prima che suonasse la sveglia, e sì, anche sentirmi dire quanto le mappe della mia caccia al tesoro fossero perfette.
Ed è la prima volta che questa sensazione è così forte per la fine di un’estate ragazzi.
Non piango, nè sono felice.
Ho però un piccolo nodo alla gola, per la fine di una mia mini epoca.
Non è che abbia iniziato ad amare i bambini. Quest’anno però ho conosciuto la vera innocenza; quella che ti sprona ad aver cura di loro non solo per lavoro.
Mi sono trovata faccia a faccia con seienni educati e rispettosi che strillavano come pazzi, ma che al secondo richiamo si zittivano.
Ho riso con le altre animatrici -e per una come me per la quale non è così usuale riuscire ad aprirsi con persone conosciute da poco è un fatto epocale!
Quindi mi trovo qui, a due giorni dalla partenza per le vacanze, cercando di inghiottire quel nodo di felicità e malinconia che ho incastrato in gola; e ogni tanto sorrido quando, dal nulla, la mia mente si riempie di quei fatti che hanno reso la mia estate lavorativa così divertente.
E voglio non dimenticare alcune (quante ne ho dimenticate…) perle di saggezza che mi hanno fatto sorridere tantissime volte:
- Sono felice se gli animali non scompargono
- Ma sono l’unico maschio! Se arrivano altri maschi li pago.
- Un amico dei miei genitori ha avuto la perintonite (nuova forma di peritonite?)
- Il vulcano ha ruttato
- Andrea, 6 anni, fortemente infastidito: Maestra Tommaso mi dice che mangio le pietre, dice che le devo mangiare anche a casa.
- Davide, 6 anni, divertito e molto convinto: Ma cosa dice; mica sei un pulcino!
Ho in seguito chiesto delucidazioni a Davide il quale mi ha spiegato che la maestra glia ha insegnato che quando il cibo va di traverso ai pulcini questi lo mandano giù ingoiando una pietrolina. Dovrò verificarne la (per me dubbia) veridicità… - A me piace la canzone “Opagangastai”
- Io: uh che calore che esce dal tombino.
Dario, 4 anni: è l’alito dei ragni e dei topi.
Jacopo, quasi 7 anni: ma cosa dici! I ragni non hanno l’alito! - Come funziona questo acceccio (bambinesco di “aggeggio”)?
- Quando rido mi sbavo
- Ma i cani come nascono? Fanno le uova?
- Bambino infatuato di un’animatrice: voglio sempre stare con lei.
Io: non è un po’ grande per te? Avete 13 anni di differenza…
Lui: lo so, ma io la rendo felice. - Domani vado a vedere lo spettacolo dei delfini; c’è un delfino che rotola come un pollo arrosto.
- So cosa stai tremando (in italiano adulto: tramando)
Bambino 1: Babbo Natale non esiste.
Bambino 2: non è vero, esiste!
Bambino 1: no che non esiste, i regali li mettono i genitori. Bambino 2: non può essere, anche perchè se no chi beve il latte e mangia i biscotti?
Bambino 1: ehhh quello è vero… - Maestra mi fai di nuovo il nodo alla scarpa perchè l’altra maestra ha strinto troppo?
- Bambino 1: mi viene da zoppicare perchè ieri sono caduto.
Bambino 2: cosa vuol dire zoppicare?
Bambino 3: ma dai, non sai cos’è lo zoppico? - Un bambino ad uno nuovo, indicandomi: è lei la nostra animatrice, quella con i capelli gialli-gialli.
Ma la punta di diamante di quest’estate ragazzi è un’altra (e non rende ugualmente senza la scena).
Organizzando la caccia al tesoro ci chiedevamo se una prova potesse essere quella di completare dei proverbi.
Giusto in quel momento ci sono passate davanti due bimbe di quasi sette anni.
“Ele, Stefi, provate a completare il proverbio: tanto va la gatta al lardo…?”
Le loro facce erano più che eloquenti; era un po’ come chiedere l’ora in turco ad un anziano di paese.
Loro però sembravano quasi spaventate.
“Proviamo con: l’erba del vicino…?”
I loro occhi giganti ci fissavano dubbiosi.
“Dai, questa non potete non saperla: chi trova un amico?”
E qui l’innocenza e la fantasia del bambino hanno elaborato una risposta a cui io probabilmente non avrei pensato.
Semplice. Incerta. Vera.
“Chi trova un amico…ci gioca insieme?”
Ps: Buone vacanze!